Tra indole e resilienza: i 5 motivi per cui i migranti diventano volontari
Dalla prima indagine promossa da CSVnet e Centro Studi Medì oltre ai dati e alle storie emergono le ragioni che spingono le persone di origine straniera alla solidarietà, un mix fra attitudini, impegno per una giusta causa e utilità personale
Non più solo beneficiari ma protagonisti di un volontariato capace di “anticipare" un modello di società più giusta e accogliente. È la fotografia dei volontari di origine straniera che emerge dall’indagine “Volontari inattesi”, promossa da CSVnet e realizzata dal Centro studi Medi di Genova con il supporto di tutti i Csv italiani.
Il volume edito da Erickson e presentato in diretta streaming il 22 giugno, traccia un’analisi dettagliata del fenomeno approfondendo anche le motivazioni che spingono all’impegno nel volontariato. Gli autori le hanno raggruppate in 5 tipologie, collocate fra la voglia di dedicare tempo ed energie per una “giusta causa” e il fare qualcosa di appagante per sé stessi.
Seguire la propria indole
Ci sono delle “disposizioni soggettive” - sottolineano Maurizio Artero e Maurizio Ambrosini che hanno curato in modo particolare questa parte della ricerca - come valori, attitudini e tratti della personalità che spingono una persona ad impegnarsi: “donare agli altri, essere solidali, impegnarsi per una società migliore”. È una questione di indole che a volte guida anche verso il desiderio di restituire qualcosa di positivo rispetto a quanto si è ricevuto.
Crescere e imparare
Per altri l’impegno corrisponde alla possibilità di crescere e arricchirsi, ovvero mettere a frutto competenze e soft skills legate ad una passione coltivata da tempo, oppure da utilizzare nel futuro, magari in ambito lavorativo ma non solo. Tra gli intervistati c’è chi, tramite il volontariato, ha avuto modo di migliorare tratti della personalità come la pazienza e la capacità di stare in gruppo.
Superare lo stigma
Si inizia anche per promuovere azioni positive che contribuiscano a cambiare la percezione degli stranieri. Una motivazione che emerge soprattutto “tra chi ha maturato ideali e posizioni sul tema dell’immigrazione molto precisi e che si vogliono esprimere col volontariato”, sottolineano i ricercatori.
Farsi nuovi amici
Entrare in un’associazione di volontariato significa in prima battuta conoscere persone e fare nuove amicizie. Una spinta alla socialità molto diffusa, che nel caso delle persone di origine straniera diventa anche un modo per uscire da una situazione di marginalità o di isolamento.
Resilienza
Il volontariato può essere anche un’alternativa a “stare a casa senza far niente”, o un modo per integrarsi. Ma può essere un’opportunità importante per sviluppare il capitale sociale e le conoscenze utili all’inserimento nel mercato lavorativo. Motivi “utilitaristici” ma che non sono mai i soli a guidare la scelta di impegnarsi: spesso trovare lavoro grazie al volontariato è percepito dai volontari immigrati come qualcosa di inaspettato, la conseguenza di un impegno iniziato sotto un’altra ottica.
“Volontari inattesi” (Erickson 2020, pagg. 352, euro 27)
La sintesi del capitolo II di sulle 5 motivazioni e i 5 profili individuali
La scheda editoriale
La prefazione
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