Migranti. Lesbo, appello di oltre 400 ong all’Europa: “Mai più significa mai più”

Oggi il Consiglio Giustizia dell’Ue discute il Patto sulle migrazioni. Le ong: “Ribadiamo il nostro appello a decongestionare urgentemente le isole greche e portare le persone in sistemazioni sicure e dignitose, intensificando i ricollocamenti in tutta Europa”

Migranti. Lesbo, appello di oltre 400 ong all’Europa: “Mai più significa mai più”

“A un mese dagli incendi che hanno distrutto Moria e nonostante le promesse pubbliche dei commissari Ue che non ce ne sarebbe stata un’altra, più di 7.500 persone sono ancora intrappolate in condizioni disumane in un nuovo campo costruito sull’isola di Lesbo. E altre migliaia, tra cui 7 mila bambini, continuano a vivere in altri campi indegni e pericolosi nelle isole dell’Egeo”. È il monito lanciato oggi da Medici Senza Frontiere (Msf) e un’alleanza senza precedenti di oltre 400 organizzazioni, mentre il Consiglio Giustizia e Affari Interni dell’Ue discute del nuovo Patto sulla migrazione presentato due settimane fa.

Secondo le Ong, “nell’ultimo mese, oltre mezzo milione di persone hanno firmato diverse petizioni per chiedere ai leader europei di evacuare le persone intrappolate sulle isole greche e porre fine alle politiche di contenimento che hanno causato questa spirale di sofferenze e abusi. Il nuovo Patto sulla migrazione della Commissione Europea non risponde a queste richieste ma riafferma l’impegno dei governi e delle istituzioni europee nelle stesse politiche che hanno portato agli incendi”.

Il nuovo campo di Lesbo perpetua la miseria di quello di Moria: uomini, donne e bambini dormono in tende su stuoie, non c'è acqua corrente e il cibo viene distribuito una volta al giorno – continuano le Ong -. Le persone lavano se stesse e i propri figli in mare perché non ci sono docce, i bagni chimici sono pochi. Il campo, costruito alla svelta su un ex poligono di tiro a ridosso del mare, è esposto ad ogni tipo di condizione atmosferica e con l’avvicinarsi dell’inverno non resisterà alla pioggia e alle tempeste. Intanto l’epidemia di Covid-19 è ancora in corso ed è impossibile per i residenti del nuovo campo adottare misure di prevenzione come il distanziamento fisico”.

Anche le persone che vivono negli altri hotspot a Samos, Chios, Kos e Leros sono intrappolate in condizioni disumane e di sovraffollamento. “A Kos, i nuovi arrivati sono stati automaticamente detenuti da gennaio. Nell’hotspot di Samos, 4.314 persone vivono all’interno o intorno a un campo pensato per ospitarne 648. Ci sono più di 90 casi positivi di Covid-19, ma non c’è ancora un adeguato piano di risposta”, si afferma.

“Niente fa pensare che il modello di contenimento, causa scatenante di queste emergenze cicliche negli ultimi cinque anni, sia messo in discussione. Il Patto europeo sulla migrazione sembra invece consolidare le stesse politiche che hanno causato anni di sofferenza umana in tutte le isole greche. Il Patto riflette l’approccio fallimentare dell’UE, amplia le procedure di frontiera obbligatorie ed è apertamente orientato alla deterrenza e al rimpatrio invece che all’accoglienza e alla protezione umanitaria”.

Quando è troppo è troppo. “Ribadiamo il nostro appello a decongestionare urgentemente le isole greche e portare le persone in sistemazioni sicure e dignitose, intensificando i ricollocamenti in tutta Europa – affermano congiuntamente Medici Senza Frontiere, Europe Must Act, Help Refugees, Legal Centre Lesvos, Lesvos Solidarity, Refugee Rights Europe e Still I Rise, che hanno guidato una mobilitazione a livello europeo dal giorno degli incendi nel campo di Moria l’8 settembre. Ad oggi, l’iniziativa è diventata un’alleanza senza precedenti costituita da oltre 400 organizzazioni -. Esortiamo i leader dell’UE a porre immediatamente fine al contenimento delle persone sulle isole greche e ad abbandonare le proposte di rafforzamento delle strutture di confine in tutta Europa. Mai più significa mai più”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)