Afghanistan, associazioni in piazza a Bologna per chiedere corridoi umanitari

Oggi nel capoluogo emiliano 60 realtà del terzo settore manifestano per chiedere un canale sicuro per gli afghani in fuga dal regime talebano. Centinaia di persone in arrivo da tutta Italia. L’organizzatore Jan Nawazi: “Io sono venuto in Italia nascosto in un tir: la storia deve cambiare”

Afghanistan, associazioni in piazza a Bologna per chiedere corridoi umanitari

 “Esigiamo che la città di Bologna costituisca la differenza in questo momento cruciale e sia d'esempio per molte altre città d'Europa: il Comune, insieme alla Prefettura, deve aprire un canale umanitario per le persone in fuga dall'Afghanistan”. È la voce di Jan Nawazi, ragazzo afghano scappato dal paese nel 2007, che oggi chiede alla città che lo ha accolto di dimostrarsi ancora una volta solidale e chiama a raccolta la cittadinanza in una manifestazione organizzata via Facebook con il sostegno di 60 associazioni del territorio: l’appuntamento è oggi alle 18 in piazza del Nettuno. “Bologna è una città aperta e accogliente, e deve dimostrarlo ancora una volta”.

L’obiettivo? Negoziare l’apertura di un corridoio umanitario per mettere in salvo i civili in fuga dai talebani che hanno ripreso il potere. “Anche io sono scappato dall’Afghanistan: ero ancora minorenne e sono arrivato in Italia nascosto dentro un tir partito da Patrasso, in Grecia – racconta Jan –. Come me, migliaia di ragazzi hanno fatto lo stesso. Dopo il 2015 e la cosiddetta crisi migratoria che ha messo in discussione l'Europa, oggi la storia rischia di ripetersi: un esodo di massa cercherà con ogni mezzo necessario rifugio dalle violenze del regime talebano. Ad aspettarle c'è un'Europa che continua a rafforza i suoi confini con respingimenti, rimpatri e detenzione delle persone in transito. Ma la storia deve cambiare: questa volta non un euro né un soldato deve essere impiegato dall'Europa per bloccare le persone in fuga. Dobbiamo aprire canali d'ingresso sicuri e immediati”.

Jan Nawazi è conosciuto in città per aver aperto in via Guerrazzi la pizzeria Kabulogna, un punto di ritrovo nel quartiere Santo Stefano per chi volesse scambiare due parole e mangiare una buona pizza. Lì c’era sempre lui, con il suo sorriso e la chiacchiera facile. Nel 2019, poi, Jan ha fatto il salto di qualità e ha aperto il primo ristorante afghano-bolognese, Kabulàgna, in via Saffi 81/c. “Conosco tanta gente in città: mi ha fatto molto piacere che in tanti abbiano aderito alla manifestazione, si vede che ce n’era bisogno – afferma –. Centinaia di persone arriveranno a manifestare da altre città italiane, dall’Alto Adige a Roma: tra gli altri ci saranno Enaiatollah Akbari, protagonista del libro ‘Nel mare ci sono i coccodrilli’, e Shiri Alidad, giornalista e scrittore del libro ‘Via della pazza guerra’”.

Alla manifestazione di oggi aderiscono sindaci, sindacati, associazioni di donne, attivisti e realtà del terzo settore. Tra le tante, ci sono Tpo e Làbas, il Portico della Pace, Arci, Black lives Matters, Libera e Amnesty International. “Le istituzioni e le città assolvano il loro compito, accogliendo chi è stato abbandonato dai nostri governi – conclude Jan –. Mentre noi, dal basso, attiviamoci sulle rotte e nelle nostre città per supportare le persone in movimento e assicurare a tutti un ‘porto sicuro’ dove ripararsi. Rimarremo al fianco delle persone in movimento fino a quando non ci saranno canali di ingresso sicuri che tutelino la libertà di muoversi e di restare”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)