"Amare Troppo”: sconfiggere la dipendenza affettiva attraverso il teatro
L’iniziativa, lanciata dall’associazione Armonie di Bologna, utilizzerà il metodo dello psicodramma per aiutare le partecipanti a raccontare il proprio vissuto utilizzando non solo la parola, ma anche il corpo. Simona Silvestri (pedagogista): “Nella dipendenza affettiva il partner diventa il nostro unico obiettivo: liberarsene serve per ricominciare a vivere”
“In Italia c’è pochissima consapevolezza sul tema della dipendenza affettiva. Molte persone mi dicono: ‘Se l’avessi saputo prima’. Il passo più difficile è riconoscerla: innanzitutto perché c’è poca informazione, e poi perché la dipendenza affettiva non comporta necessariamente sintomi fisici, e le persone fanno fatica a rendersi conto di avere un problema”. Simona Silvestri, pedagogista e psicodrammatista, l’8 novembre lancia a Bologna il primo gruppo continuativo per dipendenze affettive, dal titolo “Amare troppo”, organizzato in collaborazione con l’associazione di donne Armonie.
Ma che cos’è la dipendenza affettiva? La dipendenza affettiva si crea quando l’affetto, l’attenzione, l’amore che proviamo verso una persona assumono le caratteristiche di una vera e propria dipendenza, che può portare a conseguenze drammatiche: perdita di autostima, di identità, disturbi d’ansia e panico, disturbi alimentari, depressione a livelli sempre più gravi e sviluppo di altre dipendenze (per esempio dall’alcool). “Nella dipendenza affettiva il partner diventa il nostro unico obiettivo di vita, diventa ai nostri occhi colui o colei che risolverà i nostri problemi personali – spiega Silvestri –. La nostra stessa esistenza viene messa in secondo piano rispetto alla sua”.
Dopo aver portato avanti a Modena il progetto “Dipendo da me”, in collaborazione con il Ceis, Simona Silvestri dà il via al percorso di gruppo continuativo sulle dipendenze affettive anche a Bologna: lunedì 8 novembre si terrà l’incontro di presentazione presso la sede di Armonia (via Emilia Levante 138), e poi a partire dal 16 novembre cominceranno gli incontri, in programma tutti i martedì.
La metodologia sarà quella dello psicodramma, altrimenti detta dei metodi attivi: le partecipanti non utilizzeranno solo la parola, ma anche linguaggi diversi, per raccontare il proprio vissuto. “In particolare, useremo molto il corpo – racconta Silvestri –. Come a teatro, ognuna metterà in scena il proprio mondo interno, e le persone significative che lo abitano. La dipendenza, che sia da sostanze o da certi tipi di comportamenti, prevede dei copioni disfunzionali che si ripetono: è molto difficile destrutturarli solo attraverso la parola, c’è bisogno di qualcosa in più. Lo psicodramma serve proprio a rompere i copioni disfunzionali e sviluppare ruoli creativi: è questa la potenzialità terapeutica della messa in scena e del teatro”.
Lo psicodramma, insomma, crea un collante tra le partecipanti, in un clima di non giudizio. Ognuna ha il proprio tempo e il proprio spazio, viene bloccato il botta e risposta, e viene accolta la verità soggettiva di ognuna. “Si crea così una base sicura, nutriente, che supporta veramente le persone che partecipano agli incontri – conclude Silvestri –. Amare se stesse è l'inizio di una lunga storia d’amore: liberarsi dalla dipendenza affettiva serve per ricominciare a vivere”.
Alice Facchini