"Violati i diritti degli studenti con disturbi dell'apprendimento": la denuncia
Lettera aperta dell'Associazione italiana dislessia al mondo della scuola, dopo le numerose segnalazioni di mancato rispetto dei Piani didattici personalizzati arrivate da famiglie, studi legali e sezioni provinciali. “Diritti venuti progressivamente meno con il procedere dell’anno scolastico”
Pandemia, didattica a distanza, didattica mista, programmi accelerati: gli ultimi due anni, per la scuola, sono stati tutti in salita. Tra le conseguenze, anche quelle denunciate da Aid, l’associazione italiana dislessia: “Sono sempre più numerose le segnalazioni di pesanti violazioni ai danni dei ragazzi con Disturbi specifici dell’apprendimento che ci giungono sia attraverso le sezioni provinciali sparse su tutto il territorio nazionale, sia da diversi studi legali”. Come denuncia Aid, infatti, oltre ad affrontare i problemi legati alla didattica a distanza, “questi studenti vedono calpestati i diritti che ormai da un decennio sembravano essere tutelati dalla Legge n. 170/2010, la prima normativa a riconoscere, in Italia, i DSA in ambito scolastico”.
Secondo Aid, molti degli strumenti che sono stati concordati a inizio anno scolastico nei Piani didattici personalizzati (PDP) si sono infranti davanti al muro di “supposte esigenze organizzative di troppe istituzioni scolastiche, con il risultato che le misure e gli strumenti che avrebbero dovuto consentire di vivere con serenità il proprio percorso scolastico, di compensare adeguatamente le proprie difficoltà, di vivere un processo valutativo equo e inclusivo, sono venuti progressivamente a mancare con il procedere dell’anno scolastico”. Il Piano didattico personalizzato è un accordo condiviso fra docenti, istituzioni scolastiche, istituzioni socio-sanitarie e famiglia, previsto dalla legge 170/2010. Si tratta di un progetto educativo e didattico personalizzato, commisurato alle potenzialità dell’alunno, che definisce tutti i supporti e le strategie che possono portare alla realizzazione del successo formativo degli alunni DSA. Mappe concettuali, calcolatrice, computer, interrogazioni programmate, una valutazione che tenga conto delle difficoltà prodotte dal disturbo, la possibilità di compensare le verifiche scritte con l’orale. “Il suo mancato rispetto – sottolinea Aid – impedisce di improntare l’azione educativa e didattica sui principi di equità e inclusione”.
Per questo l’associazione ha deciso di scrivere una lettera aperta a tutte le scuole d’Italia, invitando docenti e dirigenti scolastici al rispetto del Pdp e di tutte le tutele in esso previste: “In particolare, con l’avvicinarsi della fine dell’anno scolastico, abbiamo voluto ribadire che la valutazione non può limitarsi a misurare un prodotto finito, magari presentato con una prestazione ineccepibile, ma deve accompagnare il processo di costruzione di quel prodotto, osservando lo studente mentre ci lavora, condividendo il quadro valutativo, considerando i punti di partenza e valorizzando le potenzialità. L’emergenza da Covid-19 ha costretto tutti i protagonisti del mondo della scuola a cercare soluzioni organizzative inedite e spesso complicate, pur di portare avanti quella fondamentale istituzione del nostro Paese che è il sistema nazionale di istruzione e formazione. La nostra associazione intende senz’altro riconoscere il merito dei moltissimi docenti e dirigenti scolastici che, nonostante tutte le difficoltà, non si sono mai fermati. Tuttavia, non possiamo fare a meno di esprimere grande preoccupazione per tutti coloro che, tra i banchi di scuola, vivono il percorso scolastico con le proprie difficoltà”.
“Non chiediamo, com’è ovvio, la promozione per tutti – sottolinea Andrea Novelli, presidente Aid –, ma semplicemente il rispetto dei diritti degli alunni con DSA, tanto più importante oggi con una didattica spesso a distanza, per forza di cose meno coinvolgente e meno attenta alle esigenze dei singoli studenti, ma che talora, in presenza, finisce per rivelarsi ancora più irta di difficoltà. L’eccessiva urgenza di portare a termine le verifiche, infatti, non tiene conto dei tempi individuali dei nostri ragazzi, sopraffatti dall’affollarsi di interrogazioni e prove scritte anche nella stessa giornata”.