Una maratona di preghiera di 7 ore. L’appello per i colloqui: “Ogni minuto di cessate-il-fuoco conta tantissimo”
Una maratona di preghiera di 7 ore, dalle 14 alle 21, e in collegamento con sette città dell’Ucraina per implorare da Dio il miracolo della pace. Rispondendo all’appello di Papa Francesco, anche i cattolici in Ucraina oggi si sono fermati ed hanno pregato nei monasteri e nelle chiese e in diretta online nei luoghi dove si trovano, nei rifugi, nei campi e nei centri di accoglienza, lungo le strade di fuga. L’appello per il secondo round di colloqui tra Russia e Ucraina: “Per noi ogni minuto conta tantissimo. Ogni minuto di cessate-il-fuoco può significare la salvezza di tante vite umane. Dai colloqui, aspettiamo che si arrivi almeno ad un cessate-il-fuoco per continuare la strada del dialogo”
Cattolici in ginocchio per implorare il miracolo della pace e la protezione della Madonna. Mentre l’Ucraina è stata per tutto il giorno presa di mira dai bombardamenti e dagli attacchi dei missili russi, i cattolici hanno dato vita ad una straordinaria maratona di preghiera di 7 ore, dalle 14 alle 21, e in collegamento con sette città dell’Ucraina, nel settimo giorno di guerra. L’iniziativa – organizzata dalla chiesa greco-cattolica ucraina – si è svolta in diretta televisiva online ed ha avuto come slogan: “Ucraina sotto la protezione della Madre di Dio”. Rispondendo all’appello di papa Francesco, anche i cattolici in Ucraina oggi si sono fermati. Lo hanno fatto sotto le bombe, nei luoghi dei rifugi, nei campi e nei centri di accoglienza, lungo le strade di fuga. La catena di preghiera ha collegato il Paese da Nord a Sud, da Est a Ovest. Le trasmissioni hanno ripreso sacerdoti e fedeli in preghiera da Kharkiv, Odessa, Hrushiv, Zarvanytsia, Goshiv, Univ e Kyiv. Con Papa Francesco, tutto il mondo si è unito in preghiera e nel digiuno per la pace in Ucraina. “Per tutti noi – ha detto in apertura della diretta online Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, in un video messaggio – si tratta di una giornata speciale, perché comprendiamo che nella nostra tragedia non siamo soli”. La guerra continua. Si continua a sparare sulle città e sui villaggi. C’è preoccupazione soprattutto per le città di Kharkiv, Sumy, Chernihiv, Kherson e per le altre città ucraine assediate, dove “ormai mancano i viveri, i medicinali e la popolazione locale ha bisogno di essere salvata”. “Dio, accogli il nostro digiuno e le nostre preghiere”, ha detto l’arcivescovo di Kiev. “Dio, unisci noi tutti, affinché la vita vinca sulla morte e la preghiera comune di tutto il mondo porti la pace in Ucraina”.
E mentre nei monasteri e nelle chiese greco-cattoliche si pregava, è arrivata la notizia che il secondo round di colloqui tra Russia e Ucraina, inizialmente previsto per questa sera, si svolgerà domani. Il capo negoziatore di Mosca, Vladimir Medinsky, ha già annunciato che l’ipotesi di un cessate il fuoco sarà sul tavolo dei negoziati. Secondo i media locali, i colloqui dovrebbero tenersi nella foresta Belovezhskaya Pushcha della regione di Brest, in Bielorussia, al confine con la Polonia e la composizione delle delegazioni sarà la stessa dei primi colloqui. In realtà, il primo round di negoziati, andato avanti per cinque ore, nella regione di Gomel, non ha purtroppo portato ad alcun risultato.
“Il popolo ucraino fa molta fatica a credere e ad avere fiducia nel negoziato con i russi”, confida don Andriy Soletskyy, rappresentante a Roma dell’arcivescovo maggiore della Chiesa greco- cattolica ucraina. “Comunque, a tutti i livelli, noi chiediamo che si riprenda la strada del negoziato con l’aggressore”. E aggiunge:
“Per noi ogni minuto conta tantissimo. Ogni minuto di cessate-il-fuoco può significare la salvezza di tante vite umane. Dai colloqui, ci aspettiamo che si arrivi almeno ad un cessate-il-fuoco per continuare la strada del dialogo. Questo momento è veramente tragico. Stiamo vivendo una grande tragedia. Anche un solo minuto di cessate-il-fuoco è vitale per salvare vite umane”.
Facendo poi riferimento alla “maratona spirituale” di oggi, don Soletskyy osserva: “Noi come gente di fede, crediamo che la preghiera sia l’unica e la più potente arma che ci è rimasta. Se fino ad oggi esistiamo come Paese indipendente e come popolo libero è per la forza della preghiera. La nostra preghiera per la pace è anche un ringraziamento a Dio che in questi giorni drammatici, ci mostra la sua potenza. Questi gesti straordinari di solidarietà che stiamo sperimentando e che ci arrivano da tutto il mondo, ma anche i sacrifici che si stanno facendo in questo momento a tutti i livelli per il popolo ucraino, sono la nostra forza, perché nell’orrore della guerra, ci mostrano la presenza di Dio con noi”.