Territori palestinesi occupati in situazione disperata sul piano umanitario ed economico
Lo hanno sottolineato le Nazioni Unite, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, che si celebra oggi. Tor Wennesland: “Sempre più difficile per l'Autorità Palestinese coprire le spese minime, per non parlare degli investimenti essenziali per l'economia e per il popolo palestinese. La situazione fiscale sta arrivando al punto di rottura”
I Territori palestinesi occupati sono in una situazione “disperata” da un punto di vista economico-fiscale. A sottolinearlo sono state le Nazioni Unite nei giorni scorsi, in vista della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese di oggi, 29 novembre.
Vicini al punto di non ritorno. Per Tor Wennesland, coordinatore speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente, “è sempre più difficile per l'Autorità Palestinese coprire le sue spese minime, per non parlare degli investimenti essenziali per l'economia e per il popolo palestinese”. Tanto che “la situazione fiscale dell’Autorità Palestinese sta arrivando al punto di rottura”. Le ultime stime, infatti, prevedono che quest’anno l’Autorità raggiungerà un deficit di bilancio pari a 800 milioni di dollari, una cifra raddoppiata nel giro di un anno.
La realtà è preoccupante a Gerusalemme Est, dove la tensione ha raggiunto livelli di guardia, anche a causa dei frequenti scontri notturni tra israeliani e palestinesi, delle demolizioni di case e sequestri di proprietà palestinesi, oltre che per l’aumento degli insediamenti da parte di cittadini israeliani. Inoltre Israele continua con operazioni di sicurezza nell’Area A, che gli Accordi di Oslo avevano affidato totalmente all’Autorità Palestinese.
La Giornata di solidarietà con il popolo palestinese è stata istituita dall’Assemblea generale dell’Onu proprio il 29 novembre per ricordare che in quel giorno, nel 1947, era stata adottata la Risoluzione 181 (II), che prevedeva la nascita di uno Stato ebraico e uno arabo. Gerusalemme, era stato stabilito, sarebbe invece stata sottoposta a un regime internazionale speciale. Come è noto, però, ad essere stato istituito è solo lo Stato di Israele.
La crisi umanitaria in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza è da tempo di proporzioni enormi, con un peggioramento costante legato a violenza, difficoltà socio-economiche e crisi sanitaria. Il tutto in un contesto di occupazione che perdura da oltre 70 anni. Il blocco Israeliano ha messo in ginocchio Gaza, dove milioni di persone devono affrontare mancanza di acqua e cibo, carburanti e medicine: a denunciarlo a metà novembre è stata la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. E secondo l’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha) ci sono oltre 2,4 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria. La stessa Ocha denuncia che quest’anno ci sono stati 98 palestinesi uccisi in Cisgiordania, dato in forte crescita, e nella Striscia di Gaza le vittime sono state 264.
L’articolo integrale di Irene Masala, "Palestinesi: situazione umanitaria 'disperata' nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania", può essere letto su Osservatorio Diritti.