Per una nuova presa in carico della non autosufficienza, parola chiave: prossimità

“Oltre la non autosufficienza: diritto alla salute e alla vita indipendente”: il webinar organizzato da Cgil, Cisl, Uil, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati traccia i contorni di una riforma “attesa da 15 anni”. Speranza: “Vogliamo diventare il primo paese europeo per la domiciliarità dei non autosufficienti over 65, passando dal 6 al 10%”

Per una nuova presa in carico della non autosufficienza, parola chiave: prossimità

Il futuro del Sistema sanitario nazionale è la “prossimità”: questa è la “parola chiave” indicata dal ministro Speranza, intervenuto stamattina all'incontro online “Oltre la non autosufficienza: diritto alla salute e alla vita indipendente”, organizzato da Cgil, Cisl, Uil, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati. “Oggi è una giornata particolare per noi e per gli altri paesi europei – ha ricordato innanzitutto il ministro - . Aspettiamo una risposta di Ema su Astrazeneca. Siamo ancora dentro una battaglia, l'epidemia è ancora presente, i numeri sono ancora alti e questo ha portato il nostro e altri paesi europei a misure restrittive indispensabili. Ma possiamo guardare al futuro con maggiore fiducia grazie ai vaccini”, ha aggiunto.

Speranza ha poi parlato della “doppia sfida” che dobbiamo affrontare: “la prima è la gestione dell'emergenza, quindi l'immediata necessità di piegare la curva. Contemporaneamente però, siamo chiamati a progettare e programmare la sanità del futuro. Queste due cose devono farsi insieme, perché la lezione di questi mesi è stata di interrompere stagione dei tagli e aprire una nuova stagione di investimenti, rilanciando complessivamente il nostro Ssn”.

E su questa seconda sfida si è soffermato Speranza, declinando così la riforma della sanità che deve essere realizzata: “Il Ssn è la pietra più preziosa che abbiamo e su essa dobbiamo investire con tutte le forze – ha detto – La parola chiave della riforma è prossimità: è l'idea di un servizio sanitario vicino alle persone, che si fa carico dei problemi di ciascuno, che non deve essere inseguito, ma che si reca dai cittadini”.

E in questo contesto, “la prima traduzione della parola prossimità è assistenza territoriale, fatta di domiciliarità, case di comunità, ospedali di comunità. Proprio sulla casa vogliamo investire più che mai: la casa come primo luogo di cura – ha affermato, entrando così nel vivo del tema dell'incontro, la non autosufficienza appunto - La media dei paesi Ocse per assistenza domiciliare degli over 65 non autosufficienti è del 6%, in Italia il 4%. Attualmente siamo arrivati al 6,5% ma vogliamo arrivare al 10%, diventando così primo Paese in Europa per assistenza domiciliare ai non autosufficienti sopra i 65 anni. Oggi a detenere il record sono Germania e Svezia”. Un obiettivo ambizioso, dunque, per il quale “abbiamo bisogno di investire sul personale, innanzitutto”.

Accanto all'idea di domiciliarità, c'è quella di nuovi servizi e contesti di assistenza, come “la casa di comunità – ha detto ancora Speranza – che supera la Casa della salute, che aveva un'impostazione sanitaria. Nella Casa di comunità la presa in carico è anche sociale, oltre che sanitaria”. Altro pilastro del Ssn del futuro dovranno essere “gli ospedali di comunità come luoghi intermedi – ha detto Speranza - diversi dai classici ospedali destinati alle acuzie, ma ugualmente capaci di dare una risposta significativa di assistenza a chi non può essere curato a casa. E poi ci sono gli investimenti nelle nuove tecnologie, che rientrano sempre nel concetto di prossimità, perché questa può tradursi anche in un Ssn capace di dialogare con il paziente tramite un dispositivo”.

A fare da sfondo a questa riforma, deve esserci quella Legge quadro per la non autosufficienza invocata da associazioni e sindacati e che “deve stare dentro questo schema di investimenti sul Ssn – ha riconosciuto Speranza - Oggi è il giorno che dedichiamo a tutti coloro che hanno perso la vita per il Covid – ha concluso il ministro - Il modo migliore per ricordarle è rispondere alle parole di papa Francesco: peggio di questa crisi c'è solo il rischio di sprecarla. Il nostro impegno vero deve essere quello di non sprecare questa crisi, ma di avere il coraggio di investire con forza sulla vita delle persone. E di farlo insieme: governo, regioni. Abbiamo bisogno di una grande 'patto Paese' sul sistema sanitario”.

Tangorra: “Dal Fondo al Piano per la non autosufficienza”

Di questo “patto Paese” deve far parte, necessariamente, anche il ministero del Lavoro, intervenuto al seminario con Raffaele Tangorra, direttore generale Inclusione e Politiche sociali, che ha ripercorso la storia di un elemento fondamentale delle politiche per la non autosufficienza: il fondo. “Il fondo per la non autosufficienza – ha detto – ha avuto fortune alterne nel suo primo decennio, dalla sua nascita nel 2006 fino al 2016-2017, quando per la prima volta ha trovato una sua stabilizzazione finanziaria ed è così divenuto strutturale. Ora deve avviarsi percorso di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni – ha ricordato - che sono diritti sociali e devono dunque avere risorse strutturali. Nell'ambito di queste risorse, si è potuto avviare un percorso con associazioni e sindacati, che ha portato alcuni risultati: sono stati definiti alcuni livelli essenziali, un modello d'intervento, una prospettiva d'intervento. A fine 2019 ha visto la luce il primo Piano per la non autosufficienza, che ruota intorno a concetti come progettazione personalizzata, equipe multidisciplinari, modalità di riconoscimento dell'invalidità, disponibilità di informazioni, alleggerimento della burocrazia che sta dietro l'accesso alle prestazioni assistenziali, budget di salute”.

Questo è il punto a cui si è arrivati e da cui ora bisogna ripartire: “Il tema fondamentale è adesso guardare al futuro in una logica di integrazione e non di frammentazione del bisogno della persona. Il fondo, nonostante abbia trovato una dimensione strutturale e risorse che mai aveva avuto (oggi quasi 700 milioni di euro, di cui 650 strutturali) non è però sufficiente però a rispondere all'ìntera platea di non autosufficienti: circa 2,5 milioni sono i titolari di indennità di accompagnamento, con un fondo che riesce a coprire centinaia di migliaia, ma non certo milioni di persone”.

Adesso però la crisi ha portato con sé una grande opportunità: “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'occasione storica per il paese anche sul terreno del sostegno alla non autosufficienza e può costituire una svolta – ha concluso Tangorra – Le parole del ministro ci fanno sperare che quello che ci attende sia il periodo della svolta che da tempo attendiamo”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)