Mulkara, la fisioterapista disabile scappata dai talebani

Ha 34 anni e una disabilità motoria. Ha studiato e si è laureata, fino a diventare fisioterapista presso la Croce Rossa internazionale. Supportata a Kabul da Nova onlus, da lì è fuggita grazie al suo aiuto, dopo aver affrontato una fila lunga quattro ore. Giocava nella nazionale afghana di basket in carrozzina e ora è tornata in campo, anche in Italia. Ma sogna di poter tornare presto nel suo Paese

Mulkara, la fisioterapista disabile scappata dai talebani

Mulkara ha 34 anni: è arrivata in Italia poche settimane fa, nei giorni in cui Kabul cadeva nelle mani dei talebani. Mulkara ha una disabilità motoria: aveva due anni quando la polio ha colpito le sue gambe, rendendola incapace di camminare senza un sopporto. Per lei, donna con disabilità, laureata e impegnata in una professione sociosanitaria, quello non era più un posto sicuro. L'ha aiutata a fuggire Nova onlus, l'Ong con cui Mulkara aveva scoperto, anni prima, che prendersi cura di sé era possibile e che avere un percorso di studi e poi una professione era una opportunità reale. “Sono una fisioterapista – ci racconta – E' stato molto difficile studiare in Afghanistan, per me che ero una donna con disabilità. Eppure, l'ho fatto”, ci racconta fiera, dalla città italiana in cui sta iniziando a costruire la sua nuova vita, dopo la fine della quarantena a cui è stata sottoposta, come tutti i suoi connazionali atterrati nel nostro Paese.

Quando ho finito gli studi, ho iniziato a lavorare come assistente fisioterapista nella Croce Rossa internazionale. Sono stata assistente per tre anni e mi sono anche laureata al college. Allora come oggi, l'istruzione non è mai stata considerata un bene per le donne, ma io ho lottato per la mia libertà. Ho sentito parlare dell'Ong Nova nel centro della Croce Rossa in cui lavoravo che supportavano la squadra di basket in carrozzina”.

E' così che anche Mulkara ha iniziato a praticare questo sport e, attraverso di esso, ha scoperto una sua nuove dote e una nuova opportunità d'inclusione, partecipazione, realizzazione e riscatto. Poi, sono arrivati i talebani. “Sono ancora sotto shock per quello che è successo nella mia terra natale – ci dice – Ho pensato che avrei perso tutti i miei cari. Ero arrabbiata, ho pianto tanto, ho quasi perso la speranza. Quando l'associazione mi chiamò e mi disse: 'Il tuo volo è oggi', mi prese un colpo, perché fuori dall'aeroporto c'era una folla incredibile e pensai che non sarei mai riuscita ad attraversarla. Non so cosa successe poi: trovai l'energia. Ho impiegato circa quattro ore per attraversare la folla, è stata davvero dura”.

Arrivata in Italia, Mulkara era traumatizzata: “Non potevo credere che all'improvviso dovessi cambiare tutto: avevo lasciato l'Afghanistan, la mia famiglia, i miei amici, il mio lavoro e sono ancora arrabbiata per questo, ma spero che in futuro la mia vita torni quella di prima. In Afghanistan – racconta – facevo parte della squadra femminile di basket in carrozzina: ora ho ripreso a giocare, da qualche giorno, nella città che mi ospita. Lo sport è così importante per me e per la mia salute”. Cosa vede, Mulkara, nel suo futuro prossimo e remoto? “Mi aspetto che il governo italiano mi aiuti, anche per lamia disabilità. Io non riesco a camminare molto: ho bisogno di una casa vicino alla palestra e ai servizi. E ho bisogno di continuare a formarmi e a lavorare: sono una fisioterapista e vorrei riprendere la mia professione”.

Il sogno, però, è “tornare un giorno in Afghanistan, per sostenere le donne con disabilità e aiutarle a studiare e a fare carriere. Sono tanto preoccupata per la mia famiglia, i miei fratelli sono angosciati per i loro figli: hanno paura che i talebani possano fermare tutto, che non ci siano più scuole, né lavoro, né speranza. Vorrei che riuscissero, intanto, a venir via anche loro, prima possibile”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)