“Shtëpia, casa”: il viaggio di ritorno di Denis, minore straniero non accompagnato
Il progetto di Codici ricerca e intervento e QCode Magazine racconta la storia di Denis, un giovane che ha lasciato l’Albania nel 2019 e dopo due anni torna a casa a riabbracciare la sua famiglia. Racconti, foto, podcast e approfondimenti compongono un long form che in sei capitoli narra questo percorso al contrario
“Il ritorno non è mai un’azione neutra. Il viaggio cambia, i luoghi mutano, il tempo non attende. Nel ritorno c’è un mondo intero, c’è un passato e un futuro, e il presente finisce per essere una sala d’attesa, tra quello che era e quello che sarà”. È l’inizio del racconto del primo ritorno in Albania di Denis, un giovane che ha lasciato la sua casa nel 2019 per arrivare a Milano come minore non accompagnato. La sua storia è al centro di “Shtëpia, casa”, progetto di Codici ricerca e intervento e QCode Magazine, che in sei capitoli narra il suo viaggio di ritorno verso casa dopo due anni che non rivedeva la sua famiglia.
“Abbiamo scelto la formula del long form perché permette di tenere insieme tanti formati: il testo, il podcast, le foto, gli interventi di ricercatori di Codici – spiega Christian Elia, co-direttore di QCode Magazine e autore dei testi del reportage –. Tutto è stato raccolto in un unico portale, dove abbiamo inserito i materiali raccolti. Denis è un ragazzo che a 16 anni, quando suo padre che lavorava come stagionale nei campi in Grecia muore, parte per l’Italia: quello era l’unico modo di mantenere la madre e i due nonni. A due anni di distanza, Denis torna da Milano all’Albania, un paese che ha una narrazione mediatica molto diversa da altri luoghi di emigrazione, come l’Afghanistan o la Siria: gli albanesi non scappano da una guerra, e allora si dice che vengano in Italia a rubarci il lavoro. Volevamo smontare questo pregiudizio”.
Per realizzare il progetto, per prima cosa Codici ricerca e intervento ha condotto gruppi di consultazione e spazi di confronto insieme a chi vive o ha vissuto la condizione di minore straniero non accompagnato: con loro, sono state scritte le Linee guida per la buona accoglienza e l’integrazione sul territorio. Poi, è arrivata la parte di narrazione: come raccontare le storie dei minori arrivati in Italia senza la loro famiglia?
“C’era un enorme materiale, dovevamo avere un elemento di racconto – racconta Elia –. Allora c’è venuta l’idea di riaccompagnare uno dei ragazzi a casa sua: in effetti, in pochissimi riescono a ritornare. Denis era la persona ideale, perché si trovava in un momento molto tranquillo del suo percorso personale: ha concluso le superiori con ottimi voti, si è iscritto alla triennale di infermieristica all’università, e ha un rapporto affettivo forte con la sua famiglia. La sua storia rappresenta quello che dovrebbe essere la normalità, in un sistema che funziona: è un ragazzo volenteroso, che studia come un matto, e che quando si sarà inserito a pieno in Italia farà il bene della sua famiglia e anche della comunità che lo accoglie”.
Il viaggio che porta a Shtëpia, casa, è stato raccontato anche attraverso lo strumento della fotografia, con le immagini di Luca Meola, e del podcast: nove puntate, per la regia di Angelo Miotto, mettono insieme molte voci, per raccontare la voglia di una vita diversa altrove, che però non dimentica le sue radici. E poi ci sono le “mappe di ricerca”, gli approfondimenti dei ricercatori di Codici ricerca e intervento: dal diario di viaggio ai numeri reali dei minori stranieri non accompagnati in Italia, passando per le ricerche tra le comunità della Lombardia e i laboratori di auto racconto, riflettendo su cosa significa davvero accogliere.
Il racconto non a caso arriva in occasione del trentennale dei grandi flussi degli anni ‘90, quando la migrazione dall’Albania era possente. “Volevamo raccontare come cambiano le migrazioni all’interno dello stesso percorso, nel corso degli anni – afferma Elia –. Oggi in Italia siamo abituati a vedere una comunità albanese molto integrata, e l’Albania si presenta come un paese in crescita. Eppure, nel paese restano salari da fame, manca una tutela sindacale e il turismo non rappresenta una soluzione, perché offre lavori stagionali. Chi migra verso la città comunque ha grosse difficoltà, perché Tirana ha un costo della vita altissimo. Così, oggi molti giovani se ne vanno, alla ricerca di nuove opportunità: l’Italia però non è più la meta numero uno, in tanti preferiscono la Germania o la Turchia, e chi se lo può permettere gli Stati Uniti”.
“Shtëpia, casa” fa parte del progetto “Di’ Tu Diritti da tutelare”, co-finanziato dal Ministero dell’Interno e dall’Unione Europea, con capofila la Città Metropolitana di Milano, per promuovere l’integrazione dei minori stranieri non accompagnati sul territorio della Regione Lombardia. L’obiettivo è di valorizzare il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze su percorsi e politiche di accoglienza, promuovendo il diritto all’ascolto e alla partecipazione.
Alice Facchini