Carceri. Nuovo suicidio, il 55esimo dall’inizio dell’anno. “Politica e governo senza vergogna”
Un detenuto si è tolto la vita a Terni procurandosi gravi ferite con una lametta. Di Giacomo (Sindacato polizia penitenziaria): “lo sciopero della fame che ho iniziato la scorsa settimana è ormai l’ultima possibilità per riaccendere l’attenzione sul fenomeno dei suicidi, la spia estrema del profondo malessere che vive la popolazione carceraria”
“Il detenuto marocchino che si è suicidato procurandosi gravi ferite con una lametta nel carcere di Terni è la 55esima vittima della ‘strage’ nelle carceri italiane, il 22esimo detenuto extracomunitario che dall’inizio dell’anno si toglie la vita. Un’altra terribile faccia della medaglia dei suicidi: per i detenuti extracomunitari – circa 12 mila - l’assenza di mediatori culturali e psicologi è ancora più pesante”. A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che aggiunge: “lo sciopero della fame che ho iniziato la scorsa settimana insieme al tour tra le carceri italiane, tra cui quelle in Umbria dove ci sono alcune centinaia di detenuti extracomunitari (tunisini e marocchini in maggioranza) è ormai l’ultima possibilità per riaccendere l’attenzione sul fenomeno dei suicidi, la spia estrema del profondo malessere che vive la popolazione carceraria. Si pensi solo che l’età media è notevolmente abbassata con un numero maggiore di giovani. Purtroppo, l’emozione provocata nell’opinione pubblica, grazie alla grande attenzione di giornali e media e della sensibilità dei giornalisti, che ringraziamo, non basta. Come non basta una circolare del Dap o una task force istituita dal ministero ad intercettare il grave disagio, soprattutto psicologico, diffuso in particolare tra detenuti tossicodipendenti e con problemi psichici trasferendo ogni responsabilità ai Provveditori e ai direttori di istituto”.
“Ringrazio quanti da giorni mi fanno pervenire messaggi di solidarietà e sostegno. Purtroppo, troppo facile – continua Di Giacomo – il classico ‘scarica barile’ delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. Così come è troppo facile, come fa il capo del Dap, invitare i provveditori a garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti. L’estate si conferma dunque stagione problematica da gestire nelle carceri, mentre l’unica Regione che ha attivato, sia pure solo di recente, un piano di prevenzione suicidi è la Regione Lombardia che ha provveduto in questi giorni ad un aggiornamento”.
“Come sostengono gli esperti, la pandemia se in generale ha accentuato situazioni di disagio mentale, apprensione ed ansia, ha avuto e continua ad avere ripercussioni ancora più gravi nelle carceri dove – aggiunge Di Giacomo – il personale di sostegno psicologico come quello sanitario in generale ha numeri ridotti e non riesce a far fronte all’assistenza ancor più necessaria negli ultimi due anni di Covid. Come sindacato è da tempo che abbiamo proposto l’istituzione di Sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità oltre all’assunzione straordinaria di mediatori culturali, laureati in lingue anche arabo. Come per il personale penitenziario che continua a dare prova di impegno civico e che ha già impedito alcune decine di suicidi. Questa strage silenziosa deve finire con misure e azioni concreti”.