Corpi civili di pace, nato il primo Coordinamento spontaneo di giovani
Si chiama “Coordinamento d’Azione dei Corpi Civili di Pace” e ha lo scopo di creare “una rete tra gli ex operatori volontari che hanno partecipato al progetto sperimentale dei Corpi civili di pace sul campo e rappresentanti di enti che hanno accompagnato l'esperienza”. I coordinamenti sono stati istituiti in via sperimentale dalla Legge di Stabilità 2013. Si prevedeva di avviarne 500 in tre anni
È nato ufficialmente lo scorso 4 maggio il primo Coordinamento spontaneo che associa i giovani che sono stati impegnati nei Corpi Civili di Pace (CCP). “A dicembre, contro tutte le paure dettate dal momento storico che abbiamo vissuto come società nel 2020, insieme ad un gruppo di ex CCP abbiamo deciso di unirci e abbiamo costituito l’associazione di promozione sociale ‘Azione Comune di Pace’ (www.azionecomunedipace.org), che ha l’obiettivo di sensibilizzare la società civile al tema dei conflitti sociali (visibili e marginali), alla cultura di pace, alla nonviolenza e alla promozione dei diritti umani, specialmente grazie allo strumento dell’educazione informale”, ci dice la presidente dell’associazione, Gloria Volpe.
Su spinta di questa prima realtà è nato ora il Coordinamento spontaneo volontario denominato “Coordinamento d’Azione dei Corpi Civili di Pace”, con lo scopo di creare “una rete organizzata tra gli ex operatori/trici volontari/ie che hanno partecipato al progetto sperimentale dei Corpi Civili di Pace sul campo e rappresentanti di enti che hanno accompagnato l'esperienza dall’Italia”, ci dice ancora Volpe.
I CCP sono stati istituiti in via sperimentale dall’art. 1, comma 253, della Legge di Stabilità di fine 2013. La sperimentazione prevedeva di avviarne complessivamente 500 in tre anni, per un impegno totale di 9 milioni di euro. Obiettivo della proposta sostenuta dall’allora onorevole di Sinistra Italiana, Giulio Marcon, era quello di “promuovere in modo imparziale la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, con particolare riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona e all’educazione alla pace fra i popoli, al monitoraggio del rispetto dei diritti umani, al sostegno della popolazione civile”. Dopo 8 anni ammonta ancora a poco più dei 2/3 il contingente complessivo di giovani avviati come CCP all’estero e in Italia, con gli ultimi volontari che hanno completato i loro progetti la scorsa estate tra non poche difficoltà legate alla pandemia mondiale. Il prossimo bando di progettazione, propedeutico all’avvio di un centinaio di nuovi CCP, dovrebbe uscire questa estate, secondo quanto sarebbe stato discusso nell’ultima Consulta nazionale del 28 aprile scorso.
“Il desiderio che ci ha spinto ad associarci – prosegue Volpe , che è stata in servizio in Ecuador nel 2017 con Cesc Project – è dare continuità e valore all'esperienza che ciascuno di noi ha vissuto, apportando il nostro contributo come società civile alla costruzione di un progetto di interventi di pace in Italia e all'estero confrontato e condiviso tra istituzioni, società civile organizzata e cittadini attivi”.
Il documento costitutivo del Coordinamento, frutto di un percorso di incontri, dialogo e confronto durato vari mesi tra una ventina di giovani ex CCP, stabilisce tra le sue finalità anche quelle di “rappresentare presso le istituzioni l’esperienza e promuovere il riconoscimento pubblico del ruolo e del lavoro del Corpo Civile di Pace”, “diffondere la definizione di Corpo Civile di Pace sviluppata sulla base delle riflessioni e dell’esperienza maturate sul campo”, “dare visibilità alle azioni dei Corpi Civili di Pace”, “promuovere l’affermazione della figura professionale del Corpo Civile di Pace, come un profilo esperto in mediazione e trasformazione di conflitti socio-politico-ambientali e di comunicazione nonviolenta” e “fornire supporto ad enti ed istituzioni coinvolti nell’esperienza dei Corpi Civili di Pace, assolvendo a funzioni di monitoraggio, formazione e consulenza”.
“L'obiettivo generale – conclude Volpe - è farci portavoce verso la società civile e le istituzioni di una nuova strategia di gestione dei conflitti sociali, politici e ambientali e accompagnare e sostenere le istituzioni, gli enti impegnati nei progetti e i giovani che saranno coinvolti in questa fase sperimentale non ancora conclusa, unendo le nostre energie”. (FSp)