Analogico e digitale. Nonna e nipote alla conquista della comunicazione. E dell'arte
Quale sarà il futuro della comunicazione? Lo racconta “Meta Citizen”, innovativa opera che esiste solo sul web, realizzata da “3893”, nome d’arte di una singolare coppia di artisti.
Analogico o digitale: quale sarà il futuro della comunicazione? Una domanda, questa, attorno alla quale ci si interroga da tempo e che il giornale austriaco “Der Standard” ha voluto mettere al centro di una ‘Open Call’ artistica lanciata in vista dell’uscita del n. 10.000 del quotidiano.
Non è la prima volta che il giornale fondato da Oscar Bronner nel 1988 porta l’arte in copertina. Era già successo nel 2008, in occasione del 20° anniversario del quotidiano, quando a dipingere la prima pagina era stato il pittore Christian Ludwig Attersee. Quella pensata per il 10.000° numero, però, non è “solo” un’opera d’arte. È stata, infatti, stampata per la prima volta un’immagine digitale, pubblicata in analogico – ovvero sul giornale cartaceo – e come NFT (Non-Fungible Token), una nuova tecnologia grazie alla quale è possibile proteggere le opere d’arte digitali come oggetti unici, al pari di un originale “analogico” come può essere, ad esempio, un dipinto su tela.
All’Open Call, realizzato insieme alle piattaforme artistiche ArtCare, ARTcube21 e Topkapi, hanno risposto più di 50 artisti, provenienti da ogni parte del mondo, che hanno presentato oltre 100 opere. A valutale una giuria composta dall’editore dello “Standard”, Oscar Bronner, il caporedattore Martin Kotynek, il curatore e storico dell’arte Günther Oberhollenzer e lo specialista di NFT Daniel Lenikus. Dapprima sono state selezionate le cinque opere finaliste e, in un secondo momento, è stata decretata l’opera vincitrice.
“Meta Citizen” di 3893 è l’immagine che ha conquistato il primo premio ed è stata pubblicata sulla copertina del n. 10.000 dello “Standard”, così come sulla pagina Fb del portale ArtCare.
A dare il “la” all’opera è una celebre immagine ‘analogica’ considerata un’icona del romanticismo, “Il viandante sul mare di nebbia” (in tedesco Der Wanderer über dem Nebelmeer), dipinto ad olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1818 e conservato alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo. Il “viandante” diventa ora “Meta Citizen” che, sempre in equilibrio sullo sperone di roccia dal quale per oltre due secoli ha osservato il panorama montuoso avvolto dalla nebbia, si trova a tendere il suo sguardo verso il mondo digitale, con una rete di connessioni ad attraversare il mare di informazioni che si confondono l’una con l’altra, nei toni di un azzurro quasi senza sfumature. Sullo sfondo, poi, una virtuale pioggia in codice binario, che scende da un cielo in cui le nuvole sono formate da frammenti di pagine di giornale cartaceo (analogico). Il “Meta Citizen” non ha più di fronte a sé il paesaggio boemo dell’Elbasandstengebirge che ritroviamo nell’opera di Friedrich. Quello che si apre davanti ai suoi occhi è un mondo tanto affascinante quando indefinito, in cui tutto rischia di essere appiattito su un medesimo livello, dove verità e ‘fake’ si mescolano l’una con l’altra generando un “meta-mare”, per attraversare il quale occorre saper bene dove poggiare il proprio piede sulla “rete”, per non rischiare di annegare in queste acque indefinite.
“Meta Citizen” racconta la fusione tra analogico e digitale, in cui un mondo non esclude l’altro e nessuna delle due dimensioni potrebbe esistere senza l’altra.
A questo punto cresce la curiosità: chi è l’autore di quest’innovativa opera analogica e digitale? Il nome d’arte “3893” è frutto ancora una volta di una fusione, quella di due anni di nascita. Il primo è 1938, ed è l’anno in cui è nata l’artista austriaca Elisabeth Prantner. Il secondo è 1993, in cui ha visto la luce di Michele di Modugno, che lavora come grafico freelance a Vienna. Non solo. Elisabeth è la nonna di Michele.
“L’idea di partecipare al concorso è stata di mia nonna. Ha letto dell’Open Call e ha detto ‘perché no?’”, racconta Michele di Modugno. Elisabeth ha una formazione di ceramista e per anni ha creato, insieme al marito (artista anche lui) candele artistiche, non ha mai smesso di disegnare e dipingere. Anche ora che di anni ne ha 83. Aperta alle nuove tecnologie, usa senza difficoltà i moderni programmi di elaborazione fotografica e videoimpaginazione. Non ha ancora ben chiaro cosa significhi NFT ed è strano, per lei, pensare ad un’opera d’arte che esiste solo su internet. Ma questo non l’ha certo fermata. Anzi. “È venuta da me con un bozzetto del quadro – prosegue di Modugno – un dipinto con colori acrilici in formato A3 che poi ha scannerizzato in alta risoluzione. Sul file ho poi lavorato io, inserendo la parte ‘digitale’. È stato un lavoro sinergico, che ci ha visti impegnati tutti e due, ognuno con la sua tecnica artistica”. Il percorso creativo è stato scandito dal continuo confronto tra Elisabeth e Michele, avvenuto molte volte in videochiamata. A dimostrazione che le vecchie generazioni non sono poi così digiuni di fronte alle nuove forme di comunicazione. “Non è la prima volta che nonna ed io collaboriamo ad un progetto artistico – racconta di Modugno – e stiamo già lavorando ad un nuovo progetto che sia ponte tra materiale e digitale, che ci porterà alla creazione di un’opera NFT in edizione limitata”. Michele è affascinato dai Token non fungibili. “Ci sono migliaia di opere d’arte digitali, ma finora potevano essere copiate infinite volte – chiarisce – ora, invece, con gli NFT si attribuisce un valore alle opere digitali, che sono sostanzialmente dei file, al pari delle opere analogiche”.
Analogico o digitale: quale sarà il futuro della comunicazione?
La sinergia generazionale tra Elisabeth e Michele ci mostra un orizzonte diverso, affascinante, che non scarta ma include. Un orizzonte che contempla un continuo scambio tra analogico e digitale. Tra arte materiale e arte digitale. Tra nonni e nipoti. Per orientarsi in mezzo al continuo flusso di informazioni e tendere insieme alla verità della vita.