Ad Aosta la palestra è per tutti: l'anno difficile della pandemia

La Disval è una struttura dove sportivi disabili e no si allenano insieme, con macchinari e attrezzi adattati. Circa tremila gli iscritti, di cui 200 persone con disabilità. L’idea è di Egidio Marchese, atleta paralimpico di wheelchair curling. In cantiere l’apertura di una nuova sede in centro città

Ad Aosta la palestra è per tutti: l'anno difficile della pandemia

Una palestra in cui sportivi disabili e no possono allenarsi insieme, sugli stessi attrezzi e con le stesse macchine adattate alle esigenze di chi le usa. È la Disval, aperta ad Aosta dodici anni fa dall’omonima società sportiva dilettantistica, costola dell’Associazione valdostana paraplegici. "Erano tante le persone con disabilità che avrebbero voluto andare in palestra ma non riuscivano a trovarne una accessibile ad Aosta", racconta Egidio Marchese, 52 anni, presidente della Disval e atleta paralimpico di wheelchair curling, fresco di un importante riconoscimento da parte del presidente Mattarella che, il 27 dicembre 2020, gli ha conferito l’onorificenza al merito della Repubblica italiana per il suo impegno nello sport paralimpico e la sua dedizione alla pratica sportiva come occasione di inclusione sociale. "Dopo una prima sperimentazione con una cooperativa che ci aveva messo a disposizione degli attrezzi siamo partiti", prosegue. È stata così scelta una sede adatta (il Palaindoor) ed è stata fatta una ricerca per trovare le giuste attrezzature. "Non volevamo creare una palestra ghetto solo per persone disabili ma volevamo realizzarne una inclusiva in cui sportivi disabili e no potessero allenarsi insieme. Grazie alla mia esperienza a Vancouver 2010, sapevo che esistevano attrezzi a doppio uso e li abbiamo trovati alla Technogym", continua Marchese.

Oggi la Disval ha circa tremila iscritti, di cui 200 persone disabili certificate. E se all’inizio c’era un po’ di imbarazzo tra sportivi disabili e no, ora non è più così, ma si respira la normale atmosfera che c’è in tutte le palestre. "Qui una persona disabile può fare una preparazione atletica completa senza muoversi dalla sedia a ruote - spiega Marchese - con macchine che a prima vista non presentano nessuna differenza rispetto a quelle classiche. Il vantaggio è che il sedile può essere sganciato in modo rapido se a usarle è una persona con disabilità motoria". A seguire gli sportivi nel loro allenamento sono tre istruttori formati per la preparazione fisica di persone disabili. "Prima chi aveva una disabilità e voleva andare in palestra spesso non poteva farlo per problemi di accessibilità: noi abbiamo dato loro la possibilità di scegliere se allenarsi o no - continua Marchese - È un passo culturale in avanti fenomenale: abbiamo annullato le differenze mettendo in condizione le due realtà di convivere negli stessi ambienti".

Oltre a persone con disabilità fisiche o motorie, alla Disval si allenano anche sportivi con disabilità psichiche, "le macchine aiutano il coordinamento, l’ambiente è favorevole, le persone si sono trovate bene e sono diventate autonome nel percorso di allenamento", sottolinea il presidente. Inoltre, sono stati coinvolti i centri educativi dove ci sono persone con disabilità complesse ed è in corso di attivazione una convenzione con la Regione Valle d’Aosta per dare la possibilità agli studenti con disabilità, che in genere non frequentano l’ora di educazione fisica a scuola, di fare sport alla Disval. "Lo sport è un veicolo di integrazione inconscio. Ti porta a fare cose che ti coinvolgono e ti stimolano ad andare avanti, cose che, dopo un trauma di una certa entità, non avresti pensato di riuscire a fare. L’ho visto a livello personale e come dirigente della Disval: all’inizio i ragazzi sono restii ad avvicinarsi, ma poi l’attività sportiva li coinvolge e li porta a pensare in modo diverso", dice. La sua stessa esperienza lo testimonia. Nel 1997, a causa di un incidente stradale, Marchese ha subito una lesione del midollo spinale e, da allora, è in sedia a ruote. Non è mai stato un grande sportivo, ma poi ha iniziato a frequentare l’Associazione paraplegici, ha provato a fare sci di fondo e discesa, è andato in giro per le montagne in bici. E alla fine è arrivato il curling.

"L’avventura con il wheelchair curling è iniziata nel 1999 grazie ad Andrea Tabanelli, che purtroppo è mancato lo scorso ottobre - racconta - Pian piano abbiamo coinvolto un gruppetto di persone ma, mai e poi mai, mi sarei aspettato di poter vivere un’esperienza paralimpica. Il curling mi ha dato delle belle soddisfazioni". La Nazionale italiana di wheelchair curling – di cui Marchese fa parte – ha partecipato a Torino 2006 chiudendo al settimo posto e a Vancouver 2010, dove è arrivata a un passo dai quarti di finale, non si è qualificata per Sochi 2014 ma ora si sta allenando per Pechino 2022 e poi Milano-Cortina 2026. La Disval, tra l’altro, ha formato tre squadre di ragazzi che hanno partecipato al Campionato italiano di wheelchair curling. "Il messaggio è passato e anche ragazzi che prima non praticavano sport si sono avvicinati al curling, disciplina che non richiede grandi investimenti in ausili: basta superare la barriera del freddo", afferma Marchese.

Il 2020 è stato un anno difficile per le palestre, chiuse per la maggior parte del tempo per rispettare le restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria. Ed è stato così anche per la Disval, aperta solo da maggio a ottobre. "La chiusura è stata un problema per le persone disabili che hanno perso la possibilità non solo di allenarsi, ma anche di uscire di casa - conclude Marchese - In tanti vengono in palestra per fare preparazione atletica, ma alcuni lo fanno per svago. Senza dimenticare che questo tempo trascorso in palestra può anche essere un sollievo per l’intera famiglia". Ma Marchese non si scoraggia e pensa al futuro: in cantiere c’è l’apertura di una nuova sede in centro città in collaborazione con la Regione Valle d’Aosta.

(L’articolo è tratto dal numero di SuperAbile INAIL di marzo, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)