Tra resistenze e criticità, ecco il punto sul piano Rom del Comune di Roma

Prosegue la tabella di marcia di Roma Capitale sul superamento dei campi rom. In commissione Politiche sociali è stato fatto un punto su scadenze, passaggi e difficoltà del piano rom capitolino 

Tra resistenze e criticità, ecco il punto sul piano Rom del Comune di Roma

Prosegue, anche se a rilento, la tabella di marcia di Roma Capitale sul superamento dei campi rom. In commissione Politiche sociali, presieduta dalla pentastellata Agnese Catini, è stato fatto un punto su scadenze, passaggi e difficoltà del piano rom capitolino. Secondo i programmi iniziali, entro l'inizio del prossimo anno si dovrà procedere allo sgombero dei campi La Barbuta e Monachina, mentre per Castel Romano la data indicata per il definitivo smantellamento è giugno 2022. A riferirlo in commissione è la funzionaria dell'Ufficio Rom, Sinti e Camminanti di Roma Capitale, Valeria Franca Neri. Quest'ultima ha tuttavia evidenziato le molte criticità che stanno accompagnando l'attuazione del piano, prospettando una dilatazione dei tempi, in controtendenza rispetto al passato quando la narrazione del provvedimento era spesso accompagnata da parole di entusiasmo da parte della maggioranza.

"Il primo step riguarderà lo sgombero dell'area est di Castel Romano- ha spiegato la funzionaria- che è la parte che presenta maggiori problemi strutturali". Per questo, "le operazioni di accoglienza sono tutt'ora in corso. In quell'area vivevano 26 nuclei familiari, poi un incendio a giugno ha fatto sì che molti di questi uscissero dal campo facendo perdere le proprie tracce". Nonostante ciò, "i percorsi di accoglienza stanno andando avanti e i colloqui tra le associazioni e gli abitanti del campo sono in corso dal 20 febbraio scorso e causa Covid, hanno avuto qualche battuta d'arresto".

Ma il vero ostacolo da abbattere è la doppia resistenza: quella della società e quella degli stessi rom. "La scarsa propensione dei proprietari di immobili ad affittare alle famiglie rom e' nota- ha spiegato ancora- parliamo di persone abituate a non pagare le utenze e a rivendicare molti diritti e pochissimi doveri". Non solo, "nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie molto numerose per cui e' difficile trovare alloggi adeguati". Ma le resistenze più significative, sarebbero quelle degli stessi abitanti dei campi. Spiega ancora Neri: "Molti sono i casi in cui alcuni soggetti, dopo aver firmato la loro adesione al piano, tornano sui propri passi, dopo essere stati minacciati dai capi famiglia, e chiedono la revoca della firma. Purtroppo all'interno dei campi vige la legge dei clan ed è crescente la sfiducia verso le istituzioni, la società e l'integrazione. Questo rende tutto più difficile ed è un peccato perché - in particolare tra le nuove generazioni - il potenziale c'è e sono in molti coloro che avrebbero tanto da dare e da esprimere". Eppure, spiegano ancora dalla commissione, l'analfabetismo è ancora dilagante e la frequentazione scolastica è praticamente nulla.

"Bisogna lavorare su un cambio culturale a che coinvolga tutti- ha aggiunto la consigliera Catini- cittadini e rom. E questo non può avvenire in uno o due anni, è un percorso lungo e difficile ma è l'unico attuabile. Non siamo il partito della ruspa ma nemmeno possiamo girarci dall'altra parte di fronte una situazione fuori controllo che mai negli anni è stata affrontata".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)
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