Zona Rossa e centri diurni per la disabilità aperti: la risposta delle cooperative sociali associate a Confcooperative Federsolidarietà Veneto
130 sono le strutture accreditate con le ULSS del Veneto, associate a Confcooperative Federsolidarietà Veneto, per un totale di quasi 2800 persone con disabilità accolte, che sono rimaste aperte pur in lockdown.
La Zona Rossa non ha interrotto l’attività delle cooperative sociali afferenti a Confcooperative Federsolidarietà Veneto – nell’ambito dei servizi semiresidenziali (centri diurni) per la disabilità. Nel territorio regionale le cooperative sociali, contando solo i servizi semiresidenziali o diurni che sir si vogliano, gestiscono circa 130 strutture per un totale di quasi 2800 persone con disabilità accolte.
“A seguito dell’introduzione della Zona Rossa e delle relative restrizioni eravamo preoccupati di dover sospendere l’attività dei nostri centri diurni” afferma Roberto Baldo, presidente Confcooperative Federsolidarietà Veneto, “invece la possibilità di continuare a offrire il servizio ha rappresentato un’opportunità importante per le persone che frequentano quotidianamente le nostre strutture”.
Nei giorni in cui è stata introdotta la Zona Rossa, la Regione - cui va dato merito per tale importante presa di posizione - ha chiarito che tali strutture sarebbero rimaste aperte secondo le attività erogate ordinariamente.
L’importanza di tale scelta è stata anche ribadita in apposite dichiarazioni alla stampa sia dell’Assessore Lanzarin che anche dello stesso Presidente Zaia. Entrambi infatti hanno riconosciuto spesso l’importanza di tali servizi, tanto importanti anche e soprattutto in quanto garantiscono un presidio a favore delle persone fragili nell’attuale crisi sanitaria.
Nel lock down della scorsa primavera tali servizi sono stati chiusi per diverse settimane. Ciò ha ovviamente comportato gravi problematiche per gli utenti e per le loro famiglie. In questa attuale fase invece è stato quanto mai importante poter garantire la piena apertura di tali servizi pur nella attenta applicazione dei protocolli sanitari finalizzati al contenimento del rischio di contagio.
Inoltre i beneficiari e gli operatori dei servizi socio-sanitari per persone con disabilità sono tra i primi cittadini ad essere coinvolti nelle campagne vaccinali così come indicato dal piano vaccinale del Ministero della Salute. Purtroppo, la riduzione della fornitura dei vaccini ha allungato le tempistiche inizialmente previste e si registra un avanzamento rallentato della campagna vaccinale anche per le categorie più fragili, tra cui i caregivers e i genitori anziani delle persone con disabilità stesse. Oggi comunque il piano vaccinale è a buon punto e, seppure non in modo omogeneo nelle diverse Aziende ULSS, in molte strutture socio-sanitarie gestite dalle cooperative sociali di Confcooperative Federsolidarietà Veneto della Regione del Veneto si è già svolto anche il secondo richiamo.
Sicuramente questa zona rossa ha trovato tutti più preparati. Gli utenti e gli operatori dei centri diurni ormai da tempo sono divisi in gruppi (cosiddetti cluster, da 10 utenti ciscuno), sono abituati a fare attività all’aperto quando è possibile e anche a connettersi da remoto per attività online quando un compagno di cluster risulta positivo. “In questo anno di pandemia” continua Roberto Baldo “è emerso con evidenza che questi servizi sono presidi essenziali di welfare delle nostre comunità perché rispondono non solo ai bisogni delle persone con disabilità, ma anche alle loro famiglie. E ci ricordano che una società che sa prendersi cura dei più fragili è una società migliore.”
Fonte: Confcooperative Veneto