Una barriera contro il male. Come i non credenti vedono papa Francesco in un libro di Riccardo Cristiano
Laico e, come si definisce lui stesso, agnostico, Cristiano è attirato dalla figura di Francesco perché il pontefice non sta operando solo per il bene dell’istituzione ecclesiale in sé, ma per quello dell’umanità intera.
La figura di papa Francesco ha suscitato attenzione anche nel mondo laico e tra i non credenti. I motivi sono davvero tanti: la scelta da parte di un gesuita di prendere il nome, una volta Papa, del poverello d’Assisi, ad esempio. Qualcuno ha notato come questa scelta abbia significato accostare la cultura, compresa quella non immediatamente religiosa, alla condivisione della povertà, e non è un argomento di poco conto, soprattutto oggi, alla luce di crisi economiche globali e di una pandemia che ha sconvolto il mondo intero. Ci aiuta a capire questo interesse da parte del mondo non legato direttamente alla Chiesa il nuovo libro del vaticanista, e già inviato in Medio Oriente, Riccardo Cristiano, “Bergoglio o barbarie.
Francesco davanti al disordine mondiale” (prefazione di Marco Impagliazzo, Castelvecchi, 2020, 208 pagine). Laico e, come si definisce lui stesso, agnostico, Cristiano è attirato dalla figura di Francesco perché il pontefice non sta operando solo per il bene dell’istituzione ecclesiale in sé, ma per quello dell’umanità intera. Non abbiamo usato a caso il verbo operare, perché in questo libro è forte l’ammirazione per un uomo di fede che però non pone solo questioni di credo, ma di sopravvivenza di tutti. Non quindi un indebito sconfinamento in cose che non lo riguardano, come potrebbero sdegnosamente opporre alcuni intellettuali schierati una volta per tutte (contro i quali l’autore ogni tanto lancia qualche frecciatina ironica), ma un aiuto ad un pianeta che rischia di morire a causa non di diversità ideologiche o confessionali, ma di precise politiche globali che hanno portato a gravissimi danni per l’ambiente e per l’uomo.
Certo, è un libro in cui la prospettiva esterna al mondo della fede subisce qualche vizio prospettico, come quando affronta le diversità di posizioni dentro la Chiesa che non possono essere ricondotte semplicemente ad una questione di progressisti-conservatori, ma che in compenso ci racconta come una parte del mondo laico, quella disposta a rinunciare a vecchie parole d’ordine e antiche rigidità ideologiche, sia in grado di capire gli sforzi della Chiesa di praticare il Vangelo oggi. La tutela della vita non è solo legata alle campagne contro l’aborto (e anche di questa drammatica vicenda scrive qui Cristiano) ma anche alla difesa di ciò che sta alla base dell’esistenza: la natura. E fa bene l’autore a ricordare come l’Enciclica “Laudato sì” abbia una importanza rivoluzionaria non solo all’interno del mondo dei credenti.
“Bergoglio o barbarie” interessa proprio per questa sua origine non immediatamente connessa con la dimensione della fede e tantomeno ecclesiale, scritto con l’onestà intellettuale di chi ha vissuto personalmente il dramma della guerra e delle divisioni religiose ed è convinto che la ricerca da parte di Francesco di un dialogo con le altre religioni non sia un cedimento, ma una dimostrazione di coerenza e di amore. Anche perché, senza di lui, scrive Cristiano, il mondo sarebbe in balìa delle guerre, degli odii e delle paure.