“Non voglio finire in una struttura. Adottatemi”: l'appello di un uomo disabile rimasto solo
Giuseppe ha 56 anni, vive in Campania e ha un'invalidità al 100%, dovuta a problematiche fisiche e psichiche. Da quando è morto il padre, vive da solo e riceve solo quattro ore di assistenza domiciliare. Il suo appello. “Passo le giornate sul letto e sono depresso. Ho paura del futuro. Ho scritto a tanti, ma nessuno mi risponde”
Le ha provate quasi tutte, Giuseppe D'Alessandro: ha scritto ad avvocati, associazioni, amministrazioni locali e perfino all'Ufficio per la disabilità della Presidenza del Consiglio. Non ha però ricevuto risposta. “Potete aiutarmi voi, potete pubblicare il mio appello?”, ha chiesto quando ha chiamato il numero della nostra redazione. All'indirizzo mail, ha inviato tutta la documentazione, compresa quella legale e sanitaria, che attesta il suo stato d'invalidità al 100%. La diagnosi parla chiaro: “Invalido con totale e permanente inabilità lavorativa 100% e con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani”. Eppure, “sono completamente solo, da quanto è morto mio padre, con cui ho sempre vissuto e che si prendeva cura di me”, ci racconta Giuseppe, che ha 56 anni e vive a Castellammare di Stabia.
“Sono affetto da grave forma depressiva e passo buona parte della giornata sul letto o in casa , spesse volte senza lavarmi, senza vestirmi, senza uscire, tranne che per le esigenze di spesa quotidiana, dovendo procedere io personalmente a ciò, visto che ricevo una sola ora di assistenza domiciliare al mattino e, come Dopo di noi regione Campania, tre ore di compagnia al pomeriggio dalle 15 alle 18, escluso festivi e domenica. Ricevo una pensione d'invalidità e accompagnamento, intorno ai 1.100 euro, con cui non posso certo permettermi di pagare una persona fissa”.
Ma proprio di questo Giuseppe avrebbe bisogno, perché da solo non ce la fa: “Non so cucinare né riesco a prendermi cura della casa. Non ho nessun familiare che possa aiutarmi: passo il tempo quasi sempre a casa, al computer o a letto, soffro di una grave forma depressiva, mi lavo e mi vesto con fatica. La mia paura più grande è quella di finire in una struttura per disabili, mentre io immagino il mio futuro in una casa sana e pulita, con una persona che mi stia accanto e si prenda cura di me”.
Giuseppe ha scritto ad avvocati, associazioni, perfino all'Ufficio per la disabilità della presidenza del Consiglio, chiedendo quali possibilità esistano per lui, anche sulla base della legge per il Dopo di noi. “Ma nessuno è intervenuto in mio favore: specialmente qui dove vivo, le persone disabili non interessano e sono completamente abbandonate”.
Cosa chiede? Un aiuto fisso, oppure una famiglia adottiva. Non è una provocazione, ma una richiesta vera, che ha rivolto anche all'Ufficio per le disabilità: “Sulla base della legge nazionale del Dopo di noi, avvicinandosi la vecchiaia ed essendo io completamente solo, è possibile avere l'assistenza di una persona che possa accudirmi, evitando così di finire in una struttura per anziani soli o disabili, ipotesi che mi spaventa?” .
In alternativa, Giuseppe pensa all'adozione o affido e chiede se, sempre sulla base della legge sul Dopo di noi, ci sia “la possibilità di essere affidato presso una famiglia che possa accudire una persona disabile che non abbia più famiglia, per evitare di farla finire in una struttura. Domando quindi se l'adozione di persone disabili maggiorenni e’ ugualmente prevista e quali sono i requisiti richiesti”.
In sintesi, quello che Giuseppe D'Alessandro chiede è un supporto adeguato alla propria condizione d'invalidità e di solitudine, che possa garantirgli quanto la legge per il Dopo di noi prevede e quanto lo stesso Pnrr intende costruire: una reale alternativa all'istituzionalizzazione, trasformando la casa in un luogo di cura, attraverso supporti adeguati. Tra questi, Giuseppe suggerisce anche l'introduzione di una nuova, possibile forma di “adozione speciale”, rivolta agli adulti e gli anziani non autosufficienti.
Redattore Sociale ha contattato l'assessorato alle Politiche sociali del comune di Castellammare di Stabia e la cooperativa che eroga il servizio di assistenza domiciliare a Giuseppe, per verificare lo stato della sua presa in carico: finora, non c'è stato alcun riscontro. Intanto, è facile immaginare che di casi come questo ce ne siano tanti. E che il bisogno di assistenza e di supporto sia quindi diffuso e urgente la riforma della presa in carico della non autosufficienza, cui anche il Pnrr dedica ampio spazio.