Anziani soli e grossi nuclei, nelle case popolari di Bologna cresce la fragilità
La fotografia scattata dall'Acer. Una "piccola città" che a fine 2020 ospitava 15.926 nuclei familiari per un totale di 36.396 persone Oggi gli italiani sono al 77% ma per l'ultimo bando il 60% delle domande viene da stranieri
Sempre più persone anziane, spesso sole. Sempre più famiglie numerose, in particolar modo di origine straniera. Si evolve così la popolazione delle case popolari di Bologna, secondo la fotografia scattata "tra vecchie e nuove fragilità sociali" dall'Acer. Si può parlare "di una piccola città", sottolinea in conferenza stampa il presidente Alessandro Alberani, considerando che a fine 2020 gli alloggi gestiti da Acer a livello metropolitano ospitavano 15.926 nuclei familiari per un totale di 36.396 persone (il 63% delle quali sono residenti a Bologna città).
I nuclei assegnatari sono in maggioranza di cittadinanza italiana (77,4%), contano in media due o tre persone e presentano 8.265 euro di Isee: cifra che più o meno corrisponde alla pensione minima o a un reddito che non supera i 10.000 euro, fa i conti Alberani. L'età media è pari a 61 anni e gli anziani over 65 sono il 42,1% del totale degli assegnatari, quota quasi doppia rispetto a quella confrontata con la popolazione complessiva (24,5% a fine 2019). Si registra poi la presenza di 1.966 nuclei (19%) in cui è presente un anziano con più di 80 anni non assistito: in molti casi, dunque, "casa popolare uguale anziani soli", avverte Alberani. Ma una fotografia più specifica è quella che riguarda l'ultima graduatoria Erp, chiusa a fine 2020 con la presentazione di 5.093 domande valide per 15.190 persone coinvolte. Le procedure di assegnazione sono in corso, ma intanto si conferma l'inversione di tendenza che si registra da un paio di anni sull'incidenza degli stranieri: le domande provenienti da questa parte di popolazione sono in maggioranza (circa il 60%) con l'interessamento di 70 diverse nazionalità.
In prospettiva, secondo Alberani, si arriverà ad una situazione di parità tra gli assegnatari: se da un lato c'è la crescita delle domande degli stranieri, dall'altro "sta aumentando anche la povertà tra i nuclei italiani- sottolinea Alberani- come ci dice anche la Caritas". L'altro elemento evidenziato dall'Acer, di fronte all'ultima graduatoria, è l'abbassamento dell'età degli aspiranti assegnatari: le domande con richiedenti sopra i 50 anni sono il 36,7% per gli italiani e appena il 16,6% per gli stranieri. In particolare, aumentano "le famiglie numerose, spesso immigrate- segnala Alberani- che entrano nelle case popolari e questo vuol dire che si apre un dialogo tra le generazioni". Ma, aggiunge il presidente, emerge anche che "c'è sempre più un'utenza fragile, che siano gli anziani soli o i nuclei numerosi".
Un dato "abbastanza positivo", intanto, per Alberani è quello sulla morosità in epoca Covid. Un aumento c'è stato, spiega il presidente, ma oscilla tra l'1,5% e il 2% perché in realtà molte famiglie "ci chiedono di spalmare il debito su più rate": vuol dire che "è prevalso il senso di responsabilità, perché chi vive in una casa popolare ci tiene a rimanerci". Si fa notare di più, invece, "l'aumento dei conflitti e dei fenomeni di piccola criminalità", fa notare Alberani: non a caso le segnalazioni dell'Ufficio disciplina sono aumentate del 25%. Evidentemente le tensioni sociali legate alla pandemia "all'interno del47*le nostre case si amplificano di più", conclude il numero uno dell'Acer.
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