Satira sul potere. Su Sky e la piattaforma Now la miniserie “The Regime. Il palazzo del potere”
Diretta da Stephen Frears e Jessica Hobbs, protagonista la Premio Oscar Kate Winslet e Matthias Schoenaerts
“La maschera del potere”. È il titolo di un libro di Dario E. Viganò (2012) sul rapporto cinema e potere, raccontando lo sguardo di grandi autori “a stelle e strisce” e della scuola italiana. Il cinema, ma del resto anche le serie Tv, ha offerto continuamente suggestioni acute, irriverenti o di denuncia sulla politica e l’(ab)uso del potere. Tra i punti fermi della galassia hollywoodiana “Quarto potere” (“Citizen Kane”, 1941) di Orson Welles, disamina acuta e affilata su ascesa e caduta politica, con pericolose “liaison” con i media. Scegliendo il registro della commedia, dell’umorismo irriverente, non si può prescindere dall’opera di Charlie Chaplin “Il grande dittatore” (1940), il coraggio di mettere a nudo, in tempi accesi dalla follia, l’ossessione per il potere e il deragliamento nella miseria umana di Adolf Hitler. Nel nostro presente, ecco alcune serie statunitensi che hanno passato in rassegna vizi e (poche) virtù della politica: “House of Cards (2013-18, Netflix) di Beau Willimon, “Veep. Vicepresidente incompetente” (2012-19, Hbo) di Armando Iannucci e la più recente “The Diplomat” (dal 2023, Netflix) di Debora Cahn. Dal 2 marzo 2024 arriva su Sky e la sua piattaforma Now la serie Hbo “The Regime. Il palazzo del potere”.
Qua e là in Europa. Nel cuore del Vecchio Continente c’è uno Stato autoritario guidato dalla spregiudicata cancelliera Elena Vernham, che sperimenta però un’inaspettata erosione della sua leadership, tra lampi di dissenso e un’incontrollata paura delle malattie…
Pros&Cons. A firmare “The Regime. Il palazzo del potere” è Will Tracy, alla regia troviamo il veterano della cinematografia inglese Stephen Frears insieme a Jessica Hobbs (“The Crown”, “Broadchurch”). Protagonista una sempre magnifica Kate Winslet, Premio Oscar per “The Reader” (2009) e Premio Emmy per “Mildred Pierce” (2011) e “Omicidio a Easttown” (2021). Nel cast figurano anche i bravi Matthias Schoenaerts, Andrea Riseborough, Guillaume Gallienne, Martha Plimpton e Hugh Grant. Il racconto evidenzia l’apice e lo sgretolamento del potere, l’insicurezza di una cancelliera rigida e folle, che ha il culto di se stessa e del suo operato, ricordando non poco la maschera di Coriolanus Snow nella trilogia cinematografica di “Hunger Games”, una maschera virata però in chiave tragicomica. La Vernham vede minacce ovunque, anche dei germi nell’aria; ha paura di perdere tutto e attiva una politica di controllo che si gioca tra il claustrofobico e il ridicolo. Si fa precedere quando cammina da un addetto per il controllo dell’umidità dell’aria, per essere certa della sua sicurezza. La regia esperta di Frears e Hobbs costruisce un racconto che corre agile sul filo del ridicolo e del grottesco, capace di squadernare acute istantanee di critica socio-politica che trovano risonanza nel panorama europeo odierno. Abbiamo visto i primi episodi (in tutto 6, da 50’ circa), e la partenza si rivela di certo interessante e valida, ma non priva di qualche incertezza narrativa, bilanciata comunque da ottimo attori. Serie complessa, problematica, per dibattiti.