Carcere, "durante la pandemia in aumento i fallimenti delle misure alternative"
All'Uepe di Milano registrato un maggior numero di revoche per “andamento negativo” dell'affidamento, per “commissione di altri reati” e per “irreperibilità” del detenuto. Hanno pesato l'inadeguatezza degli strumenti digitali e gli spazi di vita ridotti in cui vivono le persone seguite
La pandemia potrebbe aver influito anche sul buon esisto dell'applicazione delle pene alternative al carcere. L'Ufficio esecuzione penale esterna (Uepe) di Milano ha infatti registrato nel 2020 un incremento delle revoche degli affidamenti, ossia di casi in cui viene sospesa la concessione delle misure alternative. È quanto emerso durante la seduta della sottocommissione carceri del Consiglio comunale. Nel 2019 l'Uepe di Milano ha seguito 3647 affidamenti. Le revoche sono state pari al 2,1% per “andamento negativo” (per esempio quando il tossicodipendente smette si seguire un percorso di riabilitazione), mentre quelle per “commissione di altri reati” l'1,2% e per “evasione o irreperibilità” lo 0,36%. Nel 2020 si è registrato un aumento sia delle revoche per andamento negativo (3,9%), sia per “commissione di altri reati” (1,9%) sia per “evasione e irreperibilità” (0,8%).
“Non siamo in grado di dire con scientificità se e quanto la pandemia abbia causato un aumento di queste revoche -ha spiegato Agostina Maritini dell'Uepe di Milano-. Ma possiamo dire che sono tre le ragioni che potrebbero aver influenzato questo incremento. La prima è legata al fatto che non tutti i detenuti avevano gli strumenti digitali adatti per essere seguiti a distanza. Certo tutti hanno il telefonino, ma magari non la connessione a internet. La seconda riguarda gli spazi di vita. Spesso sono inadeguati e soprattutto il primo lockdown ha causato sofferenze e tensioni, visto che molti vivono in case piccole e sovraffollate. Terzo, la pandemia ha indotto queste persone a non chiedere aiuto, quasi che la situazione così particolare inducesse a non rivolgersi all'esterno nel momento in cui si viveva una situazione di difficoltà”. Un quadro che ricorda molto quanto vissuto da quegli studenti che la scuola “ha perso” con la didattica a distanza.