Mons. Vincent Long (Parramatta), “una conversione ecologica per salvare il pianeta dalla devastazione”
Cittadine e villaggi completamente tagliati fuori dall’acqua. Intere regioni alluvionate. Famiglie evacuate e vittime. Il Sir ha contattato le diocesi più colpite dalle inondazioni nel New South Wales, in Australia, dopo che all’udienza generale Papa Francesco ha rivolto un pensiero di vicinanza e solidarietà. A Parramatta, la diocesi ha aperto scuole e chiese ai rifugiati. Non è la prima volta che l’Australia affronta una catastrofe ambientale: lo scorso anno il Paese fece i conti con siccità e incendi boschivi. Il vescovo francescano di Parramatta, Vincent Long, lancia un appello: “La crisi ecologica richiede una conversione del cuore e un cambiamento di stile di vita. Dobbiamo avere il coraggio di allinearci al piano di Dio per il mondo. Solo agendo nel migliore interesse dell'ambiente, dei poveri e delle generazioni future possiamo salvare questo pianeta dalla devastazione”.
Drammatiche le notizie che questa mattina sono arrivate al Sir dalle diocesi del New South Wales, la regione dell’Australia colpita da un’alluvione che le autorità locali non hanno esitato a definire come la più grave da almeno 50 anni. Circa 18mila persone sono state evacuate dalle loro case e la forte pioggia ha causato straripamento di fiumi e dighe nella zona. La diocesi di Armidale stila un bilancio dei danni. La municipalità di Moree nel nord-ovest del Nuovo Galles del Sud è isolata: tutte le strade in città sono impraticabili e questa mattina la città stessa è tagliata in due da un ponte. Cittadine e villaggi sono completamente isolati. Impossibile ancora quantificare le famiglie alluvionate. Un sacerdote che ha partecipato a una riunione del clero ad Armidale martedì scorso, non è potuto tornare nella sua parrocchia. La città di Tamworth ha subito inondazioni gravi che hanno interrotto varie strade, ma la situazione qui sta migliorando. Numerose strade locali sono state chiuse intorno a Tamworth e le famiglie sono rimaste isolate nelle proprie fattorie. Ma ci sono anche storie di solidarietà: nonostante alcuni membri del personale del “Centacare New England North West” (agenzia di servizi sociali) siano stati evacuati dalle loro case martedì sera, si sono presentati lo stesso al lavoro mercoledì e giovedì per prendersi cura delle persone colpite dall’alluvione. Mercoledì, al termine dell’udienza generale, Papa Francesco ha espresso la sua solidarietà: “Sono vicino alle persone e alle famiglie colpite ancora da questa calamità, specialmente a quanti hanno visto distrutte le loro case, e incoraggio coloro che si stanno prodigando per cercare i dispersi e portare soccorso”. Attraverso il portavoce della Conferenza episcopale australiana, il Sir è riuscito a raggiungere mons. Vincent Long Van Nguyen, vescovo di Parramatta.
Come sono risuonate le parole di Papa Francesco da Roma?
Accogliamo con gratitudine le parole, le preghiere e il sostegno del Santo Padre. Il suo messaggio di solidarietà è profondamente sentito da coloro che sono stati colpiti da questa ultima calamità nello Stato del Nuovo Galles del Sud e in tutta la nazione.
Com’è la situazione adesso?
Grazie a Dio, ora la situazione si sta allentando. La pioggia è cessata e l’acqua ha iniziato lentamente a ritirarsi. Ovviamente, occorre ripulire i danni causati dalla pioggia e il lavoro di ripristino inizia ora. Le persone devono andare avanti con le loro vite.
Quante persone sono state evacuate? Ci sono state vittime?
Le piogge hanno coperto una vasta area, molte proprietà sono state colpite e molte famiglie evacuate. Abbiamo sentito parlare anche di alcune vittime. Noi ci stringiamo in preghiera per loro e per le loro famiglie.
Sappiamo anche di un sacerdote diocesano che si è miracolosamente salvato dalle acque dopo essere rimasto bloccato durante una visita pastorale a un parrocchiano malato!
Cosa stanno facendo le chiese e le relative organizzazioni per le persone evacuate?
Offriamo supporto attraverso i nostri servizi sociali. Abbiamo anche messo a disposizione aule scolastiche e parrocchiali che possono essere utilizzate come rifugi per l’evacuazione di emergenza.Quello che ci sta a cuore ora è sostenere la ricostruzione a lungo termine che richiede una stretta collaborazione con i leader della comunità e i gruppi locali. Stiamo anche sviluppando programmi fondati su un modello di recupero psico-sociale, specifico per le emergenza e le situazioni locali.
Un anno fa, l’Australia ha dovuto affrontare la tragedia degli incendi boschivi. Oggi, un’altra calamità: le inondazioni. Fuoco e acqua. Qual è il messaggio all’umanità che arriva da questo pianeta ferito?
È stato un periodo catastrofico per l’Australia. Prima la siccità, poi gli incendi boschivi e ora le inondazioni. Non c’è dubbio che questi eventi meteorologici estremi siano stati aggravati da attività umane come la deforestazione e la combustione di combustibili fossili che hanno un impatto sempre più forte sull’ambiente.
L’Australia non può affermare di essere un Paese responsabile nell’affrontare la sfida morale della nostra epoca mentre è ancora in ritardo rispetto alle altre nazioni sull’azione per il clima e continua a sovvenzionare le vecchie industrie inquinanti.
Come agire?
È necessaria una leadership coraggiosa, informata e decisa, capace di incoraggiare le popolazioni affinché adottino stili di pensiero e di vita che sono cruciali per salvare il nostro pianeta dalla devastazione totale. Chiediamo ai responsabili politici di essere consapevoli di avere una sola e unica casa in cui vivere e di cui dobbiamo prenderci cura e proteggere. Ci è chiesto di andare oltre i vecchi modelli di vita e di comportamento, sia a livello individuale che collettivo. La crisi ecologica richiede una conversione del cuore e un cambiamento di stile di vita. Dobbiamo avere il coraggio di allinearci al piano di Dio per il mondo.
Solo agendo nel migliore interesse dell’ambiente, dei poveri e delle generazioni future possiamo salvare questo pianeta dalla devastazione.