Migranti. Garante nazionale: perplessità su navi quarantena, no a limbi giuridici
Quello della nave Rubattino potrebbe non essere un caso isolato, il ministero sta cercando nuove imbarcazioni da destinare a sorveglianza sanitaria migranti. Palma: “In questi luoghi persone non possono chiedere asilo, non sono tutelate vittime di tratta o minori stranieri non accompagnati”
No a zone di “limbo giuridico”, le persone devono poter esercitare i diritti fondamentali come la richiesta d’asilo e vanno tutelate le persone vulnerabili come le vittime di tratta. Il monito arriva dal Garante delle persone privati della libertà, Maura Palma, che esprime così le sue perplessità per l’uso delle navi quarantena. “L’esperienza della nave Rubattino non sembrerebbe destinata a rimanere un caso isolato giacché il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 19 aprile ha avviato una procedura per il servizio di noleggio di unità navali da adibire all’assistenza e alla sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di barche autonome - spiega Palma -. Come si legge nell’Avviso pubblicato sul sito web del Ministero, le navi individuate saranno destinate a ospitare le persone nel periodo di sorveglianza sanitaria prima dello sbarco nei Pos di volta in volta indicati. Pur condividendo la necessità e la responsabilità delle Istituzioni di far fronte all’emergenza epidemiologica in atto garantendo l’attuazione delle misure di contenimento previste per legge, la regolazione di questa particolare fase emergenziale non può prescindere dal riconoscimento dei diritti fondamentali che Costituzione e Convenzioni riconoscono a chiunque si trovi o comunque sia giunto sul territorio italiano”.
Sulla nave Rubattino sono attualmente presenti i migranti salvati in mare dalla Alan Kurdi e dalla Aita Mari, oltre ai membri dell’equipaggio e il personale della Croce Rossa incaricato dalla Protezione civile a prestare assistenza sanitaria e ogni altro servizio primario. Tutte le 222 persone a bordo sono risultate negative al tampone per la rilevazione del contagio da coronavirus. La decisione delle autorità di utilizzare le navi per le misure di quarantena per le persone soccorse in mare è legata all’impossibilità di indicare il Place of safety (Pos). Il decreto interministeriale n. 150 del 7 aprile 2020 ha stabilito che “per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di place of safety per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana”.
“La realizzazione delle misure di quarantena in luoghi straordinari ed eccezionali non può comportare una situazione di ‘limbo’: le persone migranti sono sotto la giurisdizione dello Stato Italiano ai fini delle misure sanitarie loro imposte, ma al contempo non hanno la possibilità, e per un periodo di tempo non indifferente, di esercitare i diritti che il nostro Paese riconosce e tutela - aggiunge il Garante -. Non possono chiedere asilo, non sono di fatto tutelati in quanto vittime di tratta o minori stranieri non accompagnati, né possono tempestivamente accedere alle procedure per il ricongiungimento familiare ai sensi del Regolamento Dublino, procedure peraltro che hanno una loro intrinseca scadenza”.
A questo si aggiunge la garanzia fondamentale di ogni persona privata della libertà “di ricevere informazioni chiare ed esaustive sulle ragioni alla base della misura restrittiva. A tale proposito, la titubanza delle Autorità nel fornire informazioni certe relativamente alla destinazione delle persone a bordo della nave non appare rassicurante - prosegue Palma -. Sotto tale profilo, l’imposizione di un periodo di quarantena nei confronti di persone per le quali non è al momento possibile indicare una soluzione di accoglienza appare contraddittoria e critica”.
Per quanto riguardo i migranti nei Cpr la situazione rimane grosso modo stabile, con un totale di 240 persone trattenute. I Centri sono generalmente molto al di sotto della capienza effettiva, con solo due eccezioni: i Cpr di Macomer e Gradisca di Isonzo, che sono quasi al completo. Per quanto riguarda gli hotspot: 116 persone a Lampedusa, 50 a Pozzallo e 57 a Messina. Anche gli hotspot e altre strutture del territorio siciliano in questo periodo di emergenza sanitaria sono divenuti luoghi temporanei di quarantena per i cittadini stranieri sbarcati sulle coste italiane.