Corridoi per studenti rifugiati, un "manifesto" per rafforzarli in Ue

Il 5% di chi scappa da guerra e persecuzioni può accedere all’istruzione superiore, nel 2019 era solo l'1%. A confronto i responsabili dei programmi di vie legali di ingresso per studenti, come l'Unicore di Caritas Italiana o il Daad Leadership tedesco per la Siria e l'Africa. Appello al Parlamento europeo: tre azioni per sostenere in maniera stabile i corridoi universitari

Corridoi per studenti rifugiati, un "manifesto" per rafforzarli in Ue

Due giorni di confronto tra i responsabili dei programmi di vie legali di ingresso per studenti rifugiati provenienti da tutto il mondo e un Manifesto che vuole "rafforzare e espandere in tutta Europa corridoi umanitari dedicati a giovani studenti rifugiati in Europa". Ad ospitare l'iniziativa l’Università di Bologna. Il progetto è stato lanciato da Caritas Italiana, Icmc (International Catholic Migration Commission) Consorzio Communitas, il network Share e l’Università di Bologna, in collaborazione con Wusc, Global Task Force on Third Country Education Pathways e Unhcr. Il “Manifesto on expanding refugee tertiary education pathways in Europe” è stato presentato, oggi 15 marzo, durante la Conferenza internazionale Share Network “The Universities as sposors”.
Il progetto nasce sull’esperienza di programmi di successo come, appunto, l'Unicore di Caritas Italiana, ma anche il Daad Leadership tedesco per la Siria e l'Africa e lo Student Refugee Program gestito in Canada dal Wusc. "Oggi solo il 5% delle persone che scappano da guerre e persecuzioni può accedere all’istruzione superiore (nel 2019 era solo 1%) - sottolineano i promotori -, a dimostrazione che i programmi di accoglienza studentesca come Unicore di Caritas Italiana stanno funzionando".
"Unicore è un progetto in continua crescita e quest’anno sono 31 le università italiane aderenti insieme alle Caritas diocesane che supportano l’integrazione degli studenti rifugiati.  – racconta Daniele Albanese di Caritas Italiana - Le vie legali di ingresso per rifugiati per motivi di studio si stanno ampliando in diversi Paesi europei. L’obiettivo, anche grazie al Manifesto presentato oggi, è quello di diffondere a livello europeo questi programmi di integrazione di qualità, per costruire un futuro di pace nel nostro Continente"

"Come Regione Emilia Romagna abbiamo lavorato alla costruzione di una rete tra università, istituzione e organizzazioni della società civile per accogliere e rispondere ai differenti bisogni degli studenti rifugiati. - ha spiegato Elly Schlein, vice presidente dell'Emilia Romagna -Tra i tanti progetti attivati c’è Unicore di Caritas Italiana con cui la scorsa estate abbiamo accolto circa 50 studenti eritrei provenienti dall’Etiopia. L’istruzione è la chiave per ridurre le disuguaglianze, rafforzare l’inclusione e costruire un futuro migliore e con più opportunità per tutti". "L’Università di Bologna -  ha aggiunto  il Rettore prof.  Giovanni Molari  - crede in queste forme di cooperazione multilivello, come è il Manifesto che viene presentato oggi, tra diversi attori e ribadisce l’importanza di forme di cooperazione internazionale che consentano il sostegno degli studenti rifugiati".
Come spiegato nel Manifesto, situazioni come quelle dell’Ucraina, del Corno d'Africa, dello Yemen, del Myanmar, della Siria o dell’Afghanistan, paese dove l'istruzione superiore per le donne è preclusa, fanno capire che "è necessario mettere in campo un’azione globale, efficace e duratura, nel rispetto dei valori europei". "Il rafforzamento dei corridoi universitari - sottolineano i promotori - è un vantaggio anche per chi accoglie, con la possibilità di arricchire tutto il mondo accademico grazie alle esperienze e alle capacità nuove portate da questi studenti".

Da qui l'appello al Parlamento europeo perché sostenga in maniera stabile i corridoi umanitari per studenti con tre azioni concrete. "Il primo è quello di investire nel personale che seleziona le domande di accesso ai corridoi per studenti. Il secondo è creare fondi per le borse di studio con il sostegno anche del settore privato. Infine, il coinvolgimento delle comunità locali nel sostenere l’integrazione degli studenti, in particolare nel momento in cui questi devono uscire dalle università ed entrare nel mondo del lavoro".
Quella di Bologna è solo la prima di una serie di iniziative che porteranno il Manifesto in tutta Europa. Le organizzazioni e le singole persone possono sostenerlo visitando il sito dedicato e firmando il documento.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)