Dalla Basilicata un aiuto agli artigiani di Betlemme nel segno di san Giuseppe
La cooperativa sociale Qum ha creato un "ponte" con una fabbrica locale: è possibile ordinare piccole statue dello sposo di Maria in modo da assicurare un mese di stipendio a 15 artigiani cristiani e musulmani
Un sostegno per gli artigiani nella città natale dell’artigiano per eccellenza, san Giuseppe, e nell’anno a lui dedicato. Lo ha promosso la cooperativa sociale Qum, composta da otto soci e braccio operativo della Caritas di Tursi-Lagonegro, sviluppando l’idea di un sacerdote siciliano, don Piero Sortino: lanciare una campagna per acquistare piccole statue del santo patriarca, ralizzate da artigiani di Betlemme, in modo da offrire loro la possibilità di lavorare dopo uno stop forzato di quasi un anno, a causa della pandemia. E, per far ciò, è stata individuata una piccola fabbrica della città che impegna cristiani e musulmani. Nello scorso Natale, la cooperativa aveva aiutato alcuni piccoli negozi di Terra Santa acquistando e facendo inviare a chi lo richiedeva souvenir fatti con legno d’ulivo. Adesso, il nuovo progetto, nel nome di san Giuseppe: “Il Papa aveva recentemente lanciato l’anno dedicato allo sposo di Maria – racconta don Sortino -. Così mi è venuto spontaneo dedicare quest’iniziativa a lui, il più illustre cittadino di Betlemme, dopo Re Davide, e patrono del lavoro e della provvidenza. In più, abbiamo voluto farlo con un fine sociale: aiutare coloro che oggi svolgono quello che fu il suo mestiere, cioè gli artigiani che lavorano il legno, che oggi si trovano in difficoltà per via della pandemia”.
Il progetto della cooperativa sociale Qum. Al primo contatto con la fabbrica di Betlemme è seguita una risposta fatta di lacrime di gioia. “Ci hanno risposto quasi con le lacrime agli occhi perché quegli artigiani non lavorano né percepiscono stipendi da quasi un anno – riferisce il sacerdote -. Oggi stanno lavorando per noi dieci artigiani”. La coop ha già commissionato loro oltre trecento pezzi di statuette di san Giuseppe. L’obiettivo è raggiungerne cinquecento. “I responsabili della fabbrica ci hanno detto che, se riusciamo a commissionarli, quindici artigiani verranno pagati per un mese. Così avranno almeno un mese di stipendio pieno. Ci stiamo ponendo questo obiettivo in praparazione della festa di san Giuseppe, il 19 marzo. Però, è un progetto che vogliamo far durare tutto l’anno, perché vorremo aiutare questi lavoratori per il maggior tempo possibile”. Il sistema è il seguente: gli ordini da tutta Italia confluicono nella cooperativa sociale che commissiona alla fabbrica di Betlemme un determinato numero di ordini. Una volta ricevute le statue, la stessa coop si occupa anche del loro confezionamento. Saranno confezionate una per una e saranno spedite a tutti gli indirizzi indicati da chi avrà fatto l’ordine e inviato un contributo. “Non abbiamo parlato di costi, ma di contributo di solidarietà per queste famiglie di artigiani – spiega il sacerdote -. Stiamo creando così un legame spirituale, un gemellaggio, con la città di Betlemme”.
Il “grazie” del patriarca latino di Gerusalemme. L’iniziativa ha ricevuto l’endorsement del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, che ha registrato un video di ringraziamento alla diocesi di Tursi-Lagonegro, al suo vescovo, mons. Vincenzo Orofino, e alla cooperativa Qum. “Con questa iniziativa, vi mantenete legati alla nostra diocesi, alla poverissima area di Betlemme – dice -. So bene che ci sono problemi ovunque. Immagino anche nella realtà di Tursi. Ma, nonostante ciò, avete voluto pensare a noi. Di questo vi ringaziamo. Da qui tutto quello che possiamo fare, anzitutto pregare dal Santo Sepolcro per voi, lo faremo con tutto il cuore”.