Addio a Riccardo Bonacina, uomo del racconto e del cambiamento

Fondatore di "VITA", un percorso professionale interamente dedicato alla narrazione di quell'Italia "che al rancore e alla lamentela preferisce la costruzione e la proposta". Cordoglio dall’intero mondo del non profit, i funerali venerdì a Milano

Addio a Riccardo Bonacina, uomo del racconto e del cambiamento

La passione e l’impegno di "raccontare il mondo in modo non disperante o pettegolo, ma generativo”, sviluppando un “giornalismo di senso”. In queste due espressioni, che sono interamente sue, c’è tutta la ricerca di significato che Riccardo Bonacina ha messo nella sua vita professionale e personale:  in quel pezzo d’Italia che incarna la società civile lui aveva visto e riconosciuto qualcosa che riteneva meritevole di essere non solo raccontato ma anche sostenuto e accompagnato, e aveva così scelto di darsi questo compito, diventato di fatto il suo modo di essere. Il fondatore di “VITA” è morto quest’oggi, 11 dicembre 2024: aveva 70 anni. I funerali si terranno venerdì 13 alle ore 11.00 nella basilica di Sant’Eustorgio (piazza Sant’Eustorgio 1) a Milano. Attestazioni di cordoglio arrivano dall’intero mondo del non profit italiano.

Riccardo Bonacina era nato a Lecco il 15 agosto 1954 e dopo la laurea in Letteratura Italiana all’Università di Milano aveva intrapreso la carriera giornalistica: nelle reti Fininvest contribuendo a creare il primo telegiornale del gruppoStudio Aperto (Italia Uno, 1991), per poi in Rai portare subito – fin dal programma “Il coraggio di vivere”, in onda su Rai 2 - l’elemento, allora innovativo, dell’attenzione al volontariato e all'impegno civico e sociale. Una passione che sfocerà di lì a poco (1994) nella fondazione del settimanale “VITA”, da trent'anni punto di riferimento per l’intero mondo del non profit italiano.  

"Quando a fine ottobre 1994 – aveva raccontato lui stesso un mese e mezzo fa, nel messaggio inviato in occasione della celebrazione del trentennale di VITA - insieme ad un gruppo di giovani giornalisti e giornaliste portammo con un po' di sfrontatezza e anche incoscienza il progetto di VITA in edicola, non immaginavamo di essere all'inizio di una storia lunga e duratura, e perciò anche sorprendente. Allora non avevamo tempo per immaginare il futuro ma una cosa sapevamo: tutti avevamo deciso di fare una scommessa di libertà e di senso rispetto ad una professione che vedevamo avvilita, burocratizzata, servile, lontanissima dalla realtà e dalla vita delle persone. Decidemmo di osare, di giocare una nostra partita, con le organizzazioni della società civile come alleate: ci aveva colpito come il sistema dei media e la politica ignorassero la ricchezza di saperi e di pratiche di quel pezzo d'Italia. E noi quello volevamo raccontare: quel mondo che al rancore, alla lamentela e alla delega preferisce la costruzione e la proposta”.

Essere insieme “giornalisti e attivisti” è stato il cuore pulsante dell’attività di Bonacina, impegnato a far sì che la società civile potesse prendere parola, sempre di più, all’interno dello spazio pubblico. Non solo osservazione, ma anche proposizione, azione, cambiamento. Ma ancor prima di questo c’era il richiamo al rispetto di una professione, quella giornalistica, così bella e al tempo stesso così difficile: un giornalismo che sapesse avvicinarsi alla realtà e alle persone. Un’esigenza che non si spegne e che oggi ci accomuna tutti, nell’ultimo saluto a Riccardo Bonacina.

Alla sua famiglia e all'intero gruppo di “VITA” esprimiamo la vicinanza e la partecipazione di Redattore Sociale.

di Stefano Caredda

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)