Scuola, “calpestati i diritti e i bisogni degli alunni Bes: la legge non viene applicata”

A 10 anni dall’approvazione della legge 170/2010, l’associazione Distranoi denuncia la situazione nelle scuole: “Pdp redatti senza il coinvolgimento delle famiglie, diagnosi trascurate, privilegiata l’organizzazione della scuola rispetto ai bisogni degli studenti. Problemi da affrontare con urgenza”

Scuola, “calpestati i diritti e i bisogni degli alunni Bes: la legge non viene applicata”

Combattere la dispersione scolastica favorendo, con apposite misure, il successo personale e formativo di ogni individuo: a stabilirlo, la legge 170/2010 e le direttive sui Bes del dicembre 2012 e marzo 2013. Per il raggiungimento di questo obiettivo, la norma raccomanda l’alleanza sinergica tra scuola, famiglia, specialisti e figure professionali che partecipano al processo formativo dell’alunno. “Sulla base di innumerevoli segnalazioni e testimonianze degli iscritti e delle famiglie – spiega Distranoi, associazione nata a Bologna nel 2009, dall’idea di una mamma, Irene, e di altre persone che si sono trovate grazie a una caratteristica comune: avere figli con un Dsa –, rileviamo che, a distanza di 10 anni dalla legge 170, la situazione nelle scuole è molto difficile per tanti alunni a causa di inadempienze, stravolgimenti e decisioni arbitrarie”.

Per questo, l’associazione lancia una raccolta firme – “Parlando si migliora” – affinché le istituzioni si facciano carico di questa situazione. “Si adottano – si legge nell’appello – Piani didattici personalizzati redatti dalla scuola senza il minimo coinvolgimento delle famiglie, alle quali non viene data alcuna possibilità di confrontarsi sulle misure necessarie a superare eventuali problemi che potrebbero essere insorti durante lo studio a casa”. Ancora, Distranoi denuncia la trascuratezza nella lettura delle diagnosi, “che contengono informazioni basilari sulle difficoltà, ma anche sui punti di forza messi in evidenza dalla valutazione testistica e specialistica”, e poi Pdp “uguali gli uni agli altri, senza una vera personalizzazione. È capitato che ragazzi con un QI ai limiti superiori della norma abbiano avuto lo stesso Piano di compagni che raggiungevano il punteggio minimo e avevano caratteristiche e bisogni totalmente diversi”.

Un altro punto su cui l’associazione insiste, è la scelta di privilegiare l’organizzazione scolastica ai bisogni degli alunni: “La voce ‘evitare di sovrapporre più prove nella stessa giornata’ viene accompagnata, spesso, da ‘se l’organizzazione scolastica lo consente’ e, sistematicamente, i ragazzi si trovano ad affrontare nelle stesso giorno due o tre prove non sostenibili per loro. Non solo: visto che secondo la normativa che regola il funzionamento delle scuole in epoca di pandemia la didattica in presenza è permessa per i laboratori, molte scuole sfruttano questa opportunità per inserire le verifiche, ammassandone quante più possibili nella stessa giornata, indifferenti al fatto che questo sia particolarmente penalizzante per gli alunni con bisogni speciali”.

La denuncia prosegue: “Non si permette la registrazione delle lezioni ai fini di studio in nome della privacy, nonostante il Garante abbia dichiarato che la possibilità di registrare debba essere concessa in quanto è prevalente la necessità di studio; si stravolgono le misure compensative e dispensative indicate da buona prassi e recepite dal Miur e compaiono voci che dicono ‘si dispensa dallo studio mnemonico tranne che per quello ritenuto importante dal docente’ oppure ‘si ridurrà il carico di lavoro domestico se il docente lo riterrà opportuno’ o ancora si abbassano i voti quando le verifiche sono svolte con l’uso degli strumenti compensativi”. E poi prove di verifica e valutazioni universali e non adattate alle caratteristiche di ciascuno studente, scuole che impediscono il contatto tra tutor privato e docente, “contatto indispensabile per un lavoro sinergico e funzionale al successo formativo”.

“Questi – conclude Distranoi – sono solo alcuni dei problemi che i ragazzi e le famiglie si trovano ad affrontare quotidianamente. Vogliamo denunciare queste situazioni raccogliendo altre e quanto più numerose possibili testimonianze di chi le stia vivendo e subendo. Solo affrontandoli davvero, i problemi possono essere risolti e i nodi sciolti. È quello che ci proponiamo di fare con l’aiuto di tutti quelli che credono sia importante che nessuno possa più dire ‘non sapevo’ e che ogni alunno possa dire ‘ce la posso fare’ in un’ottica di valorizzazione delle singole peculiarità”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)