Conferenza sulle droghe. Fict: "Manca un tavolo dedicato al sistema dei servizi”
Così, in una nota, il presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche Luciano Squillaci a pochi giorni dall’evento di Genova. “Abbiamo chiesto al ministro Dadone di inserire un tavolo tra servizi del pubblico e del privato accreditato, ma è stata data una risposta negativa. Un’altra occasione persa”
La conferenza sulle droghe e sulle dipendenze si farà, dopo ben 12 anni, ma al suo interno non ci saranno tavoli tra i i rappresentati dei servizi del pubblico e del privato accreditato. Così, a pochi giorni dall’inizio della Conferenza nazionale di Genova, un piccolo colpo di scena torna a animare il dibattito attorno ad un appuntamento tanto atteso. “Il mondo dei servizi è senza dubbio un mondo complesso, dove sono presenti esperienze e sensibilità a volte anche molto distanti tra loro - spiega Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche -. Credo sia davvero complicato, con le modalità organizzative scelte e senza che sia previsto a Genova un vero momento di confronto tra gli attori del sistema dei servizi, costruire percorsi condivisi che possano sintetizzare le diverse posizioni”. Eppure il tavolo è stato richiesto ufficialmente al ministro Dadone, spiega Squillaci, che però ha rifiutato. “Abbiamo chiesto al ministro Fabiana Dadone, insieme alle altre reti nazionali, che fosse inserita nel programma della Conferenza almeno una tavola rotonda di un paio d’ore tra i rappresentati dei servizi del pubblico e del privato accreditato - aggiunge Squillaci -, ma alla nostra domanda è stata data una risposta negativa, garbata ma decisa. Ne prendiamo atto, ma non possiamo non esprimere il nostro disappunto”. L’annuncio di una nuova Conferenza a Genova, dopo l’ultima tenutasi a Trieste, ha riaperto il dibattito su un tema spigoloso a tal punto da non veder assegnata la delega da Palazzo Chigi per diversi anni. Ora questo nuovo intoppo rischia di creare fratture già prima dell’inizio dell’evento. “Quando questa Conferenza è stata annunciata - spiega Squillaci -, abbiamo quindi accolto con grande soddisfazione la convocazione da parte del Ministro On. Fabiana Dadone, giunta anche in risposta alle nostre sollecitazioni e abbiamo partecipato, portando il nostro contributo, ai lavori preparatori. Sentiamo però la necessità, con il dovuto rispetto per il lavoro svolto, di esprimere la nostra posizione critica su alcune questioni di contenuto e soprattutto sulla mancata previsione di almeno un momento di confronto a Genova, elementi che incidono fortemente, a nostro avviso, sulla possibilità della Conferenza di essere sintesi e rilancio del tema dipendenze. Per questo, insieme a tutti i Centri della Federazione a Roma la scorsa settimana abbiamo definito un documento che intendiamo chiedere venga allegato agli atti della Conferenza. Se non possiamo parlare, perlomeno consentiteci di scrivere”. Con i suoi 600 servizi, la Fict “afferma il valore irrinunciabile della dignità di ogni uomo e delle risorse di cui è portatore. Il modello di intervento che propone si fonda sulla centralità della persona e si pone l’obiettivo del recupero della massima autonomia ed indipendenza possibile. Per tale motivo - spiega Squillaci - riteniamo imprescindibile un sistema di intervento fondato sulla presa in carico territoriale, che consenta l’integrazione, con pari dignità, di tutti gli attori, finalizzato alla realizzazione del progetto individuale sociale, terapeutico ed educativo”. Per Squillaci, però, dai documenti di sintesi “non emerge chiara questa posizione, rischiando di riproporre un modello prestazionale cronicizzante, teso a spacchettare l’intervento con una mera suddivisione di compiti, senza una reale integrazione tra gli attori del sistema né tantomeno la necessaria pari dignità. Un sistema di intervento che pone al centro dell’azione sociale e sanitaria i percorsi di riduzione del danno e di limitazione del rischio fini a sé stessi, senza che siano, come proviamo a fare quotidianamente nella prassi dei nostri servizi, anche opportunità per l’avvio di processi di cambiamento all’interno di percorsi terapeutici dei servizi pubblici o del privato accreditato. Rifiutiamo, inoltre, qualunque approccio che voglia riaffermare la normalizzazione nell’uso di sostanze e crediamo fermamente nei processi educativi capaci di proporre stili di vita sani e liberi dalla droga”. Temi che “avremmo avuto piacere di confrontare con gli altri attori del sistema - conclude Squillaci -, anche con coloro che hanno visioni differenti dalla nostra, al fine di integrare in rispettivi pensieri e saperi sperimentando modelli capaci di rispondere concretamente ai bisogni delle persone con problemi di dipendenza. Purtroppo però tutto questo a Genova non sarà possibile, e sarà un’altra occasione persa”.