“Crescere senza distanza”: la “lezione” della scuola in ospedale e dei bambini fragili

Presentato il report finale del progetto, promosso da Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione e ‘Con i Bambini’ e realizzato da Fondazione Zancan. Dall'ascolto dei bambini e dei ragazzi con malattie croniche al “gps” per una didattica a distanza personalizzata ed efficace per tutti. Prezioso il contributo degli insegnanti di sostegno, “esperti nel ridurre distanze e diseguaglianze”

“Crescere senza distanza”: la “lezione” della scuola in ospedale e dei bambini fragili

La didattica a distanza si può imparare dai bambini più fragili: quelli che, a causa di malattie croniche e gravi patologie, sono costretti a seguire le lezioni da casa, o in ospedale. Sono loro, insieme agli insegnanti, ai medici, ai genitori e a tutti coloro che hanno maturato un'esperienza in questo campo, che arriva un vero e proprio “protocollo”: o meglio, un “gps per orientare tutti verso una didattica a distanza personalizzata ed efficace”, come ha detto Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Emanuela Zancan, intervenendo questa mattina alla presentazione, presso il ministero della Salute e in diretta Facebook, del report finale del progetto “Crescere senza distanza”, promosso da ministero della Salute, ministero dell’Istruzione e ‘Con i Bambini’ e realizzato da ‘Fondazione Zancan’.

“Crescere senza distanza”: obiettivi e strumenti

Obiettivo dell'iniziativa è proprio il contrasto della povertà educativa nel settore dell’apprendimento a distanza, che parte dall’esperienza di bambine e bambini ospedalizzati a causa di gravi malattie, per arrivare alla realizzazione di un protocollo “collaudato” in scuole di diverso ordine e grado nel Nord, nel Centro e nel Sud del nostro Paese, da mettere a disposizione di tutti nell’ottica di una riflessione sulla didattica a distanza in questo periodo di emergenza sanitaria. Gli intervistati - insegnanti della scuola in ospedale, genitori e sanitari, oltre agli stessi bambini e ragazzi - hanno dato indicazioni su come gestire “l’apprendimento durante il distanziamento” e su come gestire la “classe rovesciata” (da uno al piccolo gruppo, a tutti). I loro contributi sono stati utilizzati per costruire raccomandazioni a disposizione del mondo della scuola, delle famiglie e di quanti operano nei progetti di lotta alla povertà educativa.

Le indicazioni raccolte sono state “messe alla prova” in undici scuole distribuite tra Nord, Centro e Sud Italia, con uno “stress test”, grazie alla collaborazione di insegnanti e studenti che, nell’ultima fase dello scorso anno scolastico, hanno provato ad utilizzarle. I risultati sono ora raccolti e tradotti in raccomandazioni per facilitare l’apprendimento a distanza, utilizzabili su più vasta scala per ridurre le distanze.

È stato uno studio di fattibilità per una didattica più inclusiva, mirata al contrasto della dispersione educativa, con specifico riferimento all’apprendimento a distanza. Le bambine e i bambini ospedalizzati hanno messo a disposizione le proprie esperienze, raccontando come abbiano raggiunto traguardi non scontati: le sfide che hanno affrontato con impegno e coraggio si sono rivelate utili per tutti.

A distanza, ma personalizzata: la scuola vicina da lontano

Per quanto riguarda la scuola in ospedale, i ragazzi e le ragazze intervistati hanno dichiarato che l’insegnamento personalizzato è più proficuo sul piano dell’apprendimento, perché favorisce l’attenzione e il confronto con l’insegnante. Per quanto riguarda gli alunni della scuola primaria coinvolti “nello stress test”, il 62% ha dichiarato di apprezzare la didattica a distanza e il 91% di avere appreso cose nuove. Anche se molti di loro hanno sentito la mancanza dei propri compagni di classe (44%). Valori simili per la scuola secondaria di primo grado: qui l’86% degli intervistati dichiara di avere imparato cose nuove. Tra gli studente delle secondarie, al 57% degli intervistati è piaciuta la didattica a distanza e il 71% ha dichiarato di avere imparato cose nuove.

Tra i suggerimenti per migliorare la didattica a distanza, oltre alla necessità di avere libri digitali per chi non li ha, migliori connessioni, pc e tablet, le raccomandazioni si sono concentrate sulle soluzioni didattiche. Se non sono personalizzate, tarate sulle diverse difficoltà e capacità di ogni studente, se non sono capaci di valorizzare il lavoro personale e in piccoli gruppi si manifesta il rischio dell’aumento del distanziamento dalle pari opportunità e dal diritto costituzionale all’istruzione. Per evitarlo, si consiglia di bilanciare le videolezioni con esercitazioni, imparare concretamente, verificare in tempo reale le difficoltà di apprendimento e i traguardi raggiunti. Per facilitare il confronto in remoto è importante realizzare lezioni modulate (contenuti, esempi, utilità pratica, testimonianze…). In particolare le forme di valutazione devono essere concepite quali palestre quotidiane dove i traguardi vengono dimensionati sulle potenzialità di ogni ragazzo, come nello sport.

Il valore dell'esperienza dei più fragili

“È incoraggiante che un contributo arrivi da chi è più in difficoltà e maggiormente penalizzato dal punta di vista della salute – ha detto la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, introducendo i lavori - Un contributo che migliora non solo il proprio stato ma anche quello di chi si trova in una condizione migliore. Questa è la prova che quando si migliora la vita di chi è in svantaggio si producono benefici per tutta la comunità. La scuola in ospedale – ha aggiunto - restituisce una dimensione di normalità che aiuta ad affrontare meglio la malattia. Lottare contro le disuguaglianze nell’accesso alla scuola significa ‘avvicinare tutti’, insegnanti, ragazzi e genitori”, ha concluso.

"Da questo progetto è emerso chiaramente – ha dichiarato la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani - ciò che abbiamo riscontrato con tutta evidenza nel periodo del lockdown dovuto all'emergenza sanitaria in corso: la scuola è non solo istruzione, ma soprattutto relazione e socialità. Tutte le esperienze di didattica a distanza non possono non tenere conto di questo – ha affermato - Nostro dovere è impegnarci affinché, soprattutto in contesti di fragilità o svantaggio, siano garantite, insieme all'accesso all'istruzione, anche le condizioni per crescere bene e insieme, nonostante il distanziamento. Siamo impegnati, come dimostra anche questa collaborazione, a colmare le diseguaglianze e costruire una società realmente inclusiva. Da anni il nostro sistema di istruzione porta avanti esperienze preziose di scuola in ospedale e di istruzione domiciliare. Questo progetto – ha detto ancora Ascani - ha messo a disposizione di tutti noi un prezioso patrimonio informativo che potremo utilizzare nell'ottica di un miglioramento del sistema, per garantire a ogni bambino e ragazzo la migliore formazione possibile”. In questo senso, “un contributo particolarmente prezioso è quella che hanno offerto gli insegnanti di sostegno, da sempre impegnati nel ridurre le diseguaglianze, senza annullare le diversità”.

A sintetizzare i risultati contenuti nel report e le modalità di svolgimento del progetto, è intervenuto Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Emanuela Zancan, che ha sottolineato anche l'importanza della sinergia e “dello sforzo congiunto di soggetti pubblici e privati impegnati nella lotta alla povertà educativa. Lo studio di fattibilità – ha detto – offre a ragazzi, insegnanti e genitori percorsi per valorizzare le diverse capacità. Sono potenzialità a disposizione durante la pandemia e speriamo anche dopo, per innovare i sistemi di educazione e istruzione”.

Sull'importanza di ascoltare le fragilità e partire da queste per innovare metodi e sistemi si è soffermato Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini: “L’apprendimento a distanza offre un contributo importante all’innovazione didattica, ma non può sostituire la relazione educativa in presenza – ha chiarito - E’ una modalità che assicura, alle alunne e agli alunni di qualsiasi età, ricoverati in strutture ospedaliere, il diritto a conoscere e ad apprendere in ospedale, nonostante la malattia. Consente la continuità degli studi e permette ai ragazzi e alle famiglie di continuare a sognare e ad investire sul proprio futuro. Questa fase di emergenza è un ‘durante’ a cui nessuno era preparato – ha concluso - in cui le disuguaglianze educative sono accentuate e interessano anche la didattica a distanza, comunque indispensabile nella fase emergenziale”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)