Antoine Ruiz, piano e voce oltre la cecità
Nato dopo sei mesi di gestazione, con una retinopatia che l’ha reso cieco, il 22enne romano è cresciuto in una famiglia che, oltre all’amore, gli ha trasmesso cultura e un respiro internazionale. Il suo primo album “Musica nell’anima”. Tutti i pezzi, tranne due, sono stati scritti insieme a suo padre Pierre, fondatore della casa discografica Esordisco. Articolo pubblicato sulla rivista SuperAbile Inail
La maestria di Antoine Ruiz al pianoforte attraversa tutto il suo primo disco, “Musica nell’anima”, alternando pezzi cantati a strumentali, con un’originale versione di “O sole mio” che sembra riecheggiare con i tasti le melodie di una chitarra. L’album del giovane talento romano, 22 anni, è stato preceduto dal singolo “Chiusa, inaccessibile”, dalle sonorità anni Novanta rese contemporanee con l’intervento dell’amico rapper Antonio Ferri, aka Oren Wabi Sabi, che ha scritto a quattro mani il brano con Ruiz. “L’abbiamo finito pochi mesi prima della pandemia e prefigura un po’ quello che sarebbe successo: il protagonista si sente smarrito, solo, impossibilitato a comunicare con gli altri”, racconta. “A me la vita sociale è mancata tantissimo, spero di poter riprendere le esibizioni dal vivo”, aggiunge Ruiz, che in passato ha duettato con Neri Marcorè, Arisa e altri cantanti in serate di raccolta fondi per l’associazione Genitin, fondata nel 2004 dai suoi genitori a sostegno delle famiglie con bambini prematuri ricoverati presso il Policlinico Gemelli di Roma. Una scelta maturata dalla loro esperienza: Antoine, infatti, è nato dopo sei mesi di gestazione, con una retinopatia che l’ha reso cieco. Ma è cresciuto in una famiglia che, oltre all’amore, gli ha trasmesso cultura e un respiro internazionale: i nonni sono spagnoli, mentre il padre Pierre (morto improvvisamente lo scorso anno) era parigino, fondatore nel 2012 della casa discografica Esordisco.
Quasi tutti i pezzi dell’album, tranne due, sono stati scritti da padre e figlio, che ha iniziato a sette anni a destreggiarsi con il pianoforte: “È il mio strumento per eccellenza, ma ho frequentato anche un corso di batteria”, racconta. Al continuo ascolto di musica pop, jazz e classica, alterna la composizione e scrittura di canzoni che monta al computer. Dopo il liceo linguistico, ha vinto una borsa di studio dell’Unione italiana ciechi e ha sviluppato un software per leggere gli spartiti in Braille. “La musica è un linguaggio universale che deve essere approfondito”, scandisce con una voce delicata ma decisa, che si cimenta anche in esperienze radiofoniche: saltuariamente è ospite di Radio Uno nel programma di Max De Tomassi “Stereonotte Brasil”, in cui presenta il panorama musicale francese.
(L’articolo è tratto dal numero di luglio di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)