Non autosufficienza, “5 miliardi per la riforma dei servizi domiciliari"

La proposta del  Network Non Autosufficienza: un progetto personalizzato integrato per ogni anziano non autosufficiente che riuniasca gli interventi, forniti separatamente da Asl, Comuni e Inps, e tenga conto del lavoro di caregiver e assistenti familiari. Formazione per caregiver e assistenti familiari

Non autosufficienza, “5 miliardi per la riforma dei servizi domiciliari"

Servono 5 miliardi per ridisegnare i servizi domiciliari in Italia. La stima è del Network Non Autosufficienza, che ha elaborato una proposta di riforma dell’assistenza degli anziani. Un pacchetto di azioni "necessarie", posto all'attenzione del governo, per sfruttare l’opportunità offerta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
"Il nostro auspicio è che, nel caso in cui - come speriamo - il Governo sia interessato a introdurre nel Pnrr un progetto per la non autosufficienza, possa trovarvi una mole di idee, analisi e informazioni in grado di agevolare il suo compito. Una cosa, in ogni modo, è certa. - spiegano gli estensori -  Un passaggio importante come l’avviamento della tanto attesa riforma nazionale non dovrebbe essere compiuto senza un confronto ampio con soggetti sociali, enti locali e altri attori interessati. Si tratta, in altre parole, di valorizzare il patrimonio di esperienze e di competenze esistente tra i tanti coinvolti – con vari ruoli – nella complessa tematica della non autosufficienza. Anche sotto questo profilo, la nostra proposta rappresenta esclusivamente un punto di partenza". 
L’attenzione maggiore della proposta è dedicata alla rimodulazione dei servizi domiciliari. Si tratta di un “investimento straordinario”,  (la riforma prevede complessivamente circa 7,5 miliardi per la non autosufficienza), ma c'è la consapevolezza che “se si stanziassero nuove risorse mantenendo invariato il modello, si correrebbe il rischio di riprodurre i problemi attuali su scala maggiore”. Ecco dunque come cambia in questa ipotesi la presa in carico.

L’idea di fondo è che sia definito un progetto personalizzato integrato per ogni anziano non autosufficiente che fruisce d’interventi pubblici – servizi sociali, servizi sociosanitari, indennità di accompagnamento –, che li riunisca e li raccordi con l’assistenza dei familiari e con l’attività delle assistenti familiari. Ricomporre gli interventi, forniti separatamente da Asl, Comuni e Inps, all’interno di un sistema di cure domiciliari organico, è, infatti, uno dei principali obiettivi della proposta del Network.

La stesura del progetto personalizzato, che avvia contestualmente la pratica del “budget di salute”, viene affiancata dall’individuazione di un responsabile del caso, che ha il compito di coordinare gli interventi forniti, valutarne gli effetti, proporre eventuali aggiustamenti, fungere nel tempo da punto di riferimento e facilitatore per l’anziano e la famiglia, garantire la continuità dell’assistenza, e, a livello di  distretto sanitario, prevede una Centrale operativa per la gestione di tutti i servizi domiciliari, luogo nel quale il distretto sanitario e l’ambito territoriale sociale gestiscono ed organizzano in modo unitario l’erogazione dei servizi, anche in termini di risorse.

Attualmente, ricorda il Network, riceve servizi domiciliari il 6,5% anziani in un anno: la proposta di riforma prevede di portare questo dato al 10,1% nel 2026.

Il servizio sanitario nazionale assiste a domicilio circa 800 mila over65 ma, spiegano gli esperti, su questa cifra incidono prevalentemente interventi episodici (11% delle prese in carico si conclude in un giorno), oppure di natura estemporanea/prestazionale (32% ha ricevuto meno di un accesso alla settimana). Le statistiche sanitarie indicano il Servizio sanitario nazionale eroga 18 ore annue di Assistenza domiciliare integrata (ADI) per anziano, che corrispondono in un anno a 9200 unità di lavoro a tempo pieno e  quasi 15 milioni di ore di lavoro. Gli estensori della proposta prevendono a regime, nel 2026, che il progetto garantirà un aumento delle ore di assistenza domiciliare integrata (sanitaria e sociale) del 152%. “La maggior parte dei beneficiari – spiegano - avrà una presa in carico per tutta la durata del periodo necessario, quindi straordinariamente più lunga di quella di oggi. L’obiettivo è mantenere al livello attuale (350 mila-410 mila circa) gli anziani che ricevono cure domiciliari prestazionali e arrivare a regime a un milione circa (974.720 per la precisione) che usufruiscono di cure domiciliari integrate comprese le palliative, di cui almeno 500 mila di lungo periodo”.

Nel pianificare gli interventi personalizzati non possono essere dimenticati caregiver e assistenti familiari, per i quali gli esperti indicano la necessità di prevedere counseling e supporto psicologico, formazione rispetto al ruolo svolto e interventi di assistenza e di sollievo (di emergenza o programmati).

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)