Più accoglienza ai senza dimora. La parrocchia di Salboro e le suore Elisabettine di Ponte di Brenta si aggiungono all'accoglienza notturna
Accoglienza invernale. Importante contributo della Chiesa di Padova all'operazione gestita dal Comune. Coinvolte da tempo le parrocchie di Altichiero, Voltabarozzo, Duomo, San Benedetto. Oltre 50 i posti letto
La solidarietà cresce. Sono aumentate le parrocchie che a Padova hanno scelto, nei mesi invernali, di aprire la sera le porte dei propri locali per dare un letto caldo alle persone che vivono la condizione di senza dimora.
Dallo scorso 2 dicembre, e fino al prossimo 15 marzo – salvo proroghe dovute a eventuali condizioni climatiche avverse – è attivo il “Piano straordinario invernale di accoglienza per persone senza dimora”. Oltre alle già sperimentate accoglienze di Altichiero, Voltabarozzo, Duomo e San Benedetto, da quest’anno danno il loro contributo alla gestione dell’emergenza anche le comunità di Salboro e le suore Elisabettine di Ponte di Brenta, nella vecchia sede della scuola Bettini.
«Per questa stagione invernale – racconta Sara Ferrari di Caritas Padova – siamo riusciti ad ampliare la disponibilità delle parrocchie anche in ragione del fatto che il Tempio della Pace, a differenza degli scorsi anni, non ha potuto aprire le porte dei suoi locali perché le condizioni dei suoi immobili non sono più adeguate. Come Caritas abbiamo avviato nei mesi scorsi una “campagna acquisti”, potenziando il numero di parrocchie e reperendo nuovi posti».
In ogni accoglienza sono presenti degli “operatori alla pari”: «Si tratta di persone che hanno difficoltà di casa o di lavoro, a volte sono persone uscite dalle accoglienze per migranti degli Sprar che cercano un impiego – spiega Sara Ferrari – queste persone sanno che cosa significa vivere per strada e hanno dunque un approccio più informale di quello che avremmo noi. In sostanza, questi “operatori alla pari” si mettono a disposizione per passare la notte con gli ospiti e per fare le pulizie la mattina dopo. Non solo così diamo un posto letto a persone che sono in difficoltà, ma valorizziamo il loro trascorso di sofferenza, in modo che anche loro possano trovare prospettive e conoscenze. Per molti diventa una preziosa voce in più nel curriculum nel campo della mediazione. Con alcuni collaboriamo da anni, sono ormai persone fidate».
Lo scenario delle parrocchie “accoglienti” è variegato e per certi versi illuminante, a dimostrazione di quali risorse e quali entusiasmi si possano aggregare di fronte a un obiettivo comune. C’è Altichiero, con quattro posti, operatore compreso, dove oltre 30 volontari si alternano nell’apertura e nella chiusura dei locali. C’è Voltabarozzo, undici posti compreso l’operatore, dove anche qui i volontari si mettono a disposizione ascoltando gli ospiti, cercando di venire loro incontro nel rinnovare i documenti o nel trovare lavoro. C’è il Duomo, con quindici posti compresi due operatori, dove operano ogni sera i volontari di Sant’Egidio. E c’è la parrocchia di San Benedetto, sette posti compreso l’operatore. Le novità di quest’anno sono le Elisabettine a Ponte di Brenta, nella vecchia scuola Bettini, con nove posti, operatore compreso, grazie alla collaborazione di Caritas parrocchiale e dei Cavalieri di Malta. Dal 20 gennaio è aperta l’accoglienza anche a Salboro, con nove posti operatore compreso.
Alle parrocchie si aggiungono altre strutture, come l’ex scuola Gabelli, l’asilo notturno, Casa a Colori e l’Oasi. Le persone in difficoltà accedono al servizio di accoglienza notturna presentandosi a Casetta Borgomagno, vicino alla stazione in via Eremitano 4/6. Da qui sono indirizzate all’Ulss per una visita medica gratuita. Una volta ottenuta l’idoneità, vengono indirizzate alle strutture. Vi sono poi le unità di strada che informano di questa opportunità le persone senza dimora; nel caso trovino qualcuno per strada la notte, rivelano la possibilità di un’accoglienza immediata in Casa Gabelli la sera stessa. Tra le persone ci sono i senza dimora “storici”, ma anche padri separati senza lavoro e giovani migranti che, in virtù dei decreti Salvini, hanno perso il loro permesso di soggiorno per motivi umanitari finendo così per strada.
Primario è il ruolo del Comune di Padova in questa impresa di solidarietà. «Si tratta di un progetto che risale a tanti anni fa – spiega l’assessore al sociale Marta Nalin – il Comune di Padova l’ha sempre affrontato e da qualche anno lo fa in maniera più attiva tenendo la regia del lavoro che tante associazioni nel nostro territorio fanno da sempre». Un lavoro che non si limita all’accoglienza invernale, ma che abbraccia molte altre iniziative: «Ci si incontra per una lunga serie di attività, ma soprattutto per immaginare nuove strategie per affrontare i bisogni del territorio. Non riusciremmo a farlo senza il dialogo con le associazioni e la loro visione. È anche molto importante essere riusciti, grazie a Caritas e alle parrocchie, ad aumentare i posti disponibili. Sullo stesso fronte, aver inserito, come Comune, un’unità di strada in più dopo alcuni anni, ci permette di essere più incisivi, muovendoci secondo necessità anche a chiamata il giorno stesso».
Lavoro per titolari di protezione umanitaria
Su caritaspadova.it sono disponibili i dettagli di un progetto di inserimento lavorativo per i titolari di protezione umanitaria. I partecipanti potranno ricevere formazione, ottenere un lavoro di almeno sei mesi e disporre di un alloggio.
Agevolazioni per chi si trova in difficoltà
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