Regno Unito-Francia, il braccio di ferro sulla pesca è fuori dalla storia
Navi da guerra nella Manica, proteste dei pescatori. Nei giorni scorsi è andata in scena una pericolosa - e triste - pantomima per pretesi diritti di pesca. Ma dietro l'"incidente" politico c'è una malintesa interpretazione del post-Brexit. E non si esclude che vi saranno presto altri contenziosi tra l'isola e il resto d'Europa
“Il pieno rispetto dell’accordo post-Brexit” sulla pesca “è per noi essenziale”. Così la Commissione Ue avverte Londra. La pesca continua a creare tensioni tra l’Unione e il Regno Unito. Il 30 aprile l’isola aveva notificato a Bruxelles quarantuno licenze per permettere ai pescherecci europei di operare nelle acque territoriali inglesi a partire dal 1° maggio chiedendo però ulteriori condizioni che secondo Bruxelles “non rispettano” gli accordi presi. Ma negli ultimi giorni ad aggravare la situazione nei rapporti Ue-Uk è stata l’escalation di tensione tra Regno Unito e Francia.
Rispettare gli accordi. Il premier britannico Boris Johnson ha inviato, a suo dire, “come misura precauzionale” due navi da guerra nel Jersey per timore che i pescatori francesi potessero bloccare il porto principale dell’isola. Mentre cento pescherecci francesi hanno deciso di protestare contro le limitazioni imposte dal Regno Unito bloccando il porto principale britannico. La Francia a sua volta ha avvertito il Regno Unito che viste le limitazioni imposte ai pescherecci francesi per l’accesso alle acque territoriali britanniche, avrebbe valutato se rispondere limitando la fornitura di elettricità verso l’isola. Sempre la Francia ha poi deciso di inviare come misura precauzionale a difesa dei propri pescherecci delle navi da guerra.
La posizione di Bruxelles. Intanto la Commissione Ue ha avvertito il Regno Unito che non sono questi i patti: “non rispetta l’accordo” sulla pesca stretto con l’Unione europea per il post-Brexit.Secondo Bruxelles le “condizioni allegate alle licenze per i pescherecci non rispettano le disposizioni dell’accordo” sulla pesca dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.Una portavoce della Commissione Ue ha ribadito: “fino a quando non avremo ricevuto ulteriori giustificazioni dalle autorità britanniche, riteniamo che non debbano essere applicate”. La Commissione ha poi ricordato che “tutte le condizioni aggiuntive legate alle concessioni devono essere basate su ragioni chiare e scientifiche e non essere discriminatorie”. Inoltre, l’esecutivo Ue ha ricordato che “qualsiasi richiesta di condizioni aggiuntive deve essere notificata in anticipo” così che entrambe le parti possano avere il tempo di valutare e rispondere”.
Botta e risposta. Nelle ultime ore il clima si è disteso – con il ritiro delle navi da guerra e dei pescherecci – anche se Johnson ha ribadito “che sarà sempre dalla parte del Jersey”, e sarà quindi pronto a intervenire nuovamente quando lo riterrà necessario e a riaccendere le tensioni.Il governo inglese sostiene infatti che l’accordo commerciale sulla Brexit “ha apportato modifiche agli accordi di pesca tra il Regno Unito e l’Ue”e che “le autorità del Jersey hanno il diritto di regolamentare la pesca nelle loro acque in base a questo accordo e le sosteniamo nell’esercizio di tali diritti”, ha detto un portavoce. Non si è fatta attendere la risposta di Bruxelles che ritiene che in base all’accordo commerciale sulla Brexit, “qualsiasi nuova condizione specifica che limiti l’attività di pesca dell’Ue” nelle acque del Regno Unito “deve rispettare gli obiettivi e i principi” stabiliti nell’accordo.
Atteggiamento conflittuale. Non è però la prima volta che la pesca è al centro di controversie nell’Ue. Il settore ittico è infatti ritenuto una risorsa molto importante e i pescherecci dei mezzi per attraversare anche i confini. L’ultima volta nel 2012, cinque pescherecci britannici che erano a 20 miglia al largo della costa francese di Le Havre, in Normandia, si erano trovati circondati da circa 40 navi francesi che sostenevano di aver chiuso anche ai propri pescatori temporaneamente la zona per motivi di conservazione.
Per questo motivo l’Europa ha pensato a una politica comune della pesca (politica di competenza esclusiva dell’Unione europea)
come strumento anche per evitare che eventuali controversie possano tradursi in conflitti. La levata di scudi da parte del Regno Unito sembra peraltro uno dei primi segnali di nuovi – e difficili – rapporti tra l’isola e l’Ue27. Che si aggiunge a quelli sul mercato unico, la libera circolazione di persone e merci, l’Irlanda… I possibili argomenti di scontro non mancheranno, soprattutto se Londra manterrà un comportamento conflittuale verso l’Unione europea.
Irene Giuntella