Una reliquia di san Titus Brandsma a Terranegra. Messa mercoledì 26 luglio alle 10.30

Avremo un compatrono dei giornalisti con San Francesco di Sales? Certamente san Titus Brandsma (il suo nome di battesimo era Anno Sjoerd) è stato un gigante della verità a ogni costo. Mercoledì 26 luglio, nella chiesa di San Gaetano Thiene a Terranegra, a Padova viene celebrata una messa (alle ore 10.30) per accogliere una sua reliquia: un pezzettino del suo abito religioso.

Una reliquia di san Titus Brandsma a Terranegra. Messa mercoledì 26 luglio alle 10.30

Piccolo sì, ma estremamente significativo perché «ci sembra davvero un segno profetico per poter fare spazio nella nostra comunità, alla figura di san Titus» spiega don Fabio Artusi, parroco a Terranegra e rettore del Tempio nazionale dell' internato ignoto di Padova. Per don Artusi «san Brandsma, per la verità, non ha avuto paura di dare la vita, ed è per questo che può essere un validissimo punto di riferimento per chi la cerca, non accontentandosi». É questo il motivo per cui la comunità parrocchiale di Terranegra, con in testa il suo parroco, ha voluto questa reliquia: «L’abbiamo chiesta all’ordine di appartenenza di san Titus, i Carmelitani, perché, nonostante la sua figura apparentemente sembri lontana per nazionalità e tradizione dalla nostra, vorremmo che le tante scolaresche che durante l’anno visitano il Tempio, possano conoscere la sua testimonianza». La parrocchia gli scorsi anni ha ricevuto anche una reliquia di san Massimiliano Maria Kolbe e di santa Teresa Benedetta della Croce (sono presenti due altari nella chiesa di Terranegra a loro dedicati), figure legate a san Titus: tutti e tre infatti, sono accumunati dall’esser stati internati nei campi di concentramento. Il Tempio dell' internato ignoto che accoglie la reliquia è un sacrario e una chiesa nel quartiere Terranegra di Padova: inaugurato il 3 settembre 1955, è stato voluto dall’allora parroco di Terranegra, don Giovanni Fortin che nel 1943 venne deportato nel  campo di concentramento di Dachau e poi liberato nel 1945. Questo luogo fa memoria del sacrificio di tutti i deportati e degli internati nei lager nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Parla di una nefasta vicenda storica con sprazzi di luce e umanità che sono venuti da queste figure e tante altre passate nel silenzio dell’oblio. La vita di san Titus (nato il Bolsward, nei Paesi Bassi, il 23 febbraio 1881) è segnata soprattutto dalla sua ordinazione religiosa – entra a far parte dell’ordine dei Carmelitani divenendo sacerdote nel 1905 – e dall’opposizione che fece al regime nazionalsocialista di Hitler (le cui truppe avevano invaso Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia il 10 maggio 1940), attraverso la sensibilizzazione per la non pubblicazione dei proclami emanati dal governo di occupazione, sulla stampa cattolica olandese. Il religioso, da tempo legato al giornalismo e alla stampa cattolica del suo Paese, fece un’opposizione coraggiosa contro l’ideologia dominante, che pagò con l’arresto a gennaio del 1942. Deportato nel campo di concentramento di Dachau, morirà il 26 luglio dello stesso anno. Venne ucciso da un’iniezione di acido fenico somministrato da una giovane infermiera olandese. Poco prima di morire san Titus donò alla donna che lo stava uccidendo la propria corona del Rosario, fabbricata per lui da un internato. La giovane gli disse di non saper pregare e il religioso le rispose che per farlo le sarebbe bastato dire «prega per noi peccatori». La sua carnefice poi si convertì e, durante il processo per la beatificazione e canonizzazione, rese la propria preziosa testimonianza sulle ultime ore di vita del carmelitano. Tornando alla domanda di apertura: solo il tempo ci potrà dare una risposta affermativa o meno. La richiesta di riconoscere san Titus Brandsma compatrono dei giornalisti parte dall’iniziativa di un gruppo di persone che, nel momento della canonizzazione del santo olandese (avvenuta il 15 maggio 2022; precedentemente era stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 novembre 1985), hanno scritto una lettera a papa Francesco con questa petizione. È voluto compatrono soprattutto di coloro che ancora oggi continuano a morire per raccontare la realtà dei fatti, senza nascondere la verità.

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