Dl Covid, Chiavacci (Arci): "Cancellata una discriminazione incomprensibile”
La presidente nazionale di Arci: “Con il via libera definitivo alla somministrazione anche nei circoli ricreativi e culturali è stata finalmente cancellata una ingiusta discriminazione che ha fortemente penalizzato il mondo dell'associazionismo di promozione culturale e sociale”
"E' stata finalmente cancellata, dopo mesi di battaglie e di mobilitazione dei nostri circoli in tutta Italia, una incomprensibile e ingiusta discriminazione che ha fortemente penalizzato il mondo dell'associazionismo di promozione culturale e sociale, uno dei settori più colpiti, e dimenticati, dalla crisi legata alla pandemia". Così Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, sul via libera definitivo della Camera all'emendamento al decreto legge Covid per consentire la somministrazione di alimenti e bevande anche nei circoli ricreativi e culturali, con le norme applicate per le medesime attività agli esercizi privati.
"Il voto della Camera - prosegue Chiavacci - consentirà infatti ai circoli nelle zone bianche e gialle - ad oggi Sardegna, Lazio, Liguria, Calabria, Puglia, Sicilia e Valle d'Aosta - di poter riprendere alcune attività fondamentali. Si tratta di un primo passo atteso e importante ma, torniamo a ribadire, non risolutivo per superare una crisi senza precedenti per i circoli, con le sedi chiuse da mesi, le attività sospese, gli affitti e le utenze da pagare e ancora in attesa dei fondi previsti dal decreto Ristori bis, a cui si è aggiunta la fine della possibilità dell’accesso al credito del Fondo di garanzia”.
“Ci attendono ancora mesi difficili, con la possibilità di nuove strette delle misure anti Covid, già a partire dai prossimi giorni, per frenare la diffusione del virus sospinta dalle varianti. Un momento nel quale diventa ancora più importante 'aiutare chi aiuta'. Per questo - conclude Chiavacci - anche dopo questo importante risultato, torniamo a chiedere al Governo e al Parlamento misure adeguate per non lasciar morire migliaia di realtà associative in tutta Italia. Il prezzo da pagare per il paese, sociale ed economico, sarebbe davvero troppo alto".