Screening dell'hiv, torna la testing week europea

Il 36% dei 2,2 milioni di persone con l'Hiv non conosce il proprio stato sierologico e il 53% ha ricevuto la diagnosi in ritardo. Dal 22 al 29 novembre si terrà in 8 città italiane la Settimana Europea del Test e sarà possibile effettuare i test di screening contro Hiv, Hcv e sifilide

Screening dell'hiv, torna la testing week europea

Le restrizioni imposte negli ultimi due anni dalla pandemia hanno pesantemente colpito tutti i servizi di screening dedicati alle infezioni di Hiv, Hcv e sifilide, rischiando di infliggere un colpo duro alla prevenzione. Ripartire con i test diventa dunque molto importante in questo momento. Nell'ottobre del 2020 Unaids lanciò l'allarme per la consistente contrazione dei servizi di test Hiv in tutti i paesi con dati disponibili, Europa compresa. Per questo, dal 22 al 29 novembre, in 53 paesi della regione europea dell'Oms, si terrà la settimana europea del test: oltre 600 tra community, Ong e istituzioni pubbliche si uniranno per offrire test gratuiti e consulenze per l'Hiv, le epatiti B e C e le altre malattie sessualmente trasmissibili. La European testing Week è stata promossa dal 2013 da Eurotest e si tiene due volte l'anno, costituendo una delle più importanti mobilitazioni del mondo sui temi della salute pubblica. Gli obiettivi sono quelli di sensibilizzare i cittadini sull'importanza del test, ma anche premere sulle istituzione affinchè agevolino il ricorso allo screening. Le esortazioni di Onu, Oms e Unaids vogliono rimuovere le barriere che ostacolano il ricorso al test: ricette, richiesta di documenti, orari scomodi e discriminazioni nei confronti dei gruppi più vulnerabili e renderlo accessibile anche ai minorenni, fin dai 14 anni. La Lila, Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids, per l’occasione, rafforzerà i propri servizi di testing, attivi tutto l’anno, e sarà in campo in otto città: Bari, Cagliari, Como, Firenze, Livorno, Milano, Trento, Torino, per un totale di ventidue appuntamenti e oltre 75 ore di servizio offerte. Lo screening è effettuato tramite test rapidi, salivari o capillari, anonimi e gratuiti, per rilevare Hiv, Hcv, e sifilide. A tutti e tutte sono proposti anche colloqui di counselling e d’informazione pre e post test. In caso di esito reattivo, la persona viene sostenuta e accompagnata ai servizi per il test di conferma e, eventualmente, per l’accesso alle cure.  Fare il test per l'Hiv è fondamentale per proteggere la propria salute e quella degli altri. I dati del 2018 forniti da Eurotest confermano che il 36% dei 2,2 milioni di persone che convivono con l'Hiv non conosce il proprio stato sierologico. Ne deriva che oltre la metà, il 53% di chi vive con l'Hiv, abbia ricevuto la propria diagnosi con forte ritardo, spesso quando si è già in fase di Aids. Il che ritarda l'accesso alle cure e rende più difficile il recupero dello stato di salute. Al contrario, accedere alle cure tempestivamente può consentire di vivere in piena salute con attese di vita simili a quelle della popolazione generale. Nel nostro paese oltre il 90% delle persone con Hiv in trattamento raggiunge lo stato di soppressione virologica: il livello del virus nel sangue scende, cioè, a livelli talmente bassi da renderlo non trasmissibile ad altre persone. Questo consente di mantenere un buono stato di salute, una vita sessuale e relazionale più libera e soddisfacente e, anche, di avere figli in modo naturale. U=U, Undetectable equals Untrasmittable, vuol dire che, se il virus non è rilevabile, non può essere trasmesso, anche in caso di mancato uso del condom. Ampliare, facilitare e promuovere il ricorso al test è un passo fondamentale per gli obiettivi Onu che si propongono di sconfiggere l’Aids entro il 2030. Unaids prescrive per questo a tutti i paesi membri e far sì che, entro il 2025, il 95% delle persone con Hiv siano rese consapevoli del loro stato sierologico e che il 95% delle stesse riceva cure adeguate e che la stessa percentuale raggiunga lo stato di soppressione virologica. Tra gli obiettivi dell’agenda 2030 c’è anche il controllo delle epatiti e delle altre infezioni trasmissibili. Le epatiti B e C, spesso concomitanti con l’Hiv, riguardano, rispettivamente, quindici milioni e quattordici milioni di persone in Europa. Tali infezioni sono spesso asintomatiche, non sono trattate e tendono a divenire croniche nella gran parte dei casi costituendo una delle principali cause di cirrosi epatica e di cancro del fegato. La maggior parte delle persone con epatite C rimane priva di diagnosi e solo una piccola minoranza in Europa, il 3,5% riceve le cure necessarie. Eppure gli attuali trattamenti consentono di guarire completamente dall’epatite C e di controllare l’epatite B. Esiti gravi possono avere, se non trattate, anche le IST, in forte crescita, soprattutto tra i più giovani.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)