Sociale. Regione Veneto approva linee guida per i piani di zona per riorientare i servizi ai bisogni del prossimo decennio
La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore alla sanità e alle politiche sociali, ha approvato le linee guida dei piani di zona dei servizi sociali e sociosanitari che dovranno entrare in vigore nel 2020.
Le conferenze e i comitati dei sindaci, le Ulss, i comuni e le istituzioni sociali pubbliche e private dei diversi ambiti territoriali (i 26 distretti) del Veneto dovranno rileggere i bisogni preminenti dei rispettivi territori e condividere priorità e strategie di intervento. Obiettivo dei piani zonali sarà non solo una fotografia aggiornata e prospettica sulle ‘emergenze’ sociali da affrontare, ma soprattutto la messa in rete degli interventi secondo strategie comuni, che consentano l’ottimizzazione delle risorse e la condivisione degli obiettivi.
“I piani di zona sono i ‘master plan’ delle politiche sociali territoriali – spiega l’assessore alla sanità e sociale – Sono uno strumento indispensabile per la buona programmazione perché definiscono ‘chi fa che cosa’ e facilitano la partecipazione e il coordinamento in un’ottica di comunità responsabile e di welfare generativo. Problemi complessi, come l’invecchiamento, le difficoltà delle famiglie, le dipendenze e la salute mentale, richiedono visioni di ampio respiro e processi di inclusione, aggregazione e partecipazione. I futuri piani di zona non dovranno più essere ‘il libro dei sogni’ dove ogni desiderata trova spazio, ma piani di intervento mirati, in linea con la programmazione regionale”.
Le linee guida individuano le sei aree di intervento per la pianificazione territoriale dei servizi sociali: famiglia e minori; anziani; disabili; dipendenze; salute mentale: e, novità rispetto alle precedenti programmazioni, povertà e inclusione sociale.
Per ognuna delle sei aree Conferenze e Comitati dei sindaci dovranno mettere a punto indirizzi, obiettivi e strategie di intervento, all’insegna dell’integrazione, dell’armonizzazione delle politiche e del welfare di comunità, favorendo il coinvolgimento attivo e responsabile dei singoli, delle famiglie e delle associazioni.
“Dobbiamo superare l’approccio dell’intervento pubblico, indifferenziato e senza limiti di risorse – chiarisce l’assessore al sociale – In tempi di ristrettezze finanziarie e di crescenti fragilità sociali, dobbiamo tutti imparare a fare rete, a condividere obiettivi e risorse, a far interagire pubblico e privato, istituzioni e volontariato. Solo così riusciremo ad avere comunità inclusive, dove nessuno, minore o anziano, disabile o povero, sia lasciato solo, in balìa delle proprie difficoltà. I piani di zona servono per organizzare in modo coordinato ed efficace le misure di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà, la permanenza a domicilio dei non autosufficienti, il sostegno ai minori e agli adolescenti in condizioni di disagio, gli interventi per conciliare i tempi di vita e di lavoro in aiuto alle famiglie, il contrasto alle varie forme di dipendenza, l’integrazione delle persone più fragili e dei migranti”.
I soggetti istituzionali tenuti a costruire i piani di zona e a collaborarvi attivamente sono la Regione, i Comuni e le Comunità montane, le Ulss, i Centri per l’impiego, le istituzioni scolastiche, le Ater, i Tribunali ordinari e quelli per i minori, le Ipab, Inps, Inail, gli enti del terzo settore e le parti sociali. La programmazione degli interventi è prevista in più livelli: dalla Conferenza dei sindaci al Comitato dei sindaci di distretto, sino ai tavoli tematici di area, terminale operativo della rete istituzionale e organizzativa.
In ogni ambito territoriale i sei tavoli tematici dovranno leggere i bisogni, rilevare l’offerta esistente di servizi, individuare i progetti integrati da sviluppare e favorire la gestione associata dei servizi. I tavoli dovranno mettere in dialogo assistenti sociali, servizi di segretariato sociale, i servizi di pronto intervento per le situazioni di emergenza, l’assistenza domiciliare, i centri residenziali e semiresidenziali, i centri di accoglienza o comunità residenziali.
“Con le linee guida la Regione traccia i binari di lavoro dei piani di zona – conclude l‘assessore – per organizzare il sistema dei servizi sociali in maniera adeguata e funzionale ai bisogni di ogni singolo territorio. Spetta ora ai singoli ambiti territoriali costruirsi il programma di lavoro su misura, coerente con gli obiettivi regionali del sistema sociale, in modo che tutti i veneti possano contare su una rete di aiuto capillare ed omogenea”.
Fonte: Ufficio stampa giunta regionale Regione Veneto