Disagio psichico. La sofferenza di una madre e quella dei suoi figli
“Ti lascio la luce accesa”, dell’irlandese Helen Cullen (Editrice Nord), apre una finestra interessante sul percorso di un’intera famiglia alle prese con una “malattia"
Al di là di un finale a sorpresa e al tempo stesso prevedibile, “Ti lascio la luce accesa” (Editrice Nord), dell’irlandese Helen Cullen apre una finestra interessante sul disagio psichico e su quanto esso pesi all’interno di una famiglia, soprattutto quando a soffrirne è un genitore, nel caso specifico una madre. Quando li incontriamo per la prima volta nella Dublino di fine anni Settanta, Muragh e Moeve sono giovani, belli e pieni di speranza. Intuiscono subito di avere bisogno l’uno dell’altra e la “tenebrosa” Moeve si illude che la stabilità di Muragh l’aiuterà a tenere a freno i fantasmi che le si agitano dentro. Anni dopo, sulla selvaggia isola di Inis Óg dove la coppia ha messo su famiglia, Moeve comprenderà quanto sia impossibile sfuggire a se stessi e, dopo una lunga resistenza alla malattia, deciderà di compiere il gesto estremo. È con questo atto dirompente che si apre il romanzo. Le pagine successive, fino alla catarsi finale, sono tutte dedicate a ricostruire il prima e il dopo, cioè il percorso di un’intera famiglia alle prese con una “malattia” che l’autrice non si preoccupa di affiancare a una diagnosi. E forse è proprio la mancanza di quella diagnosi a rendere l’intera situazione più fluida e quasi “normale”, senza per questo esimere i protagonisti dal dolore di fare i conti con un disagio senza nome proprio.
(La recensione è tratta dal numero di giugno di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Antonella Patete