Ucraina. Don Cattelan (Leopoli): “Viviamo sospesi. Il tempo è scandito dal suono delle sirene”
“La situazione è difficile e per certi versi assurda. Nessuno sa cosa fare e molte persone, in particolare donne e bambini, vivono ora per ora pensando solo a mettersi in salvo, senza sapere bene dove e come. Il tempo è scandito dal suono delle sirene. Un suono che è sempre più frequente e assordante”. A raccontarlo è don Moreno Cattelan, sacerdote del Don Orione in Ucraina, raggiunto dal Sir all’indomani dell’attacco russo in Ucraina. Don Moreno ha lasciato Kiev nella notte con un altro religioso per recarsi a Leopoli, dove una struttura del Don Orione ospita ragazzi in difficoltà
“La situazione è difficile e per certi versi assurda. Nessuno sa cosa fare e molte persone, in particolare donne e bambini, vivono ora per ora pensando solo a mettersi in salvo, senza sapere bene dove e come. Il tempo è scandito dal suono delle sirene. Un suono che è sempre più frequente e assordante”. A raccontarlo è don Moreno Cattelan, sacerdote del Don Orione in Ucraina, raggiunto dal Sir all’indomani dell’attacco russo in Ucraina. Don Moreno ha lasciato Kiev nella notte con un altro religioso per recarsi a Leopoli, dove una struttura del Don Orione ospita ragazzi in difficoltà. “Un viaggio lunghissimo e surreale – racconta -. Siamo andati via dal nostro appartamento di Kiev per raggiungere Leopoli, dove abbiamo un centro che accoglie ragazzi disabili e in difficoltà. In questo momento di emergenza dobbiamo dare una mano a loro e cercare di accogliere il maggior numero di persone. Già oggi abbiamo accolto delle famiglie da Kiev”.
Don Moreno, come ha passato la notte?
È stata una notte infinita, abbiamo impiegato 18 ore per raggiungere Leopoli da Kiev. La strada era piena di macchine che cercavano di lasciare la città. La maggior parte delle persone sono donne e bambini che stanno scappando, ma molti di loro non sanno dove andare.
Per strada era pieno di famiglie, donne con bambini e anziani che fuggivano dalla città.
Che situazione ha lasciato a Kiev?
A Kiev abbiamo lasciato una situazione di paura e panico. La gente vive nei rifugi, e quando questi non ci sono passa le notti nei sottoscala dei palazzi. Hanno tutti paura, siamo in stato di guerra.
A Leopoli cosa ha trovato invece?
Anche a Leopoli la situazione è drammatica e al contempo irreale.
La città è vuota e c’è un ambiente spettrale che viene interrotto solo dal suono delle sirene. Oggi è già suonato l’allarme tre volte e ogni volta abbiamo pochi secondi per metterci al riparo nel rifugio più vicino.
Noi abbiamo dei ragazzi in carrozzina e ogni volta è complicato muoverci, difatti stiamo predisponendo un rifugio più agevole per loro in caso di eventuali bombardamenti. Per il resto è tutto apparentemente fermo e silenzioso.
Un silenzio che evoca troppe domande e pensieri.
Del tipo?
Pensieri di paura. Non auguro a nessuno di vivere i momenti che stiamo passando noi e di provare i sentimenti di terrore e impotenza per certi aspetti.
Migliaia di mamme che fuggono con i bambini non sono solo scene di disperazione, ma di invocazione. I bambini, seppur piccoli, percepiscono la tensione e il pericolo. In particolare mi viene in mente una momento di ieri a Kiev, dove un bambino con un peluche stringeva la mano alla madre chiedendo dove andassero, e la madre non ha saputo rispondere. Nessuno di noi credo che oggi potrebbe rispondere perché reamente non sappiamo che fare.
Vivete sospesi…
Esatto. Stiamo vivendo sospesi, minuto per minuto. nella speranza che la situazione si calmi. Allo stesso tempo, però, abbiamo ancora fede, fiducia e speranza. C’è un mare di gente che sta pregando per noi, e non solo cattolici. Credo che il mondo abbia a cuore la nostra situazione e sentiamo la vicinanza di tante persone. La speranza non può e non deve morire. Ci affidiamo al buon Dio e al buon senso di chi ha il potere di far finire questa situazione, che in pochi giorni è diventata una guerra.
Andrea Regimenti