Pasta (Cremit), “educare a valutare conseguenze delle proprie azioni per uscire dalla ‘disinibizione tossica’ che porta all’odio online”
“Hate speech online: tra libertà di espressione, pensiero critico e responsabilità” è il tema dell’intervento tenuto da Stefano Pasta, giornalista e ricercatore al Cremit (Centro di ricerca sull’educazione ai media dell’informazione e alla tecnologia) dell’Università Cattolica di Milano, sabato mattina alla Pontificia Facoltà Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma.
Partendo dall’ultimo messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle comunicazioni sociali, Pasta sottolinea come “la speranza di fronte alle forme di odio e scorrettezza è una scelta da assumere in senso cristiano”. Di fronte al sovraccarico informativo odierno nel web, sociale e personalizzato negli usi, “i processi socio-educativi sono influenzati dalla rete e collegati al profitto economico dipendente dalla rete” prosegue.
“C’è una forte pretesa di non essere presi sul serio quando agiamo sul virtuale e ciò è deresponsabilizzante”, racconta Pasta, riferendo di dialoghi avuti con giovani che hanno partecipato a sessioni di odio online. La continuità fra online e offline non può però essere sottovalutata.
“Le forme più strutturate dell’odio sono esito di un processo piramidale in cui la ‘disinibizione tossica’ rende più violenti e aggressivi del normale – osserva lo studioso – Velocità dei messaggi, banalizzazione, supposto anonimato, nuovi canoni di autorevolezza basati sui like facilitano le performance razziste online”. Allora, “porsi domande in chiave educativa e condividere saperi autorevoli ci permette di costruire una comunità aperta all’aiuto e alla cooperazione”, chiosa.