Musica invisibile. Una favola urbana senza lieto fine, George ha preferito restare nell'ombra

Tutto il clamore e il parlare che si è fatto attorno a “George, il clochard pianista”, lo hanno spaventato e portato a decidere di non suonare in pubblico.

Musica invisibile. Una favola urbana senza lieto fine, George ha preferito restare nell'ombra

Le dita si muovono veloci sulla tastiera, tra salti d’ottava, sincopi e variazioni, dando vita a una melodia travolgente. “Maple Leaf Rag” (Ragtime della foglia d’acero), pubblicato nel 1899, è il brano che segnò l’ascesa di Scott Joplin (1867-1917) e di tutto il genere ragtime. Quello che può essere considerato uno dei maggiori successi del compositore statunitense è senza dubbio un brano difficile da eseguire. Ma non per George. L’inseparabile cappello di lana beige a coprire i capelli bianchi, camicia bianca e jeans, lo esegue a memoria, assecondando con un cenno del capo il rallentare e l’accelerare del ritmo.

Da diversi anni, di tanto in tanto va in un negozio bolzanino di pianoforti, parcheggia davanti alla vetrina la sedia a rotelle rossa, su cui porta in grandi sacchetti di plastica tutto il suo mondo, e chiede con educazione e gentilezza di poter suonare. Si siede ad uno dei piani in esposizione, alza il coperchio e inizia a far correre le dita tra i tasti bianchi e neri, riempiendo il negozio di quella musica che è da sempre parte della sua vita. Una vita che, da parecchio tempo, vive in strada, nei paraggi di una parrocchia del capoluogo altoatesino, trascorrendo spesso la notte sotto una pensilina dell’autobus.

Il suo nome è Giorgio Bortini, ma si fa chiamare George. Diplomato in pianoforte al Conservatorio di Bolzano con il pianista e compositore Nunzio Montanari, inizia a lavorare in banca e successivamente si trasferisce in Germania. Poi succede qualcosa che lo porta a prendere le distanze non solo dalla società, ma anche dalla sua madrelingua, tant’è che decide di comunicare solo in inglese.

A luglio di quest’anno il titolare del negozio di pianoforti fa un breve video e lo posta su Fb. In poco tempo quella manciata di note di “Maple Leaf Rag” suonate da George rimbalzano di smartphone in smartphone, raggiungendo oltre 24.500 visualizzazioni. “Più volte ci ha chiesto come fare per suonare il pianoforte in una piazzetta o in un locale – rivela il proprietario del negozio, rispondendo ad uno dei tanti commenti – sarebbe bello dargli un po’ di spazio”.

Trascorrono poco più di due mesi ed ecco che si trova lo spazio. È il cortile interno di Palais Campofranco, nella centralissima piazza Walther. Un palazzo con secoli di storia. Nel 1300 il terreno venne acquistato da una famiglia di ricchi commercianti e banchieri fiorentini per edificarvi la loro residenza. Dopo alterne vicende, nel 1848 diviene la residenza dell’arciduca Giuseppe Ranieri d’Asburgo, feldmaresciallo dell’esercito austriaco e viceré del Lombardo Veneto in fuga dalla capitale lombarda dopo le famose “5 giornate di Milano”. Sposato con Elisabetta di Savoia-Carignano, sorella di Carlo Alberto re di Sardegna, l’arciduca era appassionato di floricultura. Forse anche per questo la principessa Sissi regalò alla coppia una pianta di ginkgo biloba, che è uno degli alberi più longevi al mondo e che è ancora oggi presente al centro del cortile del palazzo. Divenuta proprietà dei conti von Kuenburg, la residenza è stata completamente ristrutturata e accoglie da un anno un piccolo centro commerciale. E proprio in occasione del 1. compleanno del rinnovato Palais Campofranco, venerdì scorso (30 settembre), in collaborazione con il Comune e l’associazione Volontarius, è stato organizzato un concerto per George.

La notizia, affidata al tam tam dei social, in poco tempo ha fatto il giro della città. Il post pubblicato su Fb dall’emittente televisiva RTTR ha ottenuto centinaia di condivisioni e la notizia è stata ripresa da tutti i quotidiani locali.

I commercianti di Palais Campofranco hanno offerto a George quello che propongono generalmente nei loro esercizi commerciali: chi il pranzo, chi un taglio di capelli, chi un vestito nuovo.

Sotto la grande chioma del ginkgo biloba è stato sistemato un pianoforte a coda e tante sono state le persone che – nonostante il tempo incerto e le temperature decisamente autunnali – sono uscite la sera di casa per andare ad ascoltare e applaudire la musica di George.

Ma lui non si è presentato.

Gli organizzatori della serata hanno parlato a lungo con lui, ma alla fine il piano è rimasto vuoto. Tutto il clamore e il parlare che si è fatto attorno a “George, il clochard pianista”, lo hanno spaventato e portato a decidere di non suonare in pubblico, lasciando così che la sua musica continui a vivere “al margine della società”, come da tempo ha deciso di fare lui.

Il tanto atteso lieto fine di questa favola urbana del terzo millennio non c’è stato. Forse George, che da anni ha scelto una vita da “invisibile”, non cercava le luci della ribalta, non desiderava essere al centro dell’attenzione perché “clochard”. Forse desiderava semplicemente provare a comunicare con gli altri come persona attraverso la sua musica, lontano dal clamore suscitato unicamente dal fatto che – come un centinaio di persone a Bolzano – è un senza fissa dimora che vive per strada.

Venerdì sera, al posto di George si è esibita una pianista. Di lei – ironia della sorte e dei meccanismi mediatici – non sappiamo neanche 

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir