Varato il DEF. In arrivo 40 miliardi per sostenere l’economia
Il Consiglio dei ministri ha varato il Documento di economia e finanza: 40 miliardi a cui vanno aggiunti altri 30 miliardi, spalmati in più anni, per dare corpo ai progetti che non potranno entrare - per problemi di conti o per la loro stessa natura - nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), vale a dire la declinazione italiana del Recovery Plan europeo, da presentare tassativamente a Bruxelles entro la fine del mese
Il Consiglio dei ministri ha varato il Documento di economia e finanza, che contiene le coordinate macroeconomiche per l’anno in corso e i due seguenti, e ha deciso di chiedere al Parlamento un nuovo, ingentissimo scostamento di bilancio per poter finanziare un nuovo decreto con misure di sostegno alle attività produttive. Si tratta di 40 miliardi a cui vanno aggiunti altri 30 miliardi, spalmati in più anni, per dare corpo ai progetti che non potranno entrare – per problemi di conti o per la loro stessa natura – nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), vale a dire la declinazione italiana del Recovery Plan europeo, da presentare tassativamente a Bruxelles entro la fine del mese.
I prossimi quindici giorni saranno frenetici e decisivi sul piano politico-economico. Mentre in Parlamento va avanti il “decreto sostegni”, si discute già da inizio aprile di un decreto bis che nel titolo potrebbe portare esplicitamente la parola “imprese”. Le perduranti restrizioni anti-contagio richiedono ulteriori forme di ristoro che nel dettaglio saranno definite nei prossimi giorni. Per il nuovo decreto extra-deficit è infatti necessaria l’autorizzazione del Parlamento, che si esprimerà il 22 aprile. La novità, peraltro annunciata, è la linea di finanziamento complementare che affiancherà il Pnrr. Il governo punta su questi investimenti aggiuntivi per incrementare la spinta all’economia. Tra decreti e legge di bilancio, dallo scorso anno sono stati messi in campo 180 miliardi. Per quest’anno si prevede un indebitamento netto dell’11,8% (contro il 9,5% del 2020) e se si vuole provare a riportare il deficit sotto il 3% nel 2025 o si taglia o si cresce di più. È stata inevitabilmente scelta questa seconda strada. Per quest’anno, intanto, si prevede un aumento del Prodotto interno lordo pari al 4,5%.
Il governo sta procedendo in parallelo con la messa a punto del Pnrr che Draghi presenterà ufficialmente alle Camere il 26 e il 27 aprile e che probabilmente sarà accompagno da due decreti: uno per la semplificazione delle procedure – i fondi europei saranno erogati solo a fronte di realizzazioni ben scadenzate – e un altro per la governance, che alla fine potrebbe essere affidata proprio al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), un organismo che già esiste e già prevede la presenza sia dei ministri competenti sia dei presidenti delle Regioni di volta in volta interessate. Ma questo è un punto politicamente molto delicato e bisognerà attendere prima di avere delle certezze in proposito.
Oggi comunque è iniziato il confronto con le Regioni e gli enti locali, da un lato, e con i partiti di maggioranza e opposizione, dall’altro. Il calendario di questa sorta di consultazioni a tema prevede un primo turno con M5S e Lega, seguiti da Forza Italia e Pd, domani, per concludere nella giornata di lunedì con Fratelli d’Italia e Iv. Se il ruolo delle Regioni sarà cruciale nella fase di attuazione del piano, quello dei partiti è particolarmente importante nella fase attuale. E non solo nell’elaborazione delle scelte economiche, ma anche nella capacità che avranno di interpretare le dinamiche sociali dando loro forma politica e così contribuendo al disegno comune di risposta ai bisogni. A volte, invece, sembra emergere forte la tentazione di cavalcare il disagio, strumentalizzandolo a fini di consenso di di parte. La situazione è al limite e, come se non bastasse l’osservazione diretta, ci ha pensato anche l’Ocse a sottolineare che “la crisi rischia di far calare ulteriormente i tassi di occupazione, già bassi, e di rafforzare le disuguaglianze”. Bisogna lavorare per ricucire, non per allargare le fratture. La pandemia “ci ha ricordato come ciascuno di noi dipenda fortemente da tutti gli altri”, ha detto nei giorni scorsi il Capo dello Stato. Nel “senso di comunità” il Paese può trovare ancora una volta le energie per progettare il futuro senza dimenticare un’emergenza che purtroppo continua a causare centinaia di morti ogni giorno.