Braille, "via maestra per l'inclusione": il 21 febbraio la giornata nazionale
Barbuto (Uici): "Ancora oggi è l’unico strumento di apprendimento diretto e autonomo". Stilla (Cib): "Potenziare la formazione del corpo docente". Tra le iniziative un progetto per intitolare una strada a Louis Braille in ogni città capoluogo e i Lego in braille
Non commettere l’errore di considerare il Braille superato dalle nuove tecnologia, con le quali anzi si integra perfettamente: senza un’adeguata competenza da parte di operatori e insegnanti di sostegno, infatti, c’è il rischio per circa 5000-6000 alunni ciechi o ipovedenti gravi di rimanere indietro o esclusi. E’ l’appello lanciato dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che rappresenta le istanze di circa 2 milioni di cittadini ciechi assoluti e ipovedenti, e dal Club Italiano del Braille, per le celebrazioni della XIV Giornata nazionale del braille (21 febbraio). Per l'occasione è stato organizzato oggi “Braille: via maestra per l'inclusione e l’accesso alla cultura”, insieme al Club Italiano del Braille, evento online in cui "approfondire lo studio e l'insegnamento del Braille, insieme alle sue molteplici applicazioni pratiche - che vanno dalla musica alla matematica all’apprendimento delle lingue straniere – e la sua imprescindibilità nel percorso di inclusione sociale e autonomia culturale delle persone disabili visive".
“Il Braille è ancora oggi l’unico strumento di apprendimento diretto e autonomo per un disabile visivo, l’unico applicabile a qualsiasi disciplina del sapere, dalla musica alle lingue straniere, e come tale indispensabile per insegnare a migliaia di ciechi e dare loro istruzione, lavoro, cultura, cioè il diritto a essere cittadini tra i cittadini – sottolinea Mario Barbuto, presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Per questo va valorizzato e diffuso maggiormente tra gli insegnanti, le famiglie, il personale di assistenza e tutta la collettività". Un'esigenza ancor più urgente in questa fase di emergenza sanitaria in cui, "come ricorda l’Oms, i non vedenti sono i più esposti al rischio contagio perché usano il tatto per leggere e in generale per interagire con il mondo". Da qui l'invito di Uici a considerare "la necessità di una attenzione mirata sul piano di vaccinazione delle persone non vedenti, estesa anche ai loro assistenti e accompagnatori, perché non siano ulteriormente penalizzati nella loro fragilità”.
“E’ fondamentale aumentare la diffusione di questo prezioso alfabeto, a partire dal potenziamento della formazione che dovrebbe riguardare l’intero corpo docente per una didattica sempre più efficace e inclusiva, e da un’attività di sensibilizzazione culturale su questo argomento – sottolinea Nicola Stilla, presidente del Club Italiano Braille - Noi abbiamo in animo molte iniziative che stiamo portando avanti insieme ad Uici, tra cui un progetto che punta ad intitolare una strada a Louis Braille in ogni città capoluogo d’Italia, che abbiamo già ottenuto, tra le altre, a Milano, Cagliari, Pavia e che vorremmo estendere a tutto il territorio nazionale. Ma c’è ancora molta strada da fare anche sotto il profilo dell’informazione agli utenti, le scritte in Braille dovrebbero ad esempio essere apposte su un numero crescente di categorie merceologiche di prodotto, come è stato nel caso dei farmaci, e stiamo vedendo sui detersivi e il vino".
Musica, matematica e lingue: le testimonianze
Molte le testimonianze dirette previste: studenti, operatori, insegnanti, oltre agli interventi di istituzioni nazionali e locali, e personalità della cultura e della musica. Tra queste, un giovane flautista al primo anno di liceo musicale, che utilizza il metodo di studio della musica attraverso il Braille; l’esibizione del pianista non vedente Gianluca Casalino che esegue brani su spartiti in Braille, messi a confronto con quelli tradizionali, e la lettura “a 4 mani” tra lo scrittore Maurizio De Giovanni e la non vedente Flavia Tozzi di un brano tratto dal libro dello scrittore "Il concerto dei destini fragili".
Tra gli interventi poi quello della maestra della provincia di Terni, Paola Torcolini, che ha insegnato a un’intera classe l’uso del Braille perché non vedenti e normodotati potessero condividere l’esperienza dell’apprendimento senza barriere. In collegamento anche il presidente della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, Rodolfo Masto, anche in rappresentanza del Museo Italiano del Braille, in dialogo con la direttrice del Museo Casa Natale di Louis Braille di Coupvray-Ile De France, Farida Saidi-Hamid e i contributi di alcuni Centri di Consulenza Tiflodidattica (CCT) di Uici.
I Lego in braille, per imparare giocando
Frutto dell’impegno di Fondazione Lego, è stata realizzata un’edizione speciale dei famosi mattoncini per la prima volta adattati per poter essere utilizzati dai bambini ciechi e ipovedenti, i Lego Braille Bricks. Su ogni mattoncino sono stati disposti i sei “bottoni” per l’incastro dei pezzi in maniera da rappresentare le lettere e i numeri dei 6 punti del codice di scrittura e lettura Braille.
"Lo scopo di questo innovativo progetto sociale, che ha coinvolto 20 paesi tra cui l’Italia attraverso la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi di Roma e per impulso dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, è di rivolgersi non solo a un pubblico di bambini ciechi ed ipovedenti, ma a tutti i bambini affezionati a questo intramontabile gioco, quindi un sussidio didattico inclusivo da condividere fra ciechi e vedenti. - spiegano i promotori - Le confezioni di Lego Braille Bricks sono al momento prodotte in tredici lingue e sono distribuite da Lego Foundation gratuitamente. Del prototipo italiano, supervisionato e testato dall’Istituto dei Ciechi “Cavazza” di Bologna, è stata avviata la produzione in Danimarca, mentre la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, si occuperà della distribuzione presso i Centri di Consulenza Tiflodidattica di Uici e le sue sezioni territoriali, scuole, istituzioni culturali impegnate in ambito pedagogico e altri luoghi collettivi, escludendo qualsiasi forma di commercializzazione.
“Si tratta di una bellissima invenzione. Con questi mattoncini è possibile sia apprendere il braille che svolgere attività di progettazione. E i compagni dei nostri alunni non vedenti possono condividere le stesse attività didattiche! - spiega Barbuto che ha sperimentato in anteprima i bricks - Perché al carattere braille si associa il corrispettivo carattere nel tradizionale alfabeto di tutti. Tutti quindi possono esercitarsi nel comporre parole, scrivere, o esercitarsi in attività di creazione tridimensionale, come costruire torri o piramidi, insomma tutto quello che la fantasia di un bambino può concepire, con grande divertimento e felicità per tutti.”