Scuola, verso il “secondo primo giorno” in pandemia: per gli studenti, troppi nodi irrisolti
Parla Tommaso Biancuzzi (Rete studenti medi): “Il problema principale è quello dei trasporti: diminuisce la capienza, ma non aumentano le corse. Gli orari scaglionati sono un problema per tutti noi, in particolare per i pendolari. E poi, ancora classi pollaio e quarantene: non sentiamo di essere la priorità che si dice”
“Noi studenti non sentiamo di essere quella priorità che viene sbandierata”: la denuncia arriva da Tommaso Biancuzzi, rappresentante della Rete studenti medi, a cui abbiamo chiesto quali preoccupazioni accompagnino la riapertura delle scuole, alla luce delle misure di sicurezza previste. “Il problema principale è che, a fronte della ridotta capienza dei mezzi, non è stato previsto un piano straordinario di adeguamento del numero di corse. Tanti studenti pendolari, anche medi, si trovano in seria difficoltà. Se poi consideriamo il conseguente scaglionamento orario, si viene a creare una criticità non da poco. Peraltro, le scene di autobus strapieni su cui gli studenti viaggiavano l'anno scorso, le abbiamo tutte chiare in mente. Sui trasporti si poteva fare molto di più e non si è fatto: le corse restano le stesse, il parco autobus resta lo stesso, oggetto di un triste scaricabarile tra governo e regioni, che come sempre ricade sulle spalle di studentesse e studenti”:
C'è poi un secondo problema: le classi pollaio: “Non si può pensare che classi di 30 alunni siano rispettose delle norme anticovid, in quelle che già prima erano classi pollaio”.
Insomma, “le questioni sul tavolo sono moltissime – continua Biancuzzi – E il fatto che, pur essendo il secondo primo giorno di scuola in pandemia, questi nodi continuino a essere irrisolti, fa molto arrabbiare. Nel momento in cui sono stati evidenziati, ormai quasi due anni fa, ci si aspettava una soluzione efficace ed efficiente. Così non è stato, anche se a parole la scuola è la priorità. L'anno scorso si è preferito giocare una battaglia ideologica su riaprire o non riaprire, mentre si doveva parlare di cosa si potesse fare concretamente per ripartire in sicurezza. Ora, nonostante la campagna vaccinale, siamo in alto male. Il rischio è che si vada non realmente verso una scuola in presenza, ma verso una situazione mista, frammentaria, diversa anche all'interno della scuola o perfino della stessa classe. Basti pensare che un caso positivo è sufficiente per mandare in quarantena classi intere. Insomma, nonostante la sbandierata priorità, non mi pare che il bene degli studenti in questo momento lo sia davvero”.