Un minore su 3 e più di 1 donna su 4 vivono in Paesi dove i diritti umani sono poco rispettati

I dati dell’World Index 2024”, presentati dalla Childfund Alliance. In classifica prime Svezia, Islanda e Norvegia; fanalino di coda il Ciad; in Afghanistan a rischio i diritti delle donne. Italia 34esima dopo Spagna, Francia e Germania. Interpellati inoltre 10 mila bambini e bambine di 41 Paesi: disoccupazione, povertà ed epidemie le principali preoccupazioni per il futuro

Un minore su 3 e più di 1 donna su 4 vivono in Paesi dove i diritti umani sono poco rispettati

Un bambino e bambina su tre e più di 1 donna su 4 vivono in Paesi in cui i diritti umani non sono sufficientemente rispettati e implementati; sono stati fatti progressi per la salute infantile, mentre il diritto all’istruzione non ha visto significativi miglioramenti dalla pandemia. E in generale, interpellati direttamente, ancora troppi bambini e bambine nel mondo affermano di non essere felici. È la fotografia a luci e ombre quella del ChildFund Alliance World Index, precedentemente pubblicato come WeWorld Index da WeWorld, membro italiano della rete globale ChildFund Alliance, che misura le condizioni di vita di donne e bambini/e in 157 Paesi, valutando la promozione, l’esercizio e la violazione dei loro diritti. La ChildFund Alliance raggruppa 11 organizzazioni umanitarie, raggiungendo 30 milioni di persone in 70 Paesi.

L’Index presenta una classifica globale dei 157 Paesi in base all’attuazione dei diritti delle donne e dei bambini, e un focus tematico: per il 2024 la ricerca si concentra sul diritto dei più giovani ad avere un futuro (diritto di vivere in un mondo che offra opportunità eque e sostenibili per la loro crescita, benessere e sviluppo), riportando le voci di 10.000 bambini, bambine e adolescenti di 41 Paesi sulle loro paure, aspettative e speranze.

“Abbiamo voluto dare voce a bambini, bambine e adolescenti, ancora fortemente sottorappresentati nei summit internazionali. Si parla spesso di loro, in Italia e all’estero, ma non li si ascolta abbastanza: questa è una delle maggiori evidenze dell’Index di quest’anno, in tutti i Paesi - commenta Dina Taddia, Ceo di WeWorld -. Auspichiamo che questa consultazione partecipata possa fare da apripista per un futuro in cui disagio, bisogni ma anche speranze dei giovani vengano finalmente ascoltati, e in cui bambini e bambine vengano messi al centro dell’azione, non solo delle organizzazioni umanitarie, ma dei programmi di tutta la comunità internazionale”.

I dati

Nel 2023, 1 bambino su 3 e più di 1 donna su 4 vivevano in paesi con un’attuazione limitata o minima dei diritti umani. Al ritmo attuale, secondo il report, ci vorranno 113 anni perché le donne e i bambini siano testimoni della piena attuazione dei diritti valutati dall’Index in tutti i Paesi.
I contesti in cui vivono donne e bambini oggi sono meno democratici e sicuri rispetto al passato, anche se si registrano miglioramenti nell'accesso alle informazioni e ai servizi Wash (Water, Sanitation and Hygiene).

Si rilevano comunque progressi significativi per la salute dei bambini, ma i progressi sul diritto all’istruzione sono fermi dal 2020, anche a causa dei rallentamenti dovuti alla pandemia.
I livelli di istruzione e partecipazione delle donne ai processi decisionali sono in aumento. Tuttavia, le donne rimangono il gruppo sociale più vulnerabile ed emarginato a livello globale, e sperimentano la più alta probabilità di violazioni dei diritti umani.

La classifica generale e l’Italia

Guardando la classifica generale, si confermano primi per rispetto dei diritti di donne, bambini e bambine i Paesi del Nord Europa: ai primi tre posti troviamo Svezia, Irlanda e Norvegia, seguite da Svizzera, Australia e Danimarca. In coda alla classifica, Paesi africani come Mali, Niger, Repubblica Centrafricana, con il Ciad fanalino di coda su 157 Paesi. Paesi dove i diritti delle fasce più vulnerabili della popolazione continuano a essere a rischio. “Menzione a parte merita l’Afghanistan, quasi sparito dalle cronache dei media: un Paese ‘fuori dai radar’, dove il divario tra la condizione di uomini e donne resta enorme e i diritti di bambine e bambini sono a rischio.  Si prevede inoltre un peggioramento per Paesi come Libano e Palestina, a causa dei conflitti in corso”, si afferma.

L’Italia è 34esima nella classifica generale. Nonostante l’Italia sia nella parte alta della classifica, che comprende Paesi con “forte implementazione dei diritti umani”, le cose cambiano se si guardano i sottoindici: soprattutto per la condizione delle donne, il nostro Paese si conferma un Paese a misura di uomini ed è molto peggiorata dal 2015, passando nella categoria “Moderate Human Rights Implementation”; mentre si registra un miglioramento della salute femminile, seppur lieve, peggiorano invece le altre componenti considerate, come opportunità economiche, educazione e partecipazione ai processi decisionali.

Rispetto al 2015, invece, migliorano complessivamente le condizioni di bambine e bambini, soprattutto grazie a un progresso significativo della salute. Peggiorano invece il capitale umano ed economico, con rischio di povertà intergenerazionale e educativa, anche a causa dei poco mirati investimenti in educazione e degli ampi divari territoriali.

Le voci di bambini e ragazzi

Riconoscendo i bambini come titolari di diritti, ChildFund Alliance li coinvolge nell’identificazione dei loro bisogni e aspirazioni. Per l’Index 2024 sono stati consultati 10.000 bambini e adolescenti dai 10 ai 18 anni in 41 Paesi, su temi come povertà, conflitti, cambiamento climatico, violenza e sogni per il futuro.

In particolare:  più di 1 bambino con disabilità su 7 non frequenta la scuola regolarmente; nell'Africa centrale e occidentale, quasi 1 bambino/a su 3 dice di non andare a scuola regolarmente. Inoltre, quasi 1 bambino/a su 10 afferma di lavorare attualmente.

L'insicurezza alimentare colpisce quasi 1 su 4 (23%) bambini con disabilità, rispetto al 14% di coloro che non hanno disabilità. Più di 1 bambino su 10 solitamente non si sente felice. Nell’Africa centrale e occidentale questa cifra sale a più di 1 bambino su 3.
Il livello di felicità è correlato positivamente sia alla frequenza scolastica che alla sicurezza alimentare: i bambini che frequentano la scuola regolarmente e si sentono sazi dopo ogni pasto tendono a essere più felici.

Bambini e diritti: più di 1 bambino su 5 ha una percezione debole dei propri diritti; i ragazzi ne hanno una percezione più debole rispetto alle ragazze.
Non solo: quasi 3 bambini su 10 con status socioeconomico basso hanno debole percezione dei propri diritti, rispetto ai quasi 2 su 10 di quelli di contesti socioeconomici più elevati. Vulnerabilità e marginalizzazione influiscono negativamente sul riconoscimento di sé stessi come titolari di diritti.

Ed ancora: 4 bambini su 10 si sentono insicuri a causa di guerre e criminalità. Più di 1 bambino su 4 pensa che gli adulti non promuovano pienamente i suoi diritti. Vivere in ambienti in cui i diritti sono effettivamente riconosciuti e sostenuti dagli adulti influenza in modo significativo la percezione di sé dei bambini /e come titolari di diritti.

In generale, bambini e bambine dei Paesi europei e occidentali sono tendenzialmente più incerti sul futuro, dubbiosi e infelici rispetto ai loro coetanei dei Paesi a reddito medio-basso, e meno consapevoli dei propri diritti, come fossero “appendici” dei genitori. In Paesi che hanno sperimentato alcuni avanzamenti negli ultimi anni, come Tanzania, Kenya o alcune aree dell’America Latina, i giovani sono meno consapevoli della possibilità di dare e avere una propria opinione, perché meno abituati a essere interpellati, ma sono più consci di avere dei diritti.

In generale, bambine e bambini hanno sogni, desideri e aspirazioni ma troppe volte le loro voci rimangono ancora troppo spesso inascoltate. Solo ascoltando ciò che hanno da dire è possibile costruire un mondo che sia a loro misura e quindi garantire loro il diritto al futuro, partendo da azioni e politiche concrete.

Preoccupazioni e speranze. La terza parte del sondaggio si concentra sulla percezione che i bambini hanno del loro futuro, tra paure e incertezze ma anche speranze, aspettative e sogni.
Le tre principali preoccupazioni dei bambini riguardo al futuro sono disoccupazione, povertà ed epidemie. I bambini che percepiscono livelli elevati di promozione dei diritti da parte degli adulti di riferimento nella loro vita sono generalmente meno ansiosi riguardo alle minacce future; 1 bambini su 7 crede che non potrà decidere liberamente se sposarsi o avere figli.

In Italia, infine, 1 bambino italiano su 10 dichiara di non essere felice. 2 su 10 preferiscono non rispondere alla domanda.
Il 6% dei bambini intervistati dichiara di lavorare attualmente. Quasi 1 bambino italiano su 5 ha una debole percezione dei suoi diritti. Più di 1 bambino su 2 dice che gli adulti non chiedono la sua opinione.

Le cose che preoccupano di più i bambini e le bambine italiane nel loro futuro sono nell’ordine: mancanza d’acqua, guerre e conflitti, violenza. Più di 1 bambino su 4 non immagina il suo futuro in Italia.

Le 5 priorità

Ai bambini, infine, è stato chiesto di identificare le priorità e le azioni che gli adulti dovrebbero intraprendere per garantire loro un futuro migliore. In generale, sono 5 le aree d’azione su cui i bambini chiedono agli adulti di impegnarsi maggiormente: diritto all’educazione; protezione dalla violenza e dalle discriminazioni; ascolto dell’opinione di bambini, bambine e adolescenti; comprensione e rispetto; avere adulti di riferimento capaci di guidare, incoraggiare e supportare bambini e bambine.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)