Usa-Messico, Msf: “Militarizzazione delle frontiere ed espulsioni di massa mettono a rischio i migranti"

La nuova intesa tra Stati Uniti, Messico, Honduras e Guatemala che rafforza la militarizzazione delle frontiere porterà ad un’ulteriore criminalizzazione di migranti e rifugiati, lasciati sempre più esposti alle violenze della malavita organizzata e alla pandemia di Covid-19. Lo afferma Medici Senza Frontiere, le cui équipe hanno più volte denunciato i raid di massa e casi di detenzione arbitraria

Usa-Messico, Msf: “Militarizzazione delle frontiere ed espulsioni di massa mettono a rischio i migranti"

La nuova intesa tra Stati Uniti, Messico, Honduras e Guatemala che rafforza la militarizzazione delle frontiere porterà ad un’ulteriore criminalizzazione di migranti e rifugiati, lasciati sempre più esposti alle violenze della malavita organizzata e alla pandemia di Covid-19. Lo afferma Medici Senza Frontiere (Msf), le cui équipe hanno più volte denunciato i raid di massa e casi di detenzione arbitraria al confine meridionale del Messico, oltreché dell’espulsione dei richiedenti asilo dagli Stati Uniti in base al “Titolo 42”. Questo provvedimento, emesso a seguito della pandemia di Covid-19 prevede l’espulsione di massa immediata per pretestuosi motivi di salute pubblica, bloccando di fatto il diritto di richiedere asilo negli Usa.

“Le persone vengono totalmente abbandonate senza alcuna informazione sul processo di rimpatrio, la maggior parte di loro non ha la possibilità di contattare le proprie famiglie e rimane in spazi aperti a volte per giorni prima di avere la possibilità di accedere ai rifugi, spesso pieni, o tornare nel paese di origine - dichiara Martina Marchiò, rientrata da poco da una missione di sei mesi in Messico come responsabile medico per Msf -. Di fatto, uomini, donne e bambini rischiano ogni giorno di essere rapiti o di diventare vittime di violenza sessuale per mano della criminalità organizzata. La situazione è davvero difficile e le istituzioni sono totalmente assenti”.
“Ancora una volta stiamo assistendo alla costruzione di barriere fisiche, burocratiche e di sicurezza per bloccare le procedure d’asilo e fermare la libera circolazione di persone che fuggono dal proprio paese a causa delle violenze - aggiunge Antonino Caradonna, capo progetto di Msf in Messico -. Questo accade alle frontiere sud e nord del Messico. Mentre gli Stati Uniti bloccano ed espellono in massa i nuovi arrivati, il Messico li reprime e li detiene in massa”.

Raid di massa e arresti arbitrari: le denunce di Msf

Il team di Msf sul confine meridionale del Messico ha più volte denunciato raid di massa e gli arresti arbitrari in zone con un’elevata concentrazione di migranti e richiedenti asilo, incluse quelle vicine ai centri di assistenza sanitaria dell’organizzazione. Si sono verificati diversi incidenti a Coatzacoalcos, nello stato di Veracruz, a sud del Paese, uno snodo ferroviario molto frequentato dalle persone in movimento.
“La scorsa settimana ci sono state diverse incursioni a Coatzacoalcos lungo le linee ferroviarie e circa 50 migranti, tra cui famiglie con bambini, sono stati detenuti arbitrariamente - dichiara Caradonna di Msf -. Dormivano vicino ai centri di accoglienza perché gli sono stati negati gli alloggi, per presunti motivi legati alla pandemia”. Molti centri in Messico hanno chiuso o ridotto la capacità a causa della pandemia.

L’azione della polizia vicino ai centri o ai luoghi in cui i migranti ricevono assistenza medica e umanitaria “spinge le persone a nascondersi di più, a scegliere strade più pericolose, a essere più vulnerabili nei confronti della criminalità organizzata e dell’estorsione - continua Caradonna - Dobbiamo denunciare l’enorme mancanza di protezione nei confronti di queste persone”.

Le testimonianze raccolte da Msf confermano l’aumento delle incursioni e degli arresti sul confine meridionale del Messico, che mettono a rischio la salute fisica e mentale dei richiedenti asilo e dei migranti. Altri hanno detto di aver ricevuto aiuto dai residenti locali. “Non ci sono rifugi, siamo ospitati nelle case da persone gentili. È una cosa che apprezzi perché non devi più correre il rischio di dormire sulle colline”, racconta Roger, un uomo honduregno di 39 anni.

Lungo il confine settentrionale del Messico, le équipe di Msf stanno assistendo all’aumento delle espulsioni di massa di richiedenti asilo e migranti dagli Stati Uniti. “Persone che vengono riportate in Messico senza un’adeguata procedura e lasciate in città sconosciute, spesso pericolose, lungo il confine settentrionale”. A Reynosa, Nuevo Laredo e Ciudad Juárez, le équipe di Msf hanno fornito assistenza medica a centinaia di famiglie deportate, ora bloccate, in attesa di protezione.

“Le nostre équipe riferiscono i trattamenti disumani che i migranti ricevono nei centri di detenzione negli Stati Uniti, dell’impatto che questo ha sulla loro salute e dello stress acuto che portano con loro - dichiara Geaninna Ramos, consulente medico di Msf -. Vengono deportati in città di confine in Messico, senza alcuna informazione su dove si trovano e su cosa faranno dopo. Ci sono molte donne con bambini in braccio, che non hanno mangiato o ricevuto cure dignitose durante la detenzione e senza misure di prevenzione contro il Covid-19. Abbiamo curato una bambina di 4 anni arrivata a Ciudad Juárez disidratata, perché non le è stata nemmeno data l’acqua quando si trovava nelle celle di contenimento negli Stati Uniti”.

La mancanza di protezione per i richiedenti asilo e i migranti, la mancanza di un’adeguata assistenza umanitaria e di inclusione negli sforzi di prevenzione del Covid-19, la criminalizzazione delle persone costrette a fuggire, la loro vulnerabilità alle bande criminali che si dedicano a rapimenti, estorsioni e tratta, non sono problemi nuovi. “Abbiamo già visto queste dannose politiche migratorie dannose in passato e sappiamo che non scoraggiano i migranti, ma li spingono solo a nascondersi e percorrere strade più pericolose, dove potrebbero essere più esposti alla criminalità organizzata, rivolgersi a trafficanti di esseri umani e rischiare la vita - continua ancora Caradonna di Msf -. Come affermato da un portavoce dell’amministrazione statunitense, la maggiore presenza di sicurezza nella regione ha lo scopo proprio di scoraggiare la migrazione: “L’obiettivo è rendere più difficile il viaggio e l’attraversamento dei confini. Ma un viaggio più difficile per i migranti significa renderlo più letale”. 

Medici senza frontiere chiede ancora una volta agli Stati Uniti, al Messico e agli altri governi della regione di porre fine a queste politiche migratorie repressive. “Ai richiedenti asilo e ai migranti deve essere garantita protezione e adeguata assistenza umanitaria in conformità con le leggi e le norme nazionali e internazionali. Inoltre, in un contesto di pandemia globale, devono essere compiuti tutti gli sforzi possibili per proteggere le persone in fuga, fornendo rifugi sufficienti e spazi sicuri”, conclude l’organizzazione.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)