Scricchiolii, segnali da cogliere. Si profilano tempi cupi e non si vedono all’orizzonte possibili panorami positivi

Si notano elementi diffusi di crisi cui è urgente dare risposte

Scricchiolii, segnali da cogliere. Si profilano tempi cupi e non si vedono all’orizzonte possibili panorami positivi

Sono ancora solo scricchiolii, ma sono molto preoccupanti: s’infittiscono i casi di chiusure e licenziamenti collettivi un po’ ovunque in Italia, ma in particolare in quel Nord che da sempre ne è la locomotiva economica. Sono diverse centinaia i casi sottoposti all’attenzione del competente ministero, per quanto questo possa farci qualcosa; arrivano notizie continue di tagli drastici, l’ultima riguarda la chiusura di tutti gli stabilimenti ex Whirpool in Italia, di proprietà turca.

Ma è la prospettiva a spaventare di più. Nel Nordest le capacità produttive delle aziende sono utilizzate in media per due terzi: mancano ordini. La nostra industria manifatturiera è perlopiù orientata all’esportazione. Ma il settore principe – la metalmeccanica – soffre terribilmente le difficoltà economiche tedesche: siamo i principali fornitori delle loro industrie, che continuano a rallentare e, a loro volta, licenziare e chiudere.

Un altro caposaldo tricolore, il tessile e la moda, da molti mesi vede contrarsi ordini e fatturati a causa appunto della difficoltà ad esportare: i committenti francesi del lusso annaspano, la Cina compra sempre meno. Distretti industriali come quello toscano sono già in affanno.

L’agroalimentare è terrorizzato dai ventilati dazi trumpiani, cosicché gli importatori americani stanno acquistando ora a man bassa per fare scorte. Ma domani? Appunto si profilano tempi cupi e non si vedono all’orizzonte possibili panorami positivi.

Sopra tutto, l’economia mondiale sta andando nella direzione laddove l’innovazione tecnologica è vincente; noi invece siamo ancorati alla “vecchia” economia oberata dal caro-materie prime e da una burocrazia ottusa; a una struttura industriale articolata in una miriade di piccole imprese che prosperano se va bene, chiudono semplicemente se va male. Piccolo sarà agile, ma non bello.

Si dirà: facciamo qualcosa. E qui sta l’altra grande ombra che incombe su di noi (e non solo: la Francia sta sulla stessa croce): cosa possiamo fare per i dazi americani o le politiche economiche cinesi? Come possiamo agire dentro un’Europa che appare ingessata e divisa? Che poteri abbiamo sulla moneta o sui tassi d’interesse? Con che denari possiamo alimentare quella transizione innovativa che ci faccia uscire dai pomodorini di Pachino e ci porti nelle nanotecnologie? Come possiamo trattenere tutte quelle risorse intellettuali che fuggono all’estero sotto i nostri occhi indifferenti?

Ed è sulla risposta a questi quesiti che ci giochiamo i prossimi vent’anni.

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Fonte: Sir