"Dillo con una canzone": i giovani dell’istituto penale Malaspina si raccontano attraverso la musica
Il progetto dell’associazione Rock10elode ritorna per offrire ai minori detenuti di Palermo la possibilità di esprimersi. A fare da “guide” in questo percorso sono i musicisti Giuseppe “Jaka” Giacalone e Claudio Terzo dei Tre Terzi
Riuscire ad esprimere se stessi con tutta la forza narrativa della musica. E' l'obiettivo del progetto "Dillo con una canzone" all'istituto penale minorile Malaspina di Palermo. E' finanziato dalla Fondazione Alta Mane e promosso dall’associazione Rock10elode. Al termine del progetto i ragazzi avranno scritto un brano tutto loro, sulla scia di Fiori dal nulla (il cui video è disponibile all’indirizzo
) risultato del progetto avviato lo scorso anno con “Musica in libertà”.A fare da “guide” in questo percorso sono i musicisti Giuseppe “Jaka” Giacalone e Claudio Terzo dei Tre Terzi. Gli incontri sono partiti giovedì 7 ottobre e si svolgeranno a cadenza settimanale fino al mese di febbraio 2022.
La formula adottata è quella dello “spazio aperto” durante il quale gli 8 ragazzi potranno condividere testimonianze personali sugli argomenti trattati e scrivere testi sulle composizioni fornite dai musicisti. Gli artisti saranno affiancati dalla psicologa Ornella Longo oltre che dagli operatori dell’Istituto Penale, ed in particolare dai funzionari dell'area pedagogica Annalisa Arcoleo e Dario Caggia.
"È importante sostenere e promuovere progetti che stimolino i ragazzi alla creatività – dice Clara Pangaro, direttrice dell’istituto – e alla costruzione condivisa. Ricordiamo che nella musica e nelle canzoni i giovani ritrovano un linguaggio universale, in cui si riconoscono e attraverso cui possono esprimere e dare voce alle loro inquietudini, ai loro stati d’animo, alle esperienze ed emozioni. Attraverso le canzoni i giovani riescono a comunicare aspetti del loro mondo interiore che con altri canali risultano difficilmente accessibili, e le canzoni diventano un mezzo per dare corpo ai desideri, alle speranze e alle aspirazioni. Il progetto, pertanto, vuole costituire un’opportunità per immergersi in un mondo di suoni e parole e sperimentare una dimensione in cui potersi raccontare e magari trovare il proprio 'ritmo' per dare un nuovo impulso alla loro vita. Sappiamo che i giovani, suddivisi in due gruppi, di età compresa dai 16 ai 22 anni, sono davvero un fiume in piena. L'idea è quella soprattutto di creare una comunità che lavori in piena sinergia insieme. Sono fiduciosa che riusciremo a costruire con loro qualcosa di bello".
"Nel percorso di riabilitazione è a nostro avviso importantissimo stimolare verso il bello – spiega Gianni Zichichi, presidente dell’associazione Rock10elode e ideatore del progetto –. Questi ragazzi hanno una sensibilità creativa che, una volta incanalata, può offrire loro la possibilità di esprimere in maniera semplice, libera e gioiosa, attitudini artistiche e comunicative".
Secondo la direttrice Clara Pangaro occorre ancora di più, oggi, in sinergia con tutte le realtà sociali competenti, offrire a questi giovani dei percorsi di formazione e di offerte lavorative per un dopo reclusione che possa essere la vera svolta di una vita diversa. "Per produrre il cambiamento occorre che si avvii una attività di rete ampia per il processo di responsabilizzazione della persona. Un lavoro capillare va fatto sui valori e sulle azioni. Naturalmente un impegno forte è pure quello che si deve portare avanti con le famiglie di appartenenza dove il giovane ritornerà a vivere. Tutto questo non è facile perché spesso siamo davanti a contesti sociali multiproblematici in cui anche le famiglie devono essere prese in carico dai servizi sociali per contribuire ai percorsi di crescita e di cambiamento del giovane. Tutto ciò è importantissimo perché siamo un ponte tra il giovane e la famiglia. E' necessario, quindi, che la società conosca il giovane non solo come autore di reato ma come ragazzo che, a partire dal percorso che ha fatto, può, se adeguatamente valorizzato, realizzare tante cose belle. Con i ragazzi facciamo dei patti educativi che a poco a poco con la collaborazione di tanti operatori raggiungono buoni risultati. Siamo in un continuo cantiere aperto in cui l'istituito carcerario, deve, attraverso le sue diverse iniziative, diventare sempre di più una realtà aperta a tutti".
Serena Termini