Nominata alfiere della Repubblica Luisa Rizzo, che non cammina ma “vola” con i droni

La 18enne campionessa di drone racing con atrofia muscolare è stata premiata dal Presidente Mattarella perché “pur costretta sulla sedia a ruote è riuscita a raggiungere primati di velocità”. La gioia di Luisa: “Questo riconoscimento manda un messaggio a tanti ragazzi con difficoltà, per spronarli a non chiudersi in se stessi e dire: guardate che si può fare”

Nominata alfiere della Repubblica Luisa Rizzo, che non cammina ma “vola” con i droni

“Mercoledì ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto: ‘Buongiorno, chiamo dalla Presidenza della Repubblica…’ Quando mi hanno detto così pensavo mi stessero prendendo in giro”. È emozionata Luisa Rizzo, la 18enne di San Pietro in Lama (in provincia di Lecce) nominata alfiere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella, per il suo impegno e l’abilità mostrati nel pilotare i droni.

Luisa ha una disabilità fisica dovuta a un’atrofia muscolare spinale di tipo 2, ma questo non le ha mai impedito di praticare il drone racing, lo sport di cui è campionessa nazionale e per cui ha vinto anche il Guinness World Record nel 2018. Anzi, è proprio grazie alla malattia – che comporta tra l’altro ipotonia e difficoltà di movimento – che ha scoperto quella che da una terapia riabilitativa fai da te è diventata la sua più grande passione. “Nel 2015 i miei genitori mi hanno regalato il mio primo minidrone, per farmi muovere di più le dita – racconta Luisa –. Qualche tempo dopo, su internet, ho trovato per caso dei video di droni da corsa e ho voluto cimentarmi. Mi sembra ieri che ho iniziato, e allo stesso tempo mi sembra una vita fa”.

Dopo solo sei anni, oggi Luisa è tra i 28 giovani premiati dal Capo dello Stato, ragazzi che nel 2020 si sono distinti per l’impegno e le azioni coraggiose e solidali, e rappresentano, attraverso la loro testimonianza, il futuro e la speranza in un anno che rimarrà nella storia le difficoltà e la crisi legata alla pandemia da Covid-19. La nomina le è stata conferita “per l’impegno e l’abilità mostrati nel pilotare i droni. Pur costretta sulla sedia a ruote, è riuscita a raggiungere primati di velocità e anche a realizzare filmati molto originali e apprezzati sulle bellezze della propria terra, il Salento”.

La ragazza, il cui nome di battaglia è LeoOnFire (Leo perché è del leone, un segno di fuoco, e fire anche perché quando gareggia si infiamma e ha una grande carica dentro), non se l’aspettava per niente. “Non avevo neanche presentato la mia candidatura – racconta –. Mi sono sentita onorata: è molto importante che un riconoscimento come questo sia stato dato a una ragazza giovane e con una disabilità. È un messaggio per tanti ragazzi fragili e con difficoltà, per spronarli a non chiudersi in se stessi e dire: guardate che si può fare. Certo, ci sono dei sacrifici e c’è tanto lavoro dietro, ma tutto viene ripagato. E poi, il riconoscimento che ho ricevuto spero sia un’occasione per far conoscere il drone racing, che è ancora poco diffuso in Italia”.

Il drone racing è un vero e proprio sport riconosciuto anche dal Coni e dalla Federazione aeronautica internazionale. Si disputa con droni da corsa pilotati a vista o in modalità Fpv (First person view), che è quella che Luisa preferisce. Nell’Fpv drone racing, i velivoli sono dotati di una microtelecamera che trasmette in tempo reale le immagini a un visore. I droni vanno pilotati il più velocemente possibile in percorsi in cui devono affrontare curve strette e passaggi in “gate”, schivare ostacoli, tuffarsi in picchiata. Chi riesce a completare il circuito nel tempo migliore e senza commettere penalità, vince. “Questo sport ti dà un senso di libertà immenso: volare con un drone per me è come stare in aria, il drone diventa un’estensione del mio corpo e io non ho più limiti – dice Luisa –. E poi, quando facciamo una gara, siamo tutti sullo stesso piano: chi sta pilotando potrebbe essere una persona disabile o no, uomo o donna, nessuno se ne può rendere conto”.

In Italia, Luisa è l’unica ragazza a gareggiare nel drone racing a livello agonistico, tutti gli altri sono uomini. Nel mondo, in tutto le donne sono una quindicina. Ma la ragazza non si cimenta solo nelle competizioni: insieme a suo padre, che è perito elettronico, disegna e progetta i suoi droni, e lui pensa ad assemblarli. “Prima della pandemia, per le gare ci spostavamo su un furgone carico di tutta l’attrezzatura necessaria per le competizioni – spiega Luisa –. Oggi le competizioni sono sospese e per allenarmi uso un simulatore al computer, o partecipo a qualche torneo online. Ma non è la stessa cosa”.

Per esercitarsi dal vivo, la ragazza è costretta a percorrere 120 km e arrivare fino a Monopoli, dove lei e il suo gruppo hanno a disposizione un campo di calcio per allenarsi almeno il fine settimana, tempo permettendo. “In Salento non ci sono spazi adeguati per questo sport – afferma –. Avevamo il progetto di creare un nuovo centro sportivo attrezzato nel mio paese, ma poi è arrivata la pandemia. Per colpa dell’emergenza sanitaria è anche saltato il mondiale di drone racing previsto per il 2020 in Cina: forse si terrà questa estate, stiamo aspettando la conferma”.

Nel frattempo, la campionessa sta terminando l’ultimo anno di liceo linguistico (studia inglese, francese e tedesco), seguendo le lezioni in didattica a distanza. “La mia idea per l’anno prossimo è di iscrivermi all’università, vorrei studiare nell’ambito della cinematografia – conclude –. Vorrei poter unire il mio amore per i droni con quella del cinema: mi piacerebbe fare riprese e occuparmi di film making. Oggi è sempre più richiesto agli operatori l’utilizzo del drone: quello più conosciuto è quello standard, mentre i nostri droni sono diversi e hanno molte più possibilità di movimento, che permettono di fare riprese molto più dinamiche, inseguimenti, zoom pelo d’acqua. Il mio sogno è quello di trasformare la mia passione in un lavoro”.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)