Cooperazione. A Solidaria si parla di futuro: “In crisi, ma non resti ai margini”

Le difficoltà nel raccontarsi e nel coinvolgere i giovani al centro del confronto tenutosi ieri a Padova durante il Festival dedicato alla solidarietà. Borsotto (Focsiv): “Cooperazione percepita come un lusso. Se non troviamo le parole per controbattere non andiamo da nessuna parte”

Cooperazione. A Solidaria si parla di futuro: “In crisi, ma non resti ai margini”

“La cooperazione sta vivendo una fortissima crisi di legittimazione. Una crisi profondissima e la pandemia non ci ha aiutato. Siamo cascati in questo terribile tranello di chi vuole mettere gli ultimi contro i penultimi e allora è bastato dire prima gli italiani per gettare discredito sul nostro mondo. Evidentemente stiamo sbagliando qualcosa anche noi”. Così Ivana Borsotto, presidente Focsiv, nel suo intervento ieri a Padova nel corso dell’incontro “Revolution? Coltivare relazioni globali”, uno degli incontri del fitto cartellone del Festival Solidaria 2021. Un evento a cura del Tavolo pace, diritti umani e cooperazione internazionale del Comune di Padova che ha voluto riflettere sulle possibili evoluzioni della cooperazione internazionale ai tempi del Covid-19. Tra gli ospiti anche Francesca Benciolini, assessora alla Pace, Diritti Umani e Cooperazione Internazionale Comune di Padova; Emanuele Alecci, presidente del Csv di Padova e Rovigo e Raffaele Crocco, giornalista Rai, direttore dell’Atlante delle guerre e di Unimondo.  “La cooperazione internazionale nella nostra città è radicata, feconda e capace di generare - ha esordito Benciolini -. Sono quasi 80 le associazioni del registro del nostro comune che appartengono a quest’area. Una realtà che sosteniamo con l’obiettivo che Padova sia sempre più connessa con il resto del mondo”. E un ruolo di primo piano in questa “connessione” è giocato proprio dalla cooperazione, ha ricordato Crocco. “Costruire un mondo migliore altrove significa costruire un mondo migliore qui, adesso. Anche per noi - ha spiegato Crocco -. La cooperazione è il segno della voglia di democrazia dei territori. Che si concretizza in questi progetti che non guardano solo al giardino di casa ma guardano molto più in là. La cooperazione è anche la capacità di essere rete, essere insieme a costruire dei progetti. Oggi è davvero difficile, forse perché abbiamo perso il senso e la voglia di fare qualcosa altrove".  Sulle difficoltà che sta vivendo oggi il mondo della cooperazione è intervenuta Borsotto. “Spesso la cooperazione viene percepita come un costo e come un lusso - ha aggiunto -. Se non troviamo le parole giuste per controbattere a queste posizioni non andiamo da nessuna parte. La prima grande sfida che vedo nel nostro mondo è quella di raccontare e rendere ascoltabile la bontà della cooperazione. Dobbiamo essere capaci di testimoniare le cose che accadono ai nostri progetti, dobbiamo essere capaci di testimoniare la speranza e la generosità che vediamo nelle comunità in cui operiamo. L’Europa ha bisogno di questo. Siamo in un momento storico in cui la cifra di questo tempo è la paura. Il futuro fa paura e la cooperazione è un antidoto a questa paura”. Uno dei temi sollevati dai relatori è quello del coinvolgimento dei giovani e del ricambio generazionale nelle organizzazioni. “L’impressione che abbiamo è che il nostro mondo riscuota l’attenzione dei giovani in modo consistente - ha detto Borsotto -. Gli organismi dicono di intercettare tantissimi giovani però poi non si fermano, perché passano da un’esperienza all’altra”. Per Crocco, “i giovani forse hanno ragione quando dicono che noi non gli diamo spazio - ha aggiunto -. I giovani oggi sono mondialisti, internazionalisti, europei di default dalla nascita. Forse dovremmo lasciare spazio a loro e forse loro hanno davvero gli strumenti per far capire a tutti noi cos’è la cooperazione. La domanda è: riusciamo lasciare spazio ai giovani? Dobbiamo cambiare, lasciare spazi e creare opportunità. Non è solo un problema di linguaggio, ma anche di spazi che dobbiamo lasciare loro”. Per Alecci, “la comunità politica o istituzionale un po’ si è dimenticata della cooperazione internazionale, anche in termini economici - ha sottolineato -. Oggi i fondi per la cooperazione internazionale non sono dignitosi per un paese come il nostro. Qual è il tema? Che probabilmente dobbiamo aiutare questo nostro Stato a fare un salto di qualità e anche a concepire il rapporto con il terzo settore, i corpi intermedi, il mondo della cooperazione internazionale e il volontariato mettendosi attorno ad un tavolo. L’idea di volontariato, di cooperazione e di uno sviluppo equo non può rimanere ai margini. Il futuro da costruire ci pone fortemente da protagonisti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)